Martedi 16 giugno in decine di migliaia sono scesi in piazza in molte città francesi chiamati a raccolta dal personale sanitario in lotta (220 sono stati gli appuntamenti di protesta in tutto il paese) e sono stati violentemente caricati dalla polizia. In questo video, un’infermiera di 50 anni di nome Farida, che ha lavorato dalle 12 alle 14 ore al giorno durante tutta l’emergenza del Covid (ed è stata anche contagiata), è stata picchiata selvaggiamente e arrestata.
Nell’Istituto della Sacra Famiglia [di Cesano Boscone a Milano] vigeva il Ccnl della Sanità Pubblica fino a quando l’Azienda, controllata dalla Curia milanese, con la complicità dei sindacati Confederali, sostituiva il Contratto dei propri dipendenti con quello Aris della sanità privata, notevolmente peggiorativo. Non contenta di ciò la Direzione Aziendale, sempre con la complicità dei sindacati Confederali, per ridurre ulteriormente i costi, dal 2008 assumeva i nuovi dipendenti, pur nelle medesime mansioni, con un altro ccnl, quello Uneba della sanità privata, ancora meno costoso. E’ evidente la logica, con tali operazione, oltre di un notevole risparmio sulle spalle dei lavoratori, di dividerli per renderli più deboli e ricattabili. Cosa che infatti è avvenuta in tutti questi anni. Dopo alterne vicende, con accordi vari che cercavano di ridurre le differenze tra le due diverse posizioni contrattuali, l’Azienda ha imposto a tutti i dipendenti un solo Contratto di lavoro, quello più vantaggioso per lei, cioè l’Uneba, in vigore dal primo gennaio. Dopo diverse iniziative e mobilitazione da parte dei lavoratori e lavoratrici ed una giornata di sciopero il 19 febbraio, è arrivata la terribile pandemia che tutto sappiamo, con il divieto del governo di sciopero e di mobilitazione per tutto il settore della sanità, mentre i dipendenti dell’ex Aris erano costretti a subire la decurtazione del salario e l’aumento dell’orario di lavoro.
“L’eccellenza lombarda ha retto, nonostante lo tsunami che ci ha travolto!”.
Questo il mantra che ci propinano, come vecchi dischi rotti, tutti coloro che vogliono difendere l’indifendibile.
I dati diffusi dai governi, nell’ottica delle politiche di contrasto al covid, sono “imperfetti”. È quanto viene fuori da un’inchiesta del quotidiano britannico The Guardian, che accende un faro sulla semisconosciuta Surgisphere, azienda statunitense specializzata in analisi sanitaria.
Proprio la Surgisphere avrebbe fornito informazioni sull’andamento dell’epidemia che sono state alla base di alcune importanti ricerche scientifiche. Su queste i governi di alcuni paesi si sono basati per elaborare strategie di contenimento dei contagi. Si tratterebbe, però, di dati del tutto inaffidabili.
2020. Era Covid. La fase 1 è finita. L’economia arranca. Nell’impresa di far ripartire tutto senza ricostruire nulla, con l’intento di perseverare sulla strada della disuguaglianza sociale, dei doveri in entrata e dei diritti in uscita, un manipolo di politici prepara la più grossa diligenza carica di ori e di denari dai tempi della trilogia del dollaro. Quelli filmici. Come ai tempi, nel tragitto questa diligenza è stata presa d’assalto: lo scontro è stato cruento, gli esiti li descriveremo in quest’approfondimento che parte da un fatto, passato inosservato in un’epoca in cui l’esposizione mediatica pare direttamente proporzionale all’ignoranza messa in scena.
Un compagno dell’area napoletana ci ha segnalato una lettera dell’a.d. di FCA Mike Manley ai dipendenti del gruppo che contiene un ringraziamento per il lavoro fatto a domicilio durante il lockdown. Aggiungendo questo suo commento: “l’a.d. di FCA sembra avere l’intenzione di applicarlo anche nel dopo Covid-19. Ciò vuol dire un’ulteriore accelerazione dell’atomizzazione della condizione lavorativa, e ricorda tanto la vecchia produzione di merci a domicilio fatta ovunque, nelle case, nei garage, negli scantinati, soprattutto nel meridione. La modernità ultimo grido del capitalismo, in termini di condizioni di vita e di lavoro, assomiglia tanto a qualcosa di già conosciuto, e conosciuto da molto tempo.” Infatti… tornano in campo forme di sfruttamento del lavoro tipiche del primo capitalismo (peraltro mai scomparse del tutto anche nei paesi più ricchi). Solo: invece del telaio in legno o della macchina da cucire, c’è il computer.
5 giugno 2020. Tra lassismo e autoritarismo, ritardi nella definizione delle zone rosse e assenza di dialogo coi professionisti in prima linea, il tiramolla di un’amministrazione apparsa più volte non all’altezza della situazione. Tra riconoscimenti economici elargiti alle RSA disposte ad accogliere pazienti positivi provenienti dagli ospedali e comunicazioni alla cittadinanza confuse, tra inutili rincorse agli approvvigionamenti e utenti più fragili lasciati allo sbando, la cronistoria di un fallimento.
Intervista a Jennifer Mastroianni, educatrice professionale e pedagogista in una RSA lombarda, tra i fondatori dell’Associazione M.I.L.L.E. Professioni Educative: https://audio9.mixcloud.com/secure/dash2/9/f/c/9/1c3e-258f-4475-a8b7-e6988d6dfc81.m4a/init-a1-x3.mp4
Come ampiamente propagandato mercoledì 27 Maggio, alle ore 17, si è svolto il Presidio di protesta sotto il Palazzo della Regione a Milano con la parola d’ordine: “Prendiamo parola, riprendiamo la piazza”.
La prima mobilitazione pubblica dell’area di opposizione dal basso dopo due mesi di immobilismo totale. La scelta del Palazzo della Regione è stata fatta soprattutto come protesta ed atto di accusa per come l’Amministrazione Regionale in modo vergognoso ha gestito la situazione dell’epidemia del coronavirus.
ORA PARLIAMO NOI: IL LAVORO MIGRANTE NON PUÒ ESSERE MESSO A TACERE!
Noi siamo migranti che hanno passato la quarantena a fare i lavori essenziali. Siamo donne e uomini che hanno lavorato nei magazzini e nelle fabbriche, nei campi e nei supermercati, che hanno consegnato a casa le merci più varie, che hanno sanificato le vostre case, le aziende e gli ospedali, che hanno badato ai malati e agli anziani. Alcuni di noi invece hanno perso il lavoro, non hanno potuto usufruire dei sussidi statali e ora senza lavoro e reddito rischiano di perdere il permesso di soggiorno.
“Il processo di produzione capitalistico è sostanzialmente un processo di accumulazione.”
Marx ed Engels, Il Capitale
Dall’Ottocento, secolo in cui è vissuto Marx, molte cose sono cambiate: il mondo della finanza, gli assetti geopolitici, la globalizzazione, la delocalizzazione e lo smembramento del corpo proletario; ma una cosa è rimasta essenzialmente la stessa: il capitalismo come tendenza all’accumulazione e all’accentramento di potere.
Moltissime delle morti in seguito all’epidemia di Covid-19 sono state registrate nelle Rsa (Residenze Sanitarie Assistenziali) e nelle Cra (Case di Residenza per Anziani). Una vera e propria strage avvenuta in strutture che, per definizione, sono considerate sensibili, perché ospitano persone fragili.
Il problema si è manifestato in Lombardia, dove il caso del Pio Albergo Trivulzio ha suscitato scandalo, ma questo tipo di morti sono state registrate anche in Emilia Romagna.
Dopo settimane di patetico dibattito sulla pelle delle donne e degli uomini migranti, la regolarizzazione tanto sbandierata dal governo inizierà il primo giugno per concludersi il 15 luglio. Non sono ancora chiare le modalità per accedere e bisognerà aspettare decreti e circolari ministeriali per comprenderne il preciso funzionamento. Altre cose sono invece chiarissime: anche se la ministra Bellanova piange dalla commozione, questa regolarizzazione non è pensata per i migranti.
Passando in rassegna la letteratura specialistica e le newsletter di settore, sembra che l’emergenza sanitaria da Covid-19 abbia aumentato la consapevolezza tra gli addetti di come un tale shock, colpendo uno degli anelli della catena, possa provocare un impatto di natura sistemica. Secondo alcuni osservatori il processo di de-globalizzazione subirà un’accelerazione, ma altri sostengono che si assisterà piuttosto a una riconfigurazione delle catene di fornitura. Coloro che ribadiscono la fragilità delle catene prevedono una crescita del settore della logistica a causa dell’aumento esponenziale di domanda di consegne a domicilio e dell’e-commerce, il cui valore potrebbe raggiungere oltre quattromila miliardi di dollari entro il 2021, il doppio di quello che era nel 2017.
Durante il blocco totale, le consegne a domicilio sono state considerate attività essenziale, costruendo un nuovo regime basato sullo sfruttamento dei lavoratori più deboli. E dimenticando che dietro a ogni consegna c’è un essere umano.