“L’eccellenza lombarda ha retto, nonostante lo tsunami che ci ha travolto!”.
Questo il mantra che ci propinano, come vecchi dischi rotti, tutti coloro che vogliono difendere l’indifendibile.
Falso! Niente di più falso!
RACCOLTA DI SCRITTI E ARTICOLI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
Nonostante il blocco degli sgomberi dovuto all’epidemia Covid 19, il triste lavoro di Aler non si è mai fermato. Ufficialmente dichiara di procedere solamente con gli sgomberi in flagranza, e già questa è una mossa ben meschina dal momento che, proprio nei mesi di emergenza, molti si sono trovati nella necessità di avere una casa per tutelare la propria salute, quella altrui ed evitare di incorrere in pesanti sanzioni.
Come abbiamo visto in una precedente analisi, la pandemia di COVID-19 ha interrotto bruscamente i disordini sociali e politici a livello globale, dal Cile a Hong Kong. La situazione ha preso una brutta piega quando i Governi di tutto il mondo hanno colto la possibilità di sperimentare nuove strategie autoritarie di controllo. La Francia, insieme a Grecia e Italia, non si è lasciata sfuggire quest’opportunità.
FACCIAMO PAGARE LA CRISI AI PADRONI!
SABATO 6 GIUGNO partecipiamo alla giornata di mobilitazione nazionale del “patto d’azione per un fronte unico anticapitalista”. A Milano concentramento ore 16 in Piazza San Babila.
Organizzato da Coordinamento Migranti Bologna
ORA PARLIAMO NOI: IL LAVORO MIGRANTE NON PUÒ ESSERE MESSO A TACERE!
Noi siamo migranti che hanno passato la quarantena a fare i lavori essenziali. Siamo donne e uomini che hanno lavorato nei magazzini e nelle fabbriche, nei campi e nei supermercati, che hanno consegnato a casa le merci più varie, che hanno sanificato le vostre case, le aziende e gli ospedali, che hanno badato ai malati e agli anziani. Alcuni di noi invece hanno perso il lavoro, non hanno potuto usufruire dei sussidi statali e ora senza lavoro e reddito rischiano di perdere il permesso di soggiorno.
La sera di Giovedì 21 maggio un gruppo di occupanti è tornato a farsi sentire per le strade di corvetto.
Pentole, musica e interventi al megafono hanno affollato il nostro quartiere, quartiere in cui quest’emergenza sanitaria è stata più pesante che altrove, a causa della metratura degli appartamenti, minori garanzie lavorative, carenza di soldi da parte.
Continuano i momenti di mobilitazione nei quartieri della capitale, dove le reti di solidarietà e mutualismo organizzatesi durante l’emergenza sanitaria, stanno dando voce a chi sta pagando già da mesi la crisi sociale innescata dall’epidemia. Dopo Quarticciolo, Garbatella, San Basilio questa mattina è stata la volta del Tufello, dove volontari, attivisti e cittadini hanno dato vita a un’assemblea e un corteo per le strade del quartiere. Al centro della mobilitazione i ritardi da parte del comune di Roma nell’erogazione dei buoni spesa. Manifestazioni ancora locali e parziali, ma che stanno cominciando a costruire un programma a partire dalla materialità dei bisogni e dei processi di organizzazione costruiti durante i mesi di lockdown. Di seguito il testo distribuito durante l’iniziativa.
Nella notte fra il 4 e il 5 maggio [2020], le vetrine della banca Crédit Agricol dell’avenue des Minimes sono state spaccate o riempite di colpi, mentre una scritta indicava: «macronavirus, crisi, STOP?».
Il Primo Maggio 2020 ci ha messi di fronte a una sfida difficile: non è mai stato più necessario agire per cambiare e non è mai stato così complicato. In alcune zone del mondo – come Lubiana, Vienna e Chicago – gli anarchici hanno fatto importanti passi avanti; altrove, dove la gente è rimasta in casa per disperazione o ha tentato di rimettere in scena tradizioni familiari, i risultati sono stati scoraggianti. Qui, analizzando poco più di una decina di Paesi, offriamo una panoramica di tutti i diversi esperimenti in cui le persone si sono impegnate, nella speranza di offrire spunti e modelli utili per gli eventi a venire.