Tag Archives: Napoli

Gli anarchici ai tempi del colera

CrimethInc. : Gli anarchici contro l'epidemia : Malatesta e la diffusione del colera nel 1884

Nel 1883 l’esercito francese, dopo una campagna militare in Indocina, importò il colera in Europa, seminando morte e terrore nelle città portuali di Tolone e Marsiglia, città in cui erano radicati tanti emigrati italiani che, vivendo in condizioni di miseria, subirono più di altri la violenza del morbo, subendo anche le ritorsioni xenofobe degli abitanti francesi. Il rientro nei confini della neonata Italia segnò anche l’arrivo del colera nel paese e più di tutte ne fece le spese la città di Napoli, la più popolosa di tutta la penisola.

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Uno sgombero a Materdei. Dieci famiglie sotto sfratto nonostante il blocco per la pandemia

10 settembre 2020

I primi giorni di settembre a Napoli si respira un caldo afoso come se fosse l’inizio dell’estate, aria immobile che non migliora lo stato d’animo degli abitanti dello stabile occupato di salita San Raffaele a Materdei, che ospita circa dieci nuclei familiari prossimi allo sgombero. Sono le undici di mattina quando esco dalla metro e raggiungo l’indirizzo che mi ha dato Tonino, uno degli occupanti. Ad aspettarmi ci sono anche Angelo e Stefano, militanti dei disoccupati organizzati e ormai veterani delle lotte per l’emergenza abitativa in città. «Il caffè non è il mio forte – dice Angelo mentre apre le porte della palazzina – ma questa volta è riuscito. Poi se resti a pranzo ti faccio mangiare bene. È tra le poche cose che posso ancora fare qui a casa, cucinare. E poi ti devo raccontare la nostra storia».

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Napoli. Diritto alla casa contro De Luca e Asl

Alcune lotte per la casa a Napoli

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COVID E PROTESTE IN CARCERE: COSA È REALMENTE ACCADUTO?

L'immagine può contenere: il seguente testo "COVID E PROTESTE IN CARCERE: COSA È REALMENTE ACCADUTO? SCRIVICI SU MESSENGER AL CONTATTO: COMBATTERE IL CARCERE OPPURE SULLA MAIL: NFO@COMBATTEREILCARCERE.ORG"

23 agosto 2020, da Combattere il carcere

Ad inizio marzo sono esplose proteste in gran parte delle carceri di questo paese per poi espandersi al resto del mondo. Il bombardamento mediatico sull’estremo pericolo di contagio e la consapevolezza di una sanità carceraria assente ha portato le persone detenute a battersi, con il sostegno dei propri affetti all’esterno.
La risposta dello Stato è stata chiara: 14 prigionieri morti, pestaggi e trasferimenti punitivi.
I media hanno lasciato la parola solo ai sindacati di polizia e a chi siede su comode poltrone, dal ministero al DAP, per poi calare un velo di assordante silenzio.

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Brigate volontarie d’altri tempi. I sovversivi e il colera di Napoli, 1884

Gruppo di volontari per l'emergenza colera, Napoli 1884. Seduti a terra, da destra Luigi Musini e Felice Cavallotti

21 agosto 2020, da Rivista Malamente

Di Luigi (da Malamente #18, giugno 2020)

Il primo caso si verifica a Saluzzo, in Piemonte, il 28 giugno 1884, proveniente dal Sud della Francia. La malattia che presto comincia a dilagare nonostante i cordoni sanitari dell’esercito è, ancora una volta, il temuto colera. Una malattia di origine batterica, infettiva e contagiosa, che provoca diarrea, vomito e in poco tempo una grave disidratazione: gli occhi si infossano, la pelle si riempie di rughe, la morte attende dietro l’angolo. La trasmissione deriva da cibo contaminato, da poca igiene e scarsa disponibilità di acqua potabile, per questo è più facile incontrarla nei quartieri popolari piuttosto che nelle dimore dei ricchi. Il colera attraversa l’Italia, ad agosto è in Liguria, Toscana, Emilia, a settembre il focolaio peggiore colpisce Napoli. Qui, nel giro di due settimane i malati si contano a migliaia, quasi tutti tra i bassifondi della città, i morti arrivano presto a più di 8.000. Oltre all’esercito, inviato anche a sedare i tumulti popolari che andavano nascendo, arrivano a Napoli alcuni gruppi di volontari. Tra loro chi si batteva per un mondo libero dall’ingiustizia e dalla miseria sociale: anarchici e socialisti.

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Portuali licenziati, dopo il presidio la trattativa in Prefettura

3 agosto 2020

È venerdì mattina, sono circa le nove, e sotto a un sole già cocente e la puzza di scarico una trentina di operai lavora alla ristrutturazione del varco Sant’Erasmo, all’interno del porto di Napoli. Entro ostentando la macchina fotografica e i responsabili della sicurezza mi lasciano passare senza chiedermi il documento. Beneficia con me del privilegio il sindacalista con cui sono in macchina, che proprio nelle ore successive sarà impegnato a contestare all’azienda un provvedimento disciplinare nei confronti di C., lavoratore portuale, reo di aver infangato l’immagine della sua ditta dichiarando che da mesi non vengono concessi ai lavoratori né guanti né mascherine chirurgiche anti-Covid.

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Il capitalismo è più pericoloso del coronavirus

Testo e file di un volantino attacchinato a Napoli sul tema della sanità da parte del Gruppo Anarchico “Francesco Mastrogiovanni – FAI”.

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Napoli: abuso di potere nel centro storico

A Napoli, in una piazza gremita, tre attivisti di ‘Mezzocannone occupato’ vengono arbitrariamente scelti dalla polizia per un controllo. La situazione precipita inspiegabilmente in una sequela di arresti senza senso. Accorrono 8 pattuglie della polizia, oltre all’esercito in presidio fisso nella piazza; 12 agenti di cartapesta si fanno refertare come contusi durante immaginarie colluttazioni.
Ne scaturisce naturalmente una riflessione sulla vertiginosa discrezionalità delle forze dell’ordine, rafforzata da questi mesi della pandemia; su come eventi come quelli napoletani vengano a costituire minacciosi precedenti per tutt*, amplificando il potere già fortemente asimmetrico di guardie e affini, rischiando di aprire la strada a nuovi allucinanti abusi.

Ne parliamo con Barbara, compagna dell’Ex-OPG

AUDIO: https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/Arresti-Napoli.mp3?_=1

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FONTE: https://radioblackout.org/2020/06/napoli-abuso-di-potere-nel-centro-storico/


Napoli, le vite dei poveri e un’amministrazione inadeguata

(disegno di laura zoe)

«O moriamo di fame, o moriamo di Coronavirus», sintetizza R., un’abitante del campo rom di Cupa Perillo a Scampia, e non c’è molta ironia nella sua voce. Non è l’unica cosa che pensa di questa situazione. Pensa anche che le circa centocinquanta bambine e bambini che frequentano regolarmente la scuola, relegati nelle baracche senza connessione e senza tablet non avranno alcuna possibilità di stare al passo con i compagni della loro età. Pensa ai vecchi che non hanno alcuna forma di reddito, che a stare fermi magari non si ammalano, ma che non possono andare avanti. Pensa a quelli già ammalati. Pensa a chi come lei ha un lavoro che ha subito un’interruzione e non sa se riprenderà, o a chi non ha niente, magari per assenza di documenti, e deve comunque uscire tutti i giorni per pensare alla sopravvivenza per sé e per gli altri. Tuttavia, in maniera disciplinata, spaventati come tutte e tutti su questo pianeta, le norme di chiusura i rom le hanno rispettate alla lettera, senza muoversi. E almeno nessuno si è ammalato di Coronavirus.

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25 aprile, squarci di Liberazione

(disegno di raffaele lippi)
25 aprile 2020

A Napoli, i militanti che nell’ultimo mese hanno costruito reti di solidarietà attiva, sostenendo le famiglie in difficoltà in tanti quartieri, hanno affisso in strada una serie di striscioni per il settantacinquesimo anniversario della Liberazione. Da Montesanto a Scampia i messaggi chiedevano l’allargamento del reddito ai non garantiti, un provvedimento per il blocco degli affitti, lo screening di massa per il Covid-19. La risposta della questura di Napoli è stata particolarmente solerte: decine di agenti hanno fermato, multato, denunciato gli attivisti perché in strada “senza giustificato motivo”. In molti casi, tuttavia, a non rispettare i dispositivi di sicurezza erano proprio i poliziotti, e in particolare gli agenti della Digos.

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Fermi a Napoli per il 25 aprile

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Napoli: fermati Eddy Sorge del SI Cobas e 3 disoccupati del movimento 7 novembre, insieme a tanti compagni ora sotto la Questura con identificazioni e multe “colpevoli” di aver esposto striscioni in varie zone della città a nome della campagna “Vogliamo Tutto” e in concomitanza col 25 aprile.

In zona flegrea, decine di abitanti sono scesi in strada protestando contro i fermi della polizia e solidarizzando coi manifestanti.

I due compagni sono stati portati in Questura centrale e due al Commissariato PS di Bagnoli.

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FONTE: https://www.facebook.com/sicobas.lavoratoriautorganizzati.9/photos/a.308247529373951/1245929178939110/


Fermi multe e identificazioni anche a Napoli per il 25 aprile

25 aprile 2020, Napoli: fermati Eddy Sorge del SI Cobas e 3 disoccupati del movimento 7 novembre, insieme a tanti compagni ora sotto la Questura con identificazioni e multe “colpevoli” di aver esposto striscioni in varie zone della città a nome della campagna “Vogliamo Tutto” e in concomitanza col 25 aprile. In zona flegrea, decine di abitanti sono scesi in strada protestando contro i fermi della polizia e solidarizzando coi manifestanti. Al momento due compagni sono in Questura centrale e due al Commissariato PS di Bagnoli. Liberi subito!

FONTE: https://www.facebook.com/sicobas.lavoratoriautorganizzati.9/photos/a.308247529373951/1245929178939110/?type=3&__tn__=H-R


Napoli, multato infermiere libero professionista

Infermiere libero professionista multato di € 533 per essere uscito di casa:“Non crediamo lavori di domenica”

19 aprile 2020 – Ancora una volta ci giunge una “triste “ segnalazione.

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Napoli. Poliziotto sgrida un vecchietto: “Via dalla panchina, torni a casa”

Napoli, quartiere collinare Vomero. Un poliziotto sgrida un anziano che si attarda, buste alla mano, su una panchina: “Non deve uscire! Io sono lo Stato ora e le dico che non deve stare in giro!”. Sono gli effetti del decreto Coronavirus che limita gli spostamenti in caso di necessità.

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Coronavirus e diritti dei detenuti. I rischi nei nuovi provvedimenti

5 marzo 2020

Il virus si diffonde in queste ore con maggiore velocità nel paese, e anche a Napoli attraversa città e provincia, anche se per ora la metropoli sembra resistere – non si sa per quanto ancora – più che al contagio, alla paura. Le mascherine si contano sulle dita di una mano, così come gli assalti ai supermercati, e non c’è ancora nessun lockdown dei quartieri, a parte l’autoisolamento della comunità cinese.

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