Dirette con: Saverio Sgaramella da Londra, Sabino Pace da Parigi, Luciano Luzy-L da Roma, Michele “Il Barone” da Berlino e Diego del Gran Torino da Barcellona.
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In questi giorni di arresti domiciliari di massa, chi esce deve esibire un foglio con l’autocertificazione.
La polizia e, da qualche tempo anche i militari, divenuti tutti pubblici ufficiali, effettuano controlli e denunciano chi viene considerato evaso. Continue reading
Oggi, venerdì 13 marzo 2020, avrei dovuto esibirmi (a Bologna) e anche domani (a Milano) e persino dopodomani (a Pavia) e via così. Tutte le mie otto esibizioni di marzo si sono volatilizzate e temo che potrebbero fare una brutta fine anche quelle di aprile. Che faccio? Mi butto giù?
(Sì, onestamente sì)
(Ma dopo che mi sono depressa per bene, che faccio?) Continue reading
l ministro della Giustizia Bonafede ha riferito in Parlamento sulle rivolte, negli scorsi giorni, in oltre 27 carceri italiane.
I detenuti protestano soprattutto per le forti limitazioni agli incontri con i familiari senza soluzioni alternative, chiedono garanzie contro il contagio da coronavirus e rinnovano la richiesta di un indulto per ridurre il sovraffollamento. 12 detenuti sono morti durante le proteste, in circostanze ancora da chiarire.
Napoli, quartiere collinare Vomero. Un poliziotto sgrida un anziano che si attarda, buste alla mano, su una panchina: “Non deve uscire! Io sono lo Stato ora e le dico che non deve stare in giro!”. Sono gli effetti del decreto Coronavirus che limita gli spostamenti in caso di necessità.
Per la giornata di sabato 7 marzo è stato convocato da varie realtà solidali torinesi un momento di consegna di pacchi alimentari e di saluto ai reclusi del CPR di corso Brunelleschi. Complici il sequestro di massa dei telefoni operato dalle forze dell’ordine dopo l’ultima rivolta e le misure restrittive messe in campo dallo stato per l’emergenza sanitaria in corso da un mese non si hanno più notizie dai detenuti.
Ne parliamo al telefono con un compagno del CSOA Gabrio, tra i promotori dell’iniziativa. Eventuali modifiche saranno condivise su Gancio.cisti
Le informazioni sullo stato della diffusione del coronavirus si ammassano e si susseguono agitate attraverso mezzi di comunicazione e protocolli governativi. La situazione pare cambiare in fretta. Le voci di questo audio sono state registrate a inizio settimana, forse le condizioni contingenti di cui parlano sono già mutate. Continue reading
Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.
L’intervento dello stato centrale con imposizioni draconiane che stravolgono l’esistenza, l’uso mediatico di un fenomeno sanitario globale, la narrazione geopolitica di una pandemia terrificante e mortale senza trasparenza dell’autorità locale, le conseguenze economiche e commerciali che si cominciano a intravedere dietro alla diffusione repentina del coronavirus, nonostante le quarantene, la sospensione della mobilità personale e collettiva, la diffusione della sindrome e delle fake news; la quantità di ambiti che vengono stravolti dalla notizia – ancor prima della sua effettiva trasmissione e ferale nocività – e lo sconvolgimento delle aree d’influenza che si andavano estendendo con la Belt and Road Initiative… Tutto viene condizionato e stravolto dal virus che nasce dalle abitudini culinarie millenarie della vecchia Cina e imbrigliano la nuova, forse offrendo l’occasione di svoltare definitivamente all’interno della Cina verso la revisione, la gentrificazione, il superamento della tradizione popolare; e globalmente all’esterno si creano le condizioni per rivedere in parte i criteri produttivi di merci e la diffusione del controllo cinese sulle infrastrutture e sulla distribuzione delle merci, che sembrava permeare il trend del periodo. Ora invece il dragone cinese appare in difesa e in difficoltà a causa del coronavirus e dell’isolamento che comporta, ma anche in prospettiva potrebbe innescarsi un rilancio di stimoli alla pervasività cinese dei mercati e anche un completamento dei processi di trasformazione per chiudere vecchie produzioni che verrebbero delocalizzate.