Per continuare il dibattito su quanto sta succedendo in questi giorni in molte piazze d’Italia riprendiamo l’editoriale di Brigate Volontarie per l’emergenza, la rete di squadre volontarie che a Milano si muove dall’inizio della pandemia per supportare la popolazione in difficoltà.
22 otobbre 2020, di Vittorio – Malamente #19 (ottobre 2020)
Rompere la paralisi
Quando è stata estesa la zona rossa su tutta Italia ero a cena da amici. Al pomeriggio ero andato a osservare la “frontiera” sul fiume Cesano, la provincia di Pesaro era infatti già zona rossa, teoricamente inaccessibile. Sul ponte il solito via vai, soltanto in alcune ore le pattuglie stazionavano pigramente ai lati della strada. Improvvisamente la notizia è rimbalzata sui social e ci ha raggiunti quando eravamo arrivati al dolce.
Spazi sociali, aree verdi, piazze, edifici e mercati comunali. La città pubblica giorno dopo giorno perde pezzi, alienata, messa a bando, privatizzata direttamente o con operazioni di greenwashing e socialwashing dentro fantomatici progetti di rigenerazione urbana. La Milano pandemica della “fase 3” continua nel solco tracciato nell’ultimo decennio, inseguendo un modello che proprio in questi mesi ha dimostrato limiti, disuguaglianze, esclusione, nocività. E proprio in questa fase è emerso il valore della città pubblica, intesa sia come spazi sociali da cui partivano e partono le Brigate Volontarie per l’emergenza o sia come le preziose aree verdi di quartiere.
Il primo caso si verifica a Saluzzo, in Piemonte, il 28 giugno 1884, proveniente dal Sud della Francia. La malattia che presto comincia a dilagare nonostante i cordoni sanitari dell’esercito è, ancora una volta, il temuto colera. Una malattia di origine batterica, infettiva e contagiosa, che provoca diarrea, vomito e in poco tempo una grave disidratazione: gli occhi si infossano, la pelle si riempie di rughe, la morte attende dietro l’angolo. La trasmissione deriva da cibo contaminato, da poca igiene e scarsa disponibilità di acqua potabile, per questo è più facile incontrarla nei quartieri popolari piuttosto che nelle dimore dei ricchi. Il colera attraversa l’Italia, ad agosto è in Liguria, Toscana, Emilia, a settembre il focolaio peggiore colpisce Napoli. Qui, nel giro di due settimane i malati si contano a migliaia, quasi tutti tra i bassifondi della città, i morti arrivano presto a più di 8.000. Oltre all’esercito, inviato anche a sedare i tumulti popolari che andavano nascendo, arrivano a Napoli alcuni gruppi di volontari. Tra loro chi si batteva per un mondo libero dall’ingiustizia e dalla miseria sociale: anarchici e socialisti.
Nella città capoluogo di regione tre grandi mobilitazioni mettono sotto accusa la gestione regionale dell’emergenza coronavirus, in uno dei territori più colpiti al mondo per numero di morti e persone contagiate. La cronaca dalla piazza delle realtà sociali.
Abbiamo appreso come molte e molti sabato scorso della #novità arrivata dal Comune di Milano nel pieno di questa fase 2.
Leggiamo prima da un articolo su La Repubblica e poi direttamente su una news del sito del Comune (https://www.comune.milano.it/-/demanio.-avviso-pubblico-per…)
che “La Giunta ha approvato la delibera in cui sono individuati 25 beni in disuso – aree ed immobili di proprietà comunale non più utilizzati – che saranno oggetto di un avviso di interesse pubblico.” Il piccolo particolare è che tra questi immobili “in disuso” ci sono la Cascina Torchiera senz’acqua in piazza Cimitero Maggiore, autogestita da più di vent’anni, e l’ex liceo Omero di via del Volga 4 recuperato grazie ai progetti di Ri-Make.
Il progetto Brigata Brighella è nato dall’urgenza di contribuire a rimarginare le ferite del tessuto sociale causate -anche- dalla pandemia. La Brigata Brighella è un teatro ambulante animato da contastorie che distribuisce allegria sogno e fantasia nei territori più vulnerabili, case popolari e periferie urbane, della nostra città. Portando anche pacchi alimentari, elaboriamo e raccontiamo fiabe contemporanee per la città che abitiamo e per il mondo in cui viviamo oggi, con un occhio di riguardo all’attualità, all’intercultura e alla convivenza civile. Attraverso il dialogo, già avviato, con il territorio, creiamo incontro e comunità. Brigata Brighella è un lavoro drammaturgico-attorale originale a servizio della comunità, per rafforzare l’inclusione sociale nella nostra città. Il gioco del teatro è la pratica che esercitiamo per creare comunità e incontro, tra bambini e non. È un dono che abbiamo deciso di fare come volontari in un momento di forte crisi economica ed emotiva.
La Brigata Lia è nata dalle Brigate Volontarie per l’Emergenza Milano, iniziativa nata per supportare la popolazione durante l’emergenza Covid-19.
Come Brigata Lia ci occupiamo del Municipio 9. Mail a: brigatalia@gmail.com
DIFFONDIAMO SOLIDARIETÀ, NON FACCIAMO CARITÀ
Abbiamo passato anni, se non decenni, a sentirci ripetere il mantra del “privato è bello”, anni di politiche liberiste in cui coalizioni di ogni colore hanno governato in nome del profitto di pochi/e escludendo milioni di persone dal diritto ad una vita dignitosa.
Oggi, mentre un’élite continua a ingrossare i propri portafogli, il resto della popolazione vede peggiorare le proprie condizioni di vita anche in seguito ai pesanti tagli al welfare.
L’epidemia ha accelerato questo processo mettendo a nudo, in Lombardia in modo particolare, tutte le falle di un modello di sviluppo incompatibile con l’umanità e la natura.
Ci teniamo a ribadire che la Brigata Lia aiuta i/le dimenticati/e e gli/le abbandonati/e dal tritacarne del capitalismo, ma lo fa diffondendo solidarietà e giustizia sociale.
Niente cortei, niente parate, niente cori in compagnia. Le celebrazioni sono fatte a distanza, tramite video. A Milano le persone sono sole e isolate da più di un mese, senza lavoro, con il fantasma degli affitti e della cassa integrazione che non arriva mai.
Questo 25 aprile parole come solidarietà, uguaglianza, socialità e comunità, le stesse parole per cui molte partigiane e partigiani hanno lottato e dato la vita, oggi acquistano un significato reale, urgente e concreto.
In molte città della Francia e anche a Ginevra sono state create delle brigate di solidarietà popolare che hanno iniziato a coordinarsi per garantire l’autodifesa sanitaria.