25 aprile, squarci di Liberazione

(disegno di raffaele lippi)
25 aprile 2020

A Napoli, i militanti che nell’ultimo mese hanno costruito reti di solidarietà attiva, sostenendo le famiglie in difficoltà in tanti quartieri, hanno affisso in strada una serie di striscioni per il settantacinquesimo anniversario della Liberazione. Da Montesanto a Scampia i messaggi chiedevano l’allargamento del reddito ai non garantiti, un provvedimento per il blocco degli affitti, lo screening di massa per il Covid-19. La risposta della questura di Napoli è stata particolarmente solerte: decine di agenti hanno fermato, multato, denunciato gli attivisti perché in strada “senza giustificato motivo”. In molti casi, tuttavia, a non rispettare i dispositivi di sicurezza erano proprio i poliziotti, e in particolare gli agenti della Digos.

Il presidio più numeroso ha avuto luogo in mattinata nei pressi del ponte che sovrasta il rione Sanità, intitolato a Maddalena Cerasuolo, giovane partigiana che lo aveva difeso insieme a un gruppo di compagni dai guastatori tedeschi durante le Quattro giornate di Napoli. Un’altra manifestazione si è svolta tra Montesanto e piazza Municipio, dove palazzo San Giacomo era presidiato da un gruppo di agenti in assetto antisommossa. «Arrivati a piazza Municipio – racconta uno dei manifestanti – ci siamo posizionati alle giuste distanze, abbiamo alzato lo striscione e gliele abbiamo cantate anche al sindaco, che ha millantato un bonus per gli affitti di seicento euro, ma di accesso limitato a pochi, che comunque questi soldi non li hanno ancora visti. Il sindaco non si è fatto vedere. Quando la fanfara stava cominciando a suonare Bella Ciaoper omaggiare la targa nelle mura del municipio, noi da fuori abbiamo iniziato a cantarla prima di loro. Le guardie ci hanno chiuso in cerchio, poi hanno cominciato a strattonare e infine hanno portato quattro manifestanti in questura. Tra i vari provvedimenti c’è la richiesta dell’obbligo di quarantena, ma noi non abbiamo nessuna intenzione di segregarci in casa, anche perché gran parte dei presenti sono impegnati nella distribuzione delle spese solidali. Il clima è pesante, la questura ha un atteggiamento che fino a prima della pandemia non aveva».

Nelle stesse ore a Bagnoli, proprio quando un’azione di distribuzione di mascherine nella strada principale del quartiere era appena terminata, una volante della polizia ha fermato due attivisti e gli ha notificato una multa per il non rispetto delle misure di distanziamento, e una denuncia per manifestazione non autorizzata. In strada, per la “manifestazione”, c’erano in quel momento sei persone, ferme davanti allo striscione: “Bonus spesa per tutti, stop bollette e affitti, tamponi e test di massa: liberiamoci dalla paura!”. Dai balconi dei palazzi circostanti e dai marciapiedi di viale Campi Flegrei gli abitanti del quartiere hanno rumoreggiato e inveito contro la polizia in un clima surreale. Una seconda volante e un’altra macchina con due agenti della Digos si sono avvicinate, per un totale di tre vetture e una mezza dozzina di poliziotti impiegati per sanzionare un gruppetto di ragazzi che avevano tra l’altro manifestato facendo massima attenzione alle protezioni, esattamente come fanno tutti i giorni per la raccolta, lo smistamento e la consegna delle spese solidali.

A Milano, nella tarda mattinata, alcuni antifascisti sono stati accerchiati e caricati dalla polizia mentre portavano fiori, pensieri e drappi alle lapidi che ricordano i partigiani del quartiere intorno a via Padova, nella zona nord-orientale della città. I militanti si stavano muovendo in piccoli gruppi, rispettando le distanze e muniti di mascherine. Uno di loro è stato portato in questura, per essere rilasciato dopo alcune ore. Anche in zona Navigli, una quindicina di militanti sono stati fermati mentre portavano fiori sulle lapidi dei partigiani del quartiere.

Nella periferia ovest, tra i quartieri di Baggio e Quinto, tutte le targhe che ricordano i partigiani sono state onorate con fiori, poesie e cartelli antifascisti “contro il virus del capitalismo”, per la sanità pubblica e il diritto alla salute. Nella zona nord-occidentale, tra corso Sempione e via Cenisio, intorno alle 14 si è svolta un’azione performativa organizzata da un gruppo di militanti mescolati tra gli avventori di un grande supermercato. I dieci, distanti e muniti di mascherine, hanno trasmesso con le casse la poesia La primavera hitleriana di Montale e hanno letto estratti di testi sulla Resistenza passandosi la parola al grido di «Aldo dice 26 x 1». Sulla via di ritorno verso casa, alcuni di loro sono stati accolti da una bandiera che inneggiava alle SS e da gruppi di vicini che urlavano dai balconi perché venisse rimossa. Gli attivisti hanno ripreso con le letture e sono stati raggiunti dai vicini con i quali hanno condiviso un lungo applauso per la Resistenza, al termine del quale la bandiera è scomparsa. A partire dalle 15, in molti in tutta Milano si sono affacciati dai balconi per cantare Bella Ciao, mentre gli elicotteri sorvolavano la città e svariate auto delle forze dell’ordine ne perlustravano le strade.

A Roma, in diversi quartieri della zona est, si sono svolte durante la mattinata iniziative di piazza antifasciste. A piazza Nuccitelli Persiani, nel quartiere Pigneto (una piazza intitolata dagli abitanti a due antifascisti morti in campo di concentramento) oltre settanta persone si sono radunate per deporre fiori alla memoria, proseguendo poi con una passeggiata commemorativa per i luoghi della memoria antifascista del quartiere. Al Quadraro, dove già il 17 aprile era stato messo un grande striscione in ricordo del rastrellamento del 1944, tra le venti e le trenta persone hanno partecipato alla commemorazione in piazza, sempre indossando le mascherine e rispettando il più possibile le distanze di sicurezza. Celebrazioni analoghe si sono verificate a Tor Pignattara, Casal Bruciato, Certosa, e centinaia di altre persone hanno preferito invece portare fiori individualmente alle vittime del nazifascismo nei tanti luoghi di memoria della zona. Nel pomeriggio si sono sentiti canti partigiani e antifascisti dalle finestre di molti palazzi del quartiere.

Nel pomeriggio, a Firenze, in molte vie del centro, i fiorentini si sono affacciati dalle finestre delle loro case per cantare Bella ciao, anche accompagnandosi con strumenti musicali. In alcune vie del rione San Lorenzo sono state lette alcune lettere dei condannati a morte della Resistenza. Gli attivisti de La Polveriera Spazio Comune hanno affisso alcune locandine sui portoni, sui segnali stradali e sui muri della città.

A Torino, nel quartiere San Paolo, un corteo del Gabrio ha attraversato le strade per omaggiare la lapide che ricorda Dante Di Nanni. “Il capitalismo è il virus. La Resistenza è la cura”, si leggeva su uno striscione, mentre dai balconi abitanti solidali applaudivano. Nel primo pomeriggio, una quindicina di manifestanti si è presa un’ora di libertà nel quartiere Vanchiglia. Muniti di mascherina o pañuleos hanno pedalato per le strade del quartiere con musica e interventi. Uscire di casa è stato un atto di resistenza, un monito per l’imminente fase 2.

Questo 25 aprile sembrava meno simbolico, meno retorico del solito, e più sentito. Le persone affacciate ai balconi senza ansie di delazione hanno applaudito i cori cantati in strada. Sono stati anche lanciati richiami che ricordano le responsabilità dei morti nelle residenze sanitarie e appelli contro la riapertura delle fabbriche. Il corteo spontaneo è stato vivo, più del solito, soprattutto quando ha invitato alla solidarietà e alla contestazione costante dei colpevoli che hanno gestito la pandemia.

Tutta la parte bassa di San Salvario, tra corso Dante, via Nizza e corso Massimo era un continuo di canti dai balconi, iniziative a volte organizzate tra condomini, a volte spontanee. Questo pezzo di quartiere circonda la Microtecnica, fabbrica importante perché fu appoggio logistico per le SAP durante l’insurrezione. Inoltre qui c’era il carcere militare di via Ormea, assaltato da un manipolo di partigiani nel ’44 per liberare più di cento prigionieri. E la sede di Casapound non è distante. Oggi Casapound ha ammainato le sue bandiere fuori dal circoletto, chiuso, e nessuno si è visto. Per la strada e dai balconi si cantava con applausi e urla di saluto. Qualcuno si è avvicinato alle iscrizioni che ricordano i resistenti caduti e le ha addobbate con fiori, fazzoletti e volantini, foto e disegni, regali per i partigiani e le partigiane.

Per tutto il giorno gruppi organizzati o individui sparpagliati hanno reso omaggio alle lapidi della città. Sono state visitate, tra le altre, la targa di Liliana Carta a San Salvario, quella di Clementina e Augusto Sussetto in piazza Vittorio, di Giuseppe Perrone nel silenzio di Borgo Po, di Renato Viola a San Salvario e Gaspare Arduino in corso Belgio. Anche in Barriera di Milano fiori, bandiere rossonere e uno striscione erano accanto alla lapide di Ilio Baroni, partigiano anarchico morto durante uno scontro a fuoco con i nazisti, il giorno dell’insurrezione alle Officine Grandi Motori della Fiat. (napolimonitor)

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FONTE: https://napolimonitor.it/25-aprile/


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