Tag Archives: pianura padana

Estrattivismo pandemico (parte 4)

29 settembre 2020, di Alexik.  Qui i capitoli precedenti

Come da manuale, la recessione che viene – la peggiore, secondo l’OCSE, dal dopoguerra – sta imprimendo un nuovo impulso all’aggressione del profitto contro i territori.
L’illusione che la crisi pandemica potesse portare ad un ripensamento sull’assurdità di questo modello di sviluppo si è dissolta molto in fretta, a fronte della capacità del capitale (infinitamente maggiore della nostra) di trasformare le crisi in opportunità.
Sul piano normativo le conseguenze di tale aggressione si traducono in forma di deroghe alle tutele ambientali, provvedimenti a sostegno delle attività estrattive o dell’agroindustria, deregulations degli appalti per le grandi opere, rilancio del finanziamento pubblico di infrastrutture devastanti.

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Il modello “Nord Italia” ha facilitato la diffusione del coronavirus

24 settembre 2020

Non è una sorpresa, ma ancora oggi è quasi un tabù che le classi dirigenti del Nord Italia hanno cercato in ogni modo di nascondere ed esorcizzare. A facilitare la diffusione del virus Covid 19 in Italia e soprattutto nelle regioni più ricche e “competitive” del Settentrione, è stata proprio la struttura di quel modello.  A far sì che il nostro paese sia stato tra i primi colpiti dalla pandemia, con più violenza e rapidità, sono stati anche fattori come la rete capillare di autostrade nell’area padana, l’alta percentuale di pendolarismo degli abitanti di queste zone, il tasso di inquinamento atmosferico, e non ultima, l’altissima densità abitativa di Veneto e Lombardia.

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Estrattivismo pandemico [1/2/3]

di Alexik

Ci avevamo sperato, dal chiuso delle nostre case, osservando sorpresi l’aria della pianura padana tornare trasparente, la biodiversità riapparire e la fauna selvatica avventurarsi, timida, attraverso il cemento degli spazi urbani.
Toccavamo con mano, durante il lockdown,  la dimostrazione di come sarebbe bastato fermare questo sistema di produzione, questo modello di mobilità, questo consumo insensato di roba inutile, perché la natura cominciasse a riprendersi ciò che è suo.
Avevamo sperato che fosse diventata chiara a tutti la possibilità concreta di un cambiamento radicale, ma sapevamo, in cuor nostro, che avevamo vissuto solo una fragile tregua nell’aggressione del capitale agli ecosistemi e ai territori, un rallentamento che precede la rincorsa.
Ed anche che come tregua aveva fin troppe eccezioni.

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