Tag Archives: No Tav

Italia. Solidarietà davanti alle carceri con Dana, Fabiola e tuttx gli/le altrx

Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto

31 gennaio 2021 – Ieri ci sono state varie iniziative di solidarietà davanti alle carceri delle città del Nord-est (Venezia, Padova, Treviso, Milano,Vicenza, Trento). La popolazione carceraria è quella che più di ogni altro sta pagando la restrizione dei diritti e il peggioramento delle condizioni materiali legati alla gestione della crisi sanitaria. Tra le richieste: indulto subito; istituzione ovunque del garante dei diritti dellǝ detenutǝ; misure preventive non carcerarie per i reati minori; priorità all’accesso ai vaccini per tutta la popolazione carceraria.

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Dana, Fabiola e altre detenute in sciopero della fame

21 gennaio 2021

Abbiamo appreso la notizia che da questa mattina (21 gennaio 2021) Dana e altre due detenute hanno cominciato lo sciopero della fame, costrette dalla grave situazione che stanno vivendo all’interno del carcere delle Vallette.

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No Tav. Iniziati i lavoro di allargamento al cantiere di Chiomonte.

Si continua a resistere in VALSUSA di fronte all’abbattimento degli alberi ed al vigliacco allargamento del cantiere, mentre la valle subisce una militarizzazione senza precedenti. I resistenti e le resistenti resistono al presidio ai Mulini mentre è nato un nuovo presidio a San Didero dove dovrebbe sorgere il nuovo autoporto. Il governo e le aziende sono intenzionate a devastare il territorio pur di costruire questa grande opera. Ma a sarà dura!

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A Rivoli, terra di Tav, ospedale al collasso e pazienti a terra per l’emergenza covid

6 novembre 2020

Torino. Ecco una cartolina dall’ospedale di Rivoli, terra di TAV. Come denuncia il sindacato degli infermieri il quadro idilliaco contempla «pazienti Covid per terra, percorsi sporchi, lavori mai fatti ».

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Pandemia Covid-19 : per una riflessione su salute, cura e territori. Appunti da Congiunzioni

Nello stesso modo in cui la scuola tende a paralizzare l’apprendimento autonomo e il trasporto intralcia il camminare a piedi, la medicina è divenuta uno dei piu grandi ostacoli alla capacità di curarsi da sé. I prodotti di ciascuna di queste istituzioni sono in competizione con un valore d’uso di cui la gente usufruiva da sempre in maniera autonoma.

Ivan Illich, La convivialità, 1973

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Il recovery fund? Il governo vuole usarlo per il TAV


16 settembre 2020

Sono stati resi noti poco fa i progetti che il governo intende finanziare attraverso il recovery fund, la manna di fondi europei che dovrebbe aiutare la ripartenza post-covid19.

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«Un’opera inutile e dannosa». Flash mob No Tav al Ministero dei Trasporti

15 luglio 2020. Nonostante si rincorrano bocciature autorevoli e pareri negativi sulla realizzazione della grande opera, il Governo italiano prosegue senza alcun ripensamento. Questa mattina, No Tav e Fridays For Future Roma hanno dato vita a un’azione comunicativa sotto la sede del Ministero di Paola De Micheli.

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LA FOBOCRAZIA. Econovirus. Stati Generali dell’Oppressione

Dal 13 al 21 giugno si sono svolti presso il Casino del Bel Respiro di Villa Pamphili a Roma gli Stati Generali dell’Economia: una maratona che ha visto il governo impegnato in decine di incontri con personalità istituzionali, enti e associazioni padronali, sindacati, e figure importanti del mondo scientifico, artistico e culturale italiano con il fine di “far ripartire l’Italia” dopo la pandemia.

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TAV e coronavirus : alcuni appunti perché nulla sia più come prima

29 Aprile 2020

Niente sarà più come prima è la frase che abbiamo sentito più spesso dall’arrivo dell’epidemia di coronavirus in Europa. Non che di per sé queste parole siano garanzia di nulla. Quante volte sono risuonate nella bocca dei “leader” del mondo, pronti a ripeterle come un mantra dopo ogni crisi per assicurarsi precisamente che niente cambiasse davvero? Eppure ci sembra che stavolta l’arrivo del virus si è accompagnato effettivamente di una sensazione diffusa, quella che la pandemia stia marcando il capolinea di un modello socioeconomico di produzione dei beni e di riproduzione della vita umana e della natura. La consapevolezza che il prezzo altissimo pagato in questa guerra, come amano definirla i media, è imputabile a scelte politiche ed economiche precise rimane però, per ora, allo stato liquido e si disperde nei mille rivoli delle singole esperienze di chi sta subendo la crisi del coronavirus in termini di sofferenza, lutto, paura, privazione degli affetti, mancanza di reddito, angoscia per l’avvenire. Se è vero che la storia non marcia sulla testa, è necessario interrogarsi da ora su come e dove questa consapevolezza trasversale potrebbe coagularsi e prendere forma, parlando una lingua comune e ponendo delle istanze concrete. Pensiamo che la val di Susa, con la densità politica accumulata nella lotta pluridecennale contro il TAV, con il tessuto di relazioni costruito proprio grazie alla battaglia contro il supertreno, rappresenti uno di questi possibili contesti di coagulazione. Questo a patto, innanzitutto, di avere chiaro in quale modo la crisi pandemica s’intrecci con i nodi politici che sono sempre stati posti in maniera più o meno esplicita dal/nel movimento notav ma come, allo stesso tempo, l’irruzione del virus rappresenti una cesura che ci obbliga ora a un salto. Prima che la vita riprenda il corso di una nuova normalità che potrebbe essere ben peggiore della precedente, ci sembra quindi necessario provare a operare una sorta di ricognizione preliminare per capire quali sentieri potrebbe prendere la lotta. Perché tutto non resti come prima servirà una decisa spinta. Cominciamo ad attrezzarci.

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Coronavirus. Dietro il disastro in Piemonte anche una vecchia conoscenza dei notav: il PM Rinaudo

13 aprile 2020

In Piemonte, dopo qualche settimana di contagi relativamente più bassi rispetto alle aree del nord-est, l’epidemia sta esplodendo e seguirà probabilmente molto da vicino la curva di contagio della Lombardia. Venerdi, per la prima volta, il numero di decessi registrati in 24 ore ha segnato cifra doppia, arrivando a 104, senza che nei giorni successivi si vedesse un significativo miglioramento. Le terapie intensive sono tutt’ora sotto forte pressione e come altrove, ma più che altrove, il numero di malati effettivi resta ignoto visto che siamo la regione che ha eseguito meno test tra quelle del nord. D’altronde non poteva essere altrimenti. Il ceto politico sabaudo, tutto impegnato negli ultimi anni parlare di tav e del futuro radioso che ci aspetterebbe in fondo al tunnel, ha in realtà passato la maggior parte del suo tempo a spolpare la sanità piemontese a colpi di spending review e “razionalizzazioni”. L’eredità lasciata da questi signori la stiamo pagando carissima. Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 515 medici ospedalieri e 1.560 posti letto, facendo del Piemonte una delle regioni col numero di posti in terapia intensiva tra i più bassi delle regioni del nord (7.3 posti letto per 100.000 abitanti contro gli 8.9 della Lombardia, i 10 del Veneto, i 12 della Liguria e 10 dell’Emilia Romagna). A inizio epidemia c’erano solo due laboratori capaci di analizzare i tamponi diagnostici del covid19.

Per gestire questa situazione, che si presentava già catastrofica a inizio dell’epidemia, nella nostra regione è stata attivata un’Unità di crisi sulla falsariga di quanto fatto a livello nazionale. Un organismo che si trova oggi al centro di violentissime critiche da parte dell’Anaao, il solitamente molto pacato sindacato dei medici, che ha denunciato la scarsissima capacità del sistema sanitario regionale a intercettare i malati, la mancanza di tempestività e coordinamento degli interventi nonché la cronica incapacità della regione a fornire dispositivi di protezione individuale agli operatori sanitari e socio-sanitari. Inoltre, per i dottori piemontesi, la comunicazione giornaliera della situazione sanitaria regionale da parte dell’unità di crisi è opaca. In un primo comunicato, diffuso giovedi assieme al sindacato infermieri, hanno parlato un “gioco delle tre carte inqualificabile” portato avanti a favor di telecamere  “per nascondere incompetenze e lentezze”. In una seconda durissima nota, diffusa sabato, i medici si sono scagliati ancora una volta contro l’arroganza di quelli che si trovano a “dirigere da dietro una scrivania” l’emergenza corona virus in Piemonte, qualificati di generali che, dalle comode retrovie, hanno mandato il personale ospedaliero in prima linea allo sbaraglio

Grande è stata la nostra sorpresa nello scoprire che dietro una di queste scrivanie della sciagurata Unità di crisi della regione Piemonte c’è una vecchia conoscenza del movimento notav: il PM Rinaudo. Un losco personaggio dalle imbarazzanti amicizie di cui abbiamo già lungamente reso conto, noto per aver fatto parte del pool anti-valsusa che ha contribuito negli anni a infliggere centinaia di anni di carcere a decine di notav. Proprio al magistrato anti-notav è toccato il compito di difendere, in una grottesca conferenza stampa tenuta venerdi scorso, la folle decisione presa dal consiglio regionale di trasferire i pazienti di covid19 nelle RSA. All’inizio della diffusione dell’epidemia, avendo letteralmente smantellato la rete sanitaria territoriale e l’assistenza domiciliare a forza di tagli, la Regione ha dovuto ripiegare su un approccio esclusivamente ospedaliero che ha moltiplicato i contagi. Accortisi del disastro e con gli ospedali che iniziavano a saturare, a metà marzo è stata presa la decisione di far ritornare i malati più fragili, gli anziani, nelle case di riposo. Grazie a questa brillante mossa, che la giunta Cirio ha poi inizialmente cercato goffamente di nascondere, abbiamo anche in Piemonte tanti casi Trivulzio. Il numero di morti nelle case di riposo è arrivato ad almeno 450 e le RSA di sono letteralmente “trasformate in obitori” come ha di nuovo denunciato il sindacato dei medici.

Insomma, invece di avere dei virologi attenti e con risorse adeguate, capaci di stilare protocolli rapidi ed efficaci, abbiamo una banda di dilettanti allo sbaraglio tra cui spicca un miracolato che ha fatto carriera sulle spalle dei notav. Un “sistema Piemonte” compatto nel suo criminale pressapochismo, drogato di marketing confindustriale da due soldi, zeppo di baroni universitari e professionisti con le conoscenze giuste che sta facendo danni incalcolabili nella nostra regione, causando morti che potevano probabilmente essere evitate con un approccio più attento e circostanziato. Speriamo se ne ricordino tutti i piemontesi, a emergenza finita. Bisognerà pur fare i conti, presto o tardi, con chi ci ha portato nel disastro in cui ci troviamo oggi.

FONTE: https://www.notav.info/senza-categoria/coronavirus-dietro-il-disastro-in-piemonte-anche-una-vecchia-conoscenza-dei-notav-il-pm-rinaudo/


COVID19 CONTAGI IN VAL DI SUSA. TURISMO SPECULATIVO E CANTIERE TAV

Lo schifo dello schifo e ora anche il coronavirus…

L’alta valle di Susa e le sue speculazioni.

Possiamo dirlo con serenità, ogni territorio ha il suo schifo e la declinazione del tav Torino Lione ed il suo cantiere di Chiomonte ne sono un esempio. Primo caso di coronavirus in valle di Susa a Chiomonte, un militare di guardia al cantiere. Movida e comportamenti criminali nonostante le zone rosse in Lombardia, in alta valle di Susa, sponsorizzate da amministratori locali e si tav. Di questo stiamo parlando, di comportamenti che stanno distruggendo la vita e l’ambiente uccidendo e sprecando oggi risorse preziosissime per la sanità e il futuro del nostro paese.

Ma riavvolgiamo il nastro. Continue reading