A Bologna è stata eseguita una retata contro il circolo anarchico del Tribolo con la scusa di “anti terrorismo”. Le accuse mosse dalla procura sono pretestuose, addirittura si parla di “intervento preventivo”. Sarebbe tutto ridicolo, ma non è la prima volta che si usano accuse assurde e arbitrarie per giustificare nell’immediato misure restrittive pesantissime, in questo caso il carcere per sette persone e l’obbligo di dimora per cinque.
In questi mesi abbiamo avuto modo di toccare con mano l’enormità dell’apparato repressivo messo in campo dallo stato italiano. Lungi dal presentarsi come il fascismo alle porte, rientra nei parametri della crisi globale del sistema capitalistico, palesemente incapace di garantire i diritti essenziali della popolazione e schiera le forze dell’ordine per difendere il potere delle classi dominanti.
13 maggio 2020. Bologna. Sette persone condotte in quattro diverse carceri, obbligo di dimora per altre cinque. Al centro delle accuse l’incendio di un ripetitore avvenuto nel dicembre 2018 a Monte Donato. Tuttavia, fa sapere la Procura, l’operazione avrebbe “strategica valenza preventiva” rispetto a “momenti di tensione sociale” durante l’emergenza coronavirus, come le proteste alla Dozza.
Questa notte 7 compagne/i sono state/i arrestate/i in esecuzione di un’ordinanza del GIP di Bologna per 270bis. Elena, Nicole, Stefania, Guido, Duccio, Giuseppe, Leo.
Sono state perquisite le loro abitazioni e il Tribolo. Altr* cinque compagn* hanno ricevuto la misura dell’obbligo di dimora e di firma a Bologna. Anche le loro abitazioni sono state perquisite.
11 maggio 2020. Cordinamento migranti: “Sentenza che conferma il razzismo delle leggi e delle istituzioni di questo Paese”. Asgi, che aveva presentato l’esposto: “Decisione ingiusta”. Ieri sera, intanto, solidali con megafono e fuochi d’artificio sotto il carcere della Dozza.
8 maggio 2020. E’ la seconda persona ristretta nel penitenziario cittadino a perdere la vita: l’uomo era stato ricoverato alla fine di marzo e successivamente riportato in carcere nella sezione Covid, ma dopo la metà di aprile era tornato nei reparti del Sant’Orsola.
Bologna. A Vag61 da oggi nuovo punto di raccolta della Colonna solidale autogestita. Intanto, in vista del lancio delle Brigate di mutuo soccorso, Làbas e Tpo fanno il bilancio dell’attività delle Staffetta alimentari partigiane: 200 pacchi a senza dimora e persone ai domicilari.
Dal prossimo martedì in via Paolo Fabbri 110 sarà attivato un punto di raccolta per contribuire o per essere aiutate/i in questo periodo di emergenza che da sanitaria è diventata anche economica e sociale. Lo facciamo sostenendo le iniziative di mutuo appoggio costruite dalla Colonna Solidale Autogestita, che da quasi un mese si occupa di consegna a domicilio della spesa, di medicinali e di prodotti dello Spaccio Popolare Autogestito, autoproduzione e distribuzione disinfettanti e dispositivi di protezione individuale, sportello di consulenza medico-sanitaria, e appunto “spesa sospesa” per chi è in difficoltà.
Pubblichiamo una lunga intervista a Zheng Ningyuan, artista e attivista cinese che vive a Bologna ed è tra i fondatori del gruppo WUXU e del progetto 4xDecameron, lanciato in occasione della pandemia da coronavirus Covid-19 per condividere riflessioni e pensieri sulla quarantena tra Italia e Cina. Zheng ci racconta dal punto di vista particolare di attivista e studente migrante cosa sta accadendo in Cina, soffermandosi in particolare sulle forme di tensione che caratterizzano le misure straordinarie introdotte dal governo cinese per arginare la pandemia. Dall’intervista emerge uno spaccato della situazione cinese utile per chiunque voglia capire meglio la realtà di un paese che non è solamente il primo luogo nel quale è scoppiata l’epidemia, ma anche un indiscusso protagonista globale del capitalismo contemporaneo. Se anche solo il lockdown imposto nella regione dell’Hubei, di cui Wuhan è la capitale, prima che il coronavirus si diffondesse in tutto il mondo, ha prodotto un contraccolpo quasi immediato nelle catene della produzione globale, questo significa che non possiamo guardare alla Cina né come a un posto lontano, né semplicemente come a un esempio per capire come frenare l’epidemia. Al contrario: comprendere ciò che accade in Cina, tanto nelle forme del governo, quanto per quello che riguarda le forme di conflitto, è decisivo per sviluppare una capacità di invenzione politica transnazionale, tanto più oggi, quando la dimensione globale dei processi nei quali siamo immersi è resa evidente da una pandemia che non li cancella, ma li modifica, a volte li rafforza o a volte impone svolte repentine. Questa intervista offre alcuni spunti sui quali ragionare. Ne emerge uno spaccato della società cinese molto diverso dall’immagine compatta offerta dallo scontro in atto tra gli Stati per conquistare la medaglia di «modello» in una lotta globale. D’altra parte, non siamo interessati né alla celebrazione di una presunta efficienza cinese, né a una polemica sui diritti umani che cancella le forme del potere, le differenze e le fratture politiche che attraversano la società cinese. Da quanto ci racconta Zheng possiamo osservare come la complessità amministrativa dello Stato cinese e la forte decentralizzazione siano alla base tanto di momenti di confusione nelle linee politiche, quanto di una spinta politica al protagonismo del governo centrale che sarebbe però sbagliato interpretare come espressione di un equilibrio omogeneo e intoccabile. Al tempo stesso, se le misure prese per il controllo della pandemia rafforzano in modo deciso strumenti di controllo già ampiamente sviluppati dallo Stato cinese, e che si basano su pratiche sociali diffuse, ciò non impedisce di osservare le molteplici forme di conflitto e mobilitazione che attraversano la Cina e i cinesi. È in particolare attraverso Internet, dove la continua censura non riesce ad arginare l’altrettanto continuo emergere di voci dissonanti, che molte di queste tensioni si rendono visibili. Ma l’intervista mostra anche l’attualità cinese di questioni politiche globali come la condizione dei migranti, dei lavoratori precari e delle donne. Tuttavia, crediamo anche che da questa intervista emerga la difficoltà di leggere e interpretare la realtà globale semplicemente applicando schemi o rivendicazioni che si affermano all’interno di ambiti ristretti di mobilitazione. Ci sembra invece più fruttuoso pensare al lavoro che ancora deve essere fatto per trovare dei modi di agire e un nuovo linguaggio capace di affrontare l’insieme di queste questioni. Questo riguarda anche i cinesi nel mondo e, in particolare, in Italia, ai quali Zheng invita a guardare evitando quello che potremmo definire uno sguardo limitato dalla pandemia.
Oggi, alla vigilia del primo maggio, una quindicina di compagnx ha attraversato il quartiere Bolognina dal mercato Albani, passando da Piazza dell’Unità, fino alla Pam, facendo interventi al megafono e distribuendo volantini per rompere l’isolamento e la paura.
«Pagare l’affitto? Lo farei anche, ma sul conto corrente in questo momento ho solo 100 euro». Mario ha 28 anni ed è arrivato in Bolognina a gennaio con tante speranze. «Mi occupavo di comunicazione come freelance, il lavoro c’era e a marzo avrei dovuto aprire la partita Iva. Invece è arrivato il virus». Le offerta sono evaporate, i committenti hanno congelato i pagamenti, e così il suo conto corrente si è prosciugato in un baleno. Mario abita in un palazzone alla primissima periferia di Bologna, a due passi dalla stazione dell’alta velocità. In un quartiere, la Bolognina, in predicato di diventare una zona della città tra le più ambite per studenti e giovani lavoratori. Un quartiere in riqualificazione e in passato già al centro di grandi occupazioni e di iniziative dei movimenti per il diritto dell’abitare. E che ora vede un intero palazzo, quello di Mario appunto, aderire al rent strike, lo sciopero dell’affitto causa coronavirus.
L’Associazione di mutuo soccorso rilancia le proposte avanzate da Vag61 sull’utilizzo di due strutture pubbliche per ridurre il sovraffollamento della Dozza e ridurre i rischi dell’epidemia coronavirus. Intanto, nascono le Brigate di mutuo soccorso: “Organizziamoci collettivamente e costruiamo strumenti di solidarietà”. Sgb: “Conquistato il salario al 100%” per le/gli educatrici/ori, ma continua la mobilitazione.
27 Aprile 2020. Tra una settimana riaprono le fabbriche, mentre quasi tutte le altre misure di distanziamento sociale sono confermate almeno fino al 17 maggio. Il presidente della Regione, però, vorrebbe un via anticipato per commercio, turismo, ristorazione, parrucchieri e palestre. Controlli, multati sempre intorno al 5%. Positività al virus ancora in calo. Riparte ambulatorio popolare vicolo Bolognetti.