Si continua a resistere in VALSUSA di fronte all’abbattimento degli alberi ed al vigliacco allargamento del cantiere, mentre la valle subisce una militarizzazione senza precedenti. I resistenti e le resistenti resistono al presidio ai Mulini mentre è nato un nuovo presidio a San Didero dove dovrebbe sorgere il nuovo autoporto. Il governo e le aziende sono intenzionate a devastare il territorio pur di costruire questa grande opera. Ma a sarà dura!
5 dicembre 2020 – Nell’allevamento di Capralba, il più grande d’Italia con circa 28.000 animali, quasi la metà di quelli allevati per la pelliccia in Italia, sono stati trovati nei mesi scorsi tre casi di visoni positivi al coronavirus.
23 novembre 2020 – Dopo la Danimarca anche la Francia ha rilevato la presenza del Covid-19 in un allevamento di visoni, a Eure-et-Loir, e il governo ha ordinato l’uccisione degli animali. I ministeri dell’Agricoltura, della Salute e della Transizione Ecologica hanno dichiarato in una nota: “È stato ordinato l’abbattimento di tutti i 1.000 animali ancora presenti nell’allevamento e l’eliminazione dei prodotti di questi animali”. Dei quattro allevamenti di visoni nel Paese, uno è risultato non contagiato mentre “negli ultimi due sono in corso analisi”.
Fonte: https://www.tpi.it/esteri/francia-visoni-covid-abbattimento-20201123702891/
La Danimarca, con le sue 1.139 strutture e milioni di animali allevati, e sacrificati, ogni anno, dopo la Cina, è il più grande produttore di pellicce di visone al Mondo. Ma nel giro di pochi giorni non rimarrà traccia del piccolo mustelide sul territorio danese, in quanto tutta la popolazione, almeno 17 milioni di visoni, verrà abbattuta.
Il fenomeno dell’accaparramento di terre coltivabili da parte di grandi compagnie straniere porta fame, violenze, repressioni, sgomberi e perdita dei mezzi di sostentamento per i piccoli agricoltori nei paesi in via di sviluppo. Un nuovo colonialismo perpetrato in questi anni dai grandi colossi multinazionali con la complicità dei governi neoliberisti e di enti internazionali come l’Unione Europea, la Banca Mondiale e il Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale del governo del Regno Unito.
Nell’articolo che apre il libro Philippe Bourrinet comincia col sottolineare che, nel passato, le grandi pandemie hanno sempre segnato i grandi passaggi epocali o, diremmo noi, i cambiamenti del modo di produzione. Così è stato per la “peste di Giustiniano” che devastò le coste del mar Mediterraneo dal 541 al 767, segnando la definitiva fine dell’impero romano. Ancor di più la peste del 1300 – che fece circa 30 milioni di morti, cioè almeno un quarto della popolazione di Europa e dintorni – segnò il passaggio dal Medioevo all’epoca moderna, cioè dal feudalesimo al decollo del capitale commerciale.
29 settembre 2020, di Alexik. Qui i capitoli precedenti
Come da manuale, la recessione che viene – la peggiore, secondo l’OCSE, dal dopoguerra – sta imprimendo un nuovo impulso all’aggressione del profitto contro i territori.
L’illusione che la crisi pandemica potesse portare ad un ripensamento sull’assurdità di questo modello di sviluppo si è dissolta molto in fretta, a fronte della capacità del capitale (infinitamente maggiore della nostra) di trasformare le crisi in opportunità.
Sul piano normativo le conseguenze di tale aggressione si traducono in forma di deroghe alle tutele ambientali, provvedimenti a sostegno delle attività estrattive o dell’agroindustria, deregulations degli appalti per le grandi opere, rilancio del finanziamento pubblico di infrastrutture devastanti.
Non è una sorpresa, ma ancora oggi è quasi un tabù che le classi dirigenti del Nord Italia hanno cercato in ogni modo di nascondere ed esorcizzare. A facilitare la diffusione del virus Covid 19 in Italia e soprattutto nelle regioni più ricche e “competitive” del Settentrione, è stata proprio la struttura di quel modello. A far sì che il nostro paese sia stato tra i primi colpiti dalla pandemia, con più violenza e rapidità, sono stati anche fattori come la rete capillare di autostrade nell’area padana, l’alta percentuale di pendolarismo degli abitanti di queste zone, il tasso di inquinamento atmosferico, e non ultima, l’altissima densità abitativa di Veneto e Lombardia.
Sono stati resi noti poco fa i progetti che il governo intende finanziare attraverso il recovery fund, la manna di fondi europei che dovrebbe aiutare la ripartenza post-covid19.
Ci avevamo sperato, dal chiuso delle nostre case, osservando sorpresi l’aria della pianura padana tornare trasparente, la biodiversità riapparire e la fauna selvatica avventurarsi, timida, attraverso il cemento degli spazi urbani.
Toccavamo con mano, durante il lockdown, la dimostrazione di come sarebbe bastato fermare questo sistema di produzione, questo modello di mobilità, questo consumo insensato di roba inutile, perché la natura cominciasse a riprendersi ciò che è suo.
Avevamo sperato che fosse diventata chiara a tutti la possibilità concreta di un cambiamento radicale, ma sapevamo, in cuor nostro, che avevamo vissuto solo una fragile tregua nell’aggressione del capitale agli ecosistemi e ai territori, un rallentamento che precede la rincorsa.
Ed anche che come tregua aveva fin troppe eccezioni.
6 agosto 2020. Esiste uno stretto legame tra la distruzione degli ecosistemi naturali per mano dell’uomo e l’aumento di ratti e pipistrelli, che fanno da veicolo a malattie come il Covid-19. A stabilirlo, è una nuova ricerca pubblicata su Nature in cui sono state analizzate quasi 7mila comunità animali in sei continenti.
Il lockdown dovuto al Covid-19 ha avuto delle inevitabili ripercussioni anche sul mondo animale, e la sensazione ed esperienza generale nei paesi occidentali è stata quella di una riappropriazione da parte del selvatico degli spazi antropizzati lasciati deserti. Ma in molte altre zone del mondo, caratterizzate da importanti forme di biodiverstà, l’ambiente naturale non ha avuto la stessa fortuna: aree protette e specie a rischio hanno subìto un attacco ancora maggiore alla propria esistenza, in quanto le persone rimaste senza mezzi di sussistenza si sono rivolte a questi ambienti per sopravvivere e le forme di contrasto alle attività illecite sono diminuite. Ciò ha significato l’acuirsi di pratiche dannose come la pesca con veleni, raccolte indiscriminate e deforestazione incontrollata in aree già precedentemente indebolite, a sottolineare quanto le stesse popolazioni locali siano state spossessate delle capacità di interagire con l’ambiente circostante (anche vivendo delle sue risorse) senza danneggiarlo.
Nella notte tra il 6 e il 7 luglio, il consiglio dei ministri ha approvato salvo intese il decreto legge Semplificazioni, noto anche con il nome di Italia Veloce. Euforici, in particolare, Italia Viva e il Movimento 5 Stelle. Il decreto, che trae ispirazione da alcune delle proposte avanzate dalla commissione che ha presentato il Piano Colao, prevede procedure semplificate e restrizione dei termini per la realizzazione di opere pubbliche, dalla costruzione di reti ferroviarie all’edilizia scolastica, dalla banda larga alla costruzione di metanodotti. Tali semplificazioni riguardano la normativa in materia ambientale e di contratti pubblici e, complessivamente, contribuiranno a rendere sì più veloce, ma anche meno trasparente e democratico l’iter di costruzione di opere pubbliche già oggi estremamente vulnerabile a infiltrazioni criminali e speculazioni.
Nella puntata di mercoledì 15 luglio, dopo una breve carrellata di notizie legate a dei sabotaggi in Francia, ci siamo focalizzati su alcune delle eredità che la pandemia di Covid-19 ci ha purtroppo lasciato. All’interno degli allevamenti intensivi (per la produzione di carne ma anche di pellicce) dell’Olanda e degli Stati Uniti, si sono verificate delle vere e proprie mattanze di milioni di individui, per sospetto contagio degli animali stessi o per eccedenza di “merce” da macello in seguito alla chiusura di alcuni stabilimenti dovuta alla crisi economica. La totale spietatezza di queste operazioni confermano l’idea di mercificazione del vivente che sta dietro allo sfruttamento animale, che rende possibile “smaltire” milioni di vite come fossero dei banali oggetti scomodi o ingombranti. Come se non bastasse, i metodi di uccisione utilizzati sono estremamente atroci, comprendendo l’uso di vere e proprie camere a gas in cui soffocare a morte questi animali.
15 luglio 2020. Nonostante si rincorrano bocciature autorevoli e pareri negativi sulla realizzazione della grande opera, il Governo italiano prosegue senza alcun ripensamento. Questa mattina, No Tav e Fridays For Future Roma hanno dato vita a un’azione comunicativa sotto la sede del Ministero di Paola De Micheli.