La pandemia di Covid-19 non è uguale ovunque. In alcuni contesti del mondo il virus si aggiunge ad una situazione difficile preesistente. È il caso della Palestina, dove demolizioni di case, arresti di attivisti, esproprio di terre, espansione degli insediamenti illegali e attacchi alle comunità da parte degli israeliani non si fermano, come denuncia il Coordinamento della Campagna Bds. Non solo: nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania il sistema sanitario palestinese, devastato da decenni di occupazione militare, assedio e distruzione delle infrastrutture, affronta enormi difficoltà nel contenere la pandemia e Israele discrimina tra ebrei israeliani e palestinesi nell’accesso alla prevenzione e alle cure, ostacola il lavoro di medici e infermieri palestinesi e distrugge presidi sanitari.
Il Primo Maggio 2020 ci ha messi di fronte a una sfida difficile: non è mai stato più necessario agire per cambiare e non è mai stato così complicato. In alcune zone del mondo – come Lubiana, Vienna e Chicago – gli anarchici hanno fatto importanti passi avanti; altrove, dove la gente è rimasta in casa per disperazione o ha tentato di rimettere in scena tradizioni familiari, i risultati sono stati scoraggianti. Qui, analizzando poco più di una decina di Paesi, offriamo una panoramica di tutti i diversi esperimenti in cui le persone si sono impegnate, nella speranza di offrire spunti e modelli utili per gli eventi a venire.
“Il primo maggio dovrebbe essere un simbolo di solidarietà internazionale, di solidarietà non limitata ai quadri dello Stato nazionale che corrisponde sempre agli interessi delle minoranze privilegiate del Paese. Tra i milioni di lavoratori che sopportano il giogo della schiavitù, c’è un’unità di interesse, indipendentemente dalla lingua che parlano e dalla condizione sotto la quale sono nati. Ma tra gli sfruttatori e gli sfruttati dello stesso Paese c’è una guerra ininterrotta che non può essere risolta da nessun principio di autorità e si radica negli interessi contraddittori delle varie classi. Tutto il nazionalismo è un travestimento ideologico di fatti veri: può in un dato momento trascinare le grandi masse di persone dietro suoi rappresentanti menzogneri, ma non è mai riuscito ad abolire la brutale realtà delle cose in questo mondo”( Rudolf Rocker, 1936 )
30 aprile 2020. A metà pomeriggio di lunedì 27 aprile, un gruppo di familiari di prigionieri del carcere di Castro Castro di Lima si è avvicinato all’esterno del centro per denunciare la mancanza di protezione di fronte alla pandemia in cui vivono i detenuti. “Non ci permettono di consegnare medicine, ci sono morti per covid-19 che non raccolgono”. Da mezzogiorno anche i prigionieri hanno iniziato a protestare, sono saliti in cima ai padiglioni per mostrare, con manifesti e slogan, la loro disperazione di fronte al contagio.
23 aprile 2020. Numerosi incidenti di notevole violenza si sono verificati in tutta la Romania durante le vacanze di Pasqua, portando a scontri tra gruppi di persone e le forze dell’ordine. La maggior parte di questi incidenti si è verificata in aree degradate alla periferia delle grandi città, abitate da comunità molto povere.
Un migliaio di persone è sceso lunedì in piazza a Vladikavkaz, capitale della Repubblica autonoma russa dell’Ossetija del Nord, per chiedere provvedimenti a sostegno di coloro che hanno perso il lavoro a causa del regime di auto-isolamento, decretato per l’epidemia di coronavirus. Alla data del 20 aprile, nella Repubblica erano registrati 177 contagi e due vittime.
Questo testo nasce da un’esigenza di comunicazione e discussione fra compagni. Nasce da un tentativo di combattere la distanza fisica e la mancanza di dibattiti faccia a faccia, cercando di mettere su carta alcuni argomenti di discussione e analisi, senza alcuna pretesa di verità assoluta. Si tratta di una sintesi di alcune discussioni avvenute all’interno di certi gruppi ristretti e che ci sembrano importanti da condividere con un collettivo più ampio di compagni.
20 aprile 2020. Mercoledì 15 aprile il Parlamento polacco ha iniziato la discussione di una proposta di legge che riduce al minimo le situazioni in cui una donna può ricorrere legalmente all’interruzione volontaria di gravidanza. Attualmente il paese ha già una delle legislazioni più restrittive d’Europa sull’aborto, che è consentito solo in caso di stupro, incesto, se la vita della madre è a rischio o in caso di gravi malformazioni. Il progetto di legge arrivato in Parlamento, lo vieterebbe anche in quest’ultimo caso, che secondo le organizzazioni per i diritti riproduttivi rappresenta il 98% delle interruzioni di gravidanza in Polonia. Si tratterebbe sostanzialmente di un divieto quasi totale. Insieme a quello sull’aborto, è arrivato in aula un altro disegno di legge, “Stop Pedofilia”, che mira a criminalizzare l’educazione sessuale per giovani e adolescenti.
In Europa, e soprattutto nell’Unione Europea – la seconda potenza economica mondiale – giorno dopo giorno si evidenzia che le politiche pubbliche condotte negli ultimi venti anni hanno minato le strutture della sanità pubblica che avrebbero potuto affrontare una pandemia come quella del Covid-19. A marzo questa zona era il cuore della pandemia. Oggi è il turno degli Stati Uniti e domani dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia, con rischi sempre più gravi per milioni di persone in paesi che hanno strutture sanitarie deficitarie.
Come uscirà la nostra società dalla crisi del COVID-19? La pandemia dimostra che abbiamo bisogno di più potere statale centralizzato, più sorveglianza e controllo? Quali sono le minacce contro di noi – e come possiamo prepararci per affrontarle?
E’ di ieri la notizia che l’ex presidente dell’Ecuador Rafael Correa, al potere dal 2007 al 2017, è stato condannato in primo grado a otto anni di prigione per corruzione e altre diciassette persone, tra cui l’ex vicepresidente Jorge Glas, sono state condannate alla stessa pena. Si tratta di una sentenza farsa, dal momento che Correa nel frattempo è riparato in Belgio. Ben più reale è l’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus, che sta duramente colpendo i territori. L’epicentro del contagio è a Guayaquil, dove i cadaveri non vengono ritirati e la popolazione è costretta a trascinarli fuori dalle case per paura del contagio, mentre a chi è vivo e povero non si fanno i tamponi, perché il sistema sanitario è analogo a quello statunitense e la sanità pubblica ha pochissime risorse.
I sondaggi che registrano il gradimento nei confronti del presidente sono molto buoni per Donald Trump. Col 45,8 per cento il presidente ottiene il risultato più alto dal giorno della sua investitura nel 2017. Pochi si sarebbero aspettati un simile risultato, visto la gestione alquanta caotica della crisi del Covid-19. Trump ha passato gran parte del tempo a minimizzare la pandemia, l’ha inizialmente definita una “bufala” dei democratici, e po ha improvvisamente cambiato registro. Su impulso degli esperti medici preoccupati dall’aggravarsi della situazione. La gestione successiva è stata poi alquanto caotica. Però non è molto diversa da quella sperimentata da molti paesi di fronte ad un fenomeno nuovo.
Ben lontano dal ricompattare la popolazione catalana attorno al governo di Sánchez e alla monarchia, la crisi del coronavirus sembra riportare alla ribalta non solamente la questione nazionale e le tensioni tra le differenti regioni dello Stato, ma anche gli interrogativi sulla natura del governo PSOE-Unidas Podemos.
Come tre paesi del Maghreb (Marocco, Algeria e Tunisia) affrontano l’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19.
L’articolo è stato scritto da Rachida El Azzouzi e Lilia Blaise, pubblicato sul giornale online francese di informazione indipendente “Mediapart” il 20 marzo con il titolo originale: “Il Maghreb si barrica per non diventare un nuovo Wuhan”. Traduzione di Giacomo Marchetti.
Pubblichiamo un comunicato da Berlino in occasione di un’ occupazione di case avvenuta il 29 marzo
“Noi occuperemo…
…finché non dovremo più farlo”, scrivevamo. Abbiamo spesso occupato case a Berlino, molte sono state di nuovo sgomberate. Ma ora la situazione è diversa. In tempi di “crisi”, questa frase può trasformarsi in un appello: “Unitevi a noi, facciamo in modo che succeda ovunque!”