Rimini. 25 aprile: vivere vogliam liberi!

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto

Un passante ci ha inviato alcune foto che documentano l’omaggio che questa mattina compagn* riminesi hanno rivolto a Oberdan De Giovanni, ferroviere anarchico a cui è intitolata una strada che collega via Dario Campana al parco XXV Aprile (parco Marecchia).
L’azione, simbolica vista la data e il contesto di alienazione civile in cui viviamo in questo momento, precisa la natura del “combattente antifascista” (come da targa stradale) Oberdan De Giovanni: da anarchico si oppone al fascismo sin dalla sua nascita, sul posto di lavoro e nella società, come da anarchico prima aveva appoggiato le occupazioni delle fabbriche e promosso scioperi tra i ferrovieri.
Come tanti altri antifascisti paga il suo impegno con processi, carcere, licenziamento, e poi, sotto il regime fascista, con sorveglianza e ripetute perquisizioni. Da anarchico continua la sua lotta anche dopo il 25 aprile 1945, aderendo al gruppo anarchico riminese “Luigi Galleani” e alla FAI.

Dal Dizionario biografico online degli anarchici italiani riprendiamo la biografia di Oberdan De Giovanni:

http://www.bfscollezionidigitali.org/enti…/14046-de-giovanni

Nasce a Solarolo (Ra) il 9 aprile 1884 da Francesco e Lucia Guadalupi. Deve il suo nome alla fede repubblicana del padre. Compie gli studi elementari e trova impiego come manovratore presso le Ferrovie dello Stato. È probabile che la vicinanza di Solarolo con Castel Bolognese e Imola ne influenzino la formazione politica. Tuttavia, quando nel febbraio 1909 viene trasferito a Portogruaro per prestare servizio presso la stazione di quella città, D. è dichiaratamente anarchico e pubblica alcuni articoli sulla stampa libertaria. Nell’agosto del 1910 viene trasferito a Caserta, dove propaganda gli ideali anarchici presso il proletariato di quella città con una certa efficacia. Forse per ostacolarne l’azione politica viene trasferito a Sessa Aurunca (Ce) nell’aprile 1913. Nell’aprile 1915 deve ancora trasferirsi a Campobasso e nel marzo 1917 a Foggia, dove stringe rapporti con l’ambiente socialista e libertario locale. Le prefetture del Regno ne seguono ogni spostamento sottoponendolo a stretta sorveglianza. Il suo peregrinare ha termine nel luglio 1919 col trasferimento presso il deposito ferroviario di Rimini. Si inserisce immediatamente nel nuovo contesto politico e partecipa alla fondazione dell’Unione anarchica dell’Emilia Romagna. Nel gennaio 1920 è tra i promotori dello sciopero dei ferrovieri che in Romagna riceve una piena adesione; ma D. viene arrestato, processato per direttissima e condannato dal Tribunale di Forlì “per indebito abbandono dell’ufficio ed attentato alla libertà del lavoro”. Durante le agitazioni di quell’anno e le occupazioni delle fabbriche, D. diventa referente da Rimini dell’Uniona anarchica italiana e corrispondente del quotidiano «Umanità nova». Il Ministero dell’Interno, reputando molto pericolosa l’attività politica di D. presso la città romagnola, ne chiede il trasferimento alla Direzione delle Ferrovie dello Stato che però non dà seguito alla richiesta, probabilmente preoccupata di suscitare ulteriori agitazioni e proteste tra i colleghi. L’anno successivo D. si attiva per costituire un fronte unico che contrasti l’avanzata del fascismo: il 2 marzo 1921 partecipa al comizio di protesta unitario che si tiene a Rimini per protestare contro l’irruzione fascista nel vicino paese di Savignano sul Rubicone. Sempre a Rimini interviene per gli anarchici al comizio del 1° maggio. Col cambiamento del clima politico, il 1° dicembre 1922 viene licenziato dalle Ferrovie dello Stato per scarso rendimento. Si arrangia a fare il pescivendolo per mantenere la moglie e il figlio. Viene arrestato il 5 marzo 1923 “per complicità nel complotto contro i poteri dello Stato” che avrebbe avuto luogo a Roma in quei giorni; l’8 marzo viene rilasciato per mancanza di prove a suo carico. Continua a dimorare a Rimini e durante il regime viene sempre sorvegliato e sottoposto a ripetute perquisizioni presso la sua abitazione. Nel dopoguerra aderisce al gruppo anarchico riminese “Luigi Galleani” e alla FAI, continuando a svolgere opera di propaganda e intervenendo a dibattiti sulla stampa anarchica e a convegni e congressi libertari. Muore a Rimini il 4 ottobre 1966. (T. Marabini – R. Zani)

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Agitazioni Operaie, «Sorgiamo!», Rimini, 31 gen. 1920; Gli anarchici riminesi, Lutti Nostri, «Umanità nova», 15 ott. 1966.

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FONTE ORIGINALE: Biblioteca Albert Libertad Rimini
https://www.facebook.com/bibliolibertad/posts/1369668566756075?__tn__=H-R


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