14 aprile 2021 – Un anno fa, a poche settimane dallo scoppio della pandemia Covid-19, le proteste all’interno del carcere: oggi le richieste di rinvio a giudizio della Procura, che muove le accuse a vario titolo di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato e tentata evasione.
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Dozza stracolma e rischio Covid: bloccati i nuovi ingressi
12 marzo 2021 – Ulteriori detenuti vengono dirottati a Modena. Con 750 reclusi contro una capienza regolamentare di 500, la decisione è stata presa per “la saturazione degli spazi detentivi, anche dovuta alla contemporanea chiusura in via precauzionale di diverse sezioni, essendosi riscontrati casi di positività”, riferisce il Garante comunale.
“Bologna. Solidarietà oltre ogni muro”: donazione dei detenuti per le famiglie in difficoltà
19 gennaio 2021 – Un gruppo di carcerati della Dozza ha deciso di destinare un contributo in buoni pasto alle attività della Colonna solidale autogestita, che con l’occasione sottolinea la situazione “estremante rischiosa” che si vive all’interno della casa circondariale tra sovraffollamento e minaccia Covid. Continue reading
Cronaca Sollicciano, il carcere delle torture: “Botte dagli agenti e l’ispettrice rideva”
8 gennaio 2021 – Firenze – Il segnale lo dava l’ispettrice, nel suo ufficio trasformato in camera della tortura. Un cenno con la testa, «dall’alto al basso», sufficiente a scatenare la squadra di agenti. Calci, pugni sul volto, ginocchia premute sulla schiena fino a spezzare le costole.
Modena – Aggiornamenti e appello alla solidarietà con i 5 detenuti del carcere di Modena
24 dicembre 2021
A fine novembre 5 persone detenute nel carcere di Ascoli hanno scritto un esposto alla Procura di
Ancona. In questo atto, con grande coraggio, hanno riportato quanto realmente accaduto a marzo
nel carcere di Modena e di Ascoli in seguito alle rivolte, in relazione ai pestaggi, agli spari e a alla
morte di Salvatore Piscitelli. Il 10 dicembre sono stati trasferiti nel carcere di Modena.
La giustizia dello Stato: Prima la violenza, poi la vendetta – Sui 55 avvisi di garanzia arrivati ai detenuti di Rebibbia
27 settembre 2020
Tra il finire di febbraio e inizi di marzo la presenza del Covid in Italia e nel mondo comincia a preoccupare e spaventare. Non se ne capisce bene l’entità né la reale pericolosità e scienziati, medici e politici si contraddicono a vicenda. Vengono istituite le prime “zone rosse” a livello locale, fino all’annuncio della chiusura a livello generale. Le indicazioni governative sono quelle di mantenere la distanza di almeno 1 metro, di indossare la mascherina e di uscire di casa solo in caso di “necessità”. Bisogna insomma evitare il contatto con le altre persone, è questo l’unico modo per non essere contagiati.
Anche nelle carceri, tra le persone prigioniere cresce la paura: come è possibile proteggersi da questo virus quando si sta ammassati in celle di pochi metri quadri? Come farlo se la direzione penitenziaria non fornisce neanche il minimo di dispositivi di protezione (le mascherine)?
Milano, rivolta nel carcere di Opera all’inizio del lockdown: lo Stato presenta il conto, chiesto il processo per 22 detenuti
Per le note rivolte dei detenuti nelle carceri italiane dello scorso marzo, cioè in pieno lockdown per il coronavirus, stanno ora arrivando le prevedibili misure repressive fatte di rinvii a giudizio e futuri processi.
Lo Stato, non contento di avere ammazzato 14 detenuti durante le proteste ed aver attuato violenze e misure fortemente discriminatorie usate dal DAP, dai direttori e dalle guardie carcerarie durante l’intero lockdown, ora accusa le persone detenute di aver preordinato un “piano criminale”. Ma criminale semmai è stata la scelta politica di lasciare migliaia di persone a lambire e morire in carcere e a contagiarsi l’un l’altro per evitare di varare un qualche provvedimento di indulto.
Le carceri in Brasile col coronavirus assomigliano all’inferno
21 luglio 2020
Le carceri brasiliane ai tempi del coronavirus hanno l’aspetto di un girone dantesco. È questa l’immagine che restituisce Sergio Grossi, ricercatore dell’Università di Padova e dell’Universidade Federal Fluminense di Rio de Janeiro, specializzato in Educazione e Carcere.
Tornato in fretta e furia in Italia a causa del collasso del sistema sanitario, pubblico e privato, del Paese – che finora ha registrato più di due milioni di contagiati da coronavirus e più di 80mila morti – il ricercatore racconta ai nostri microfoni la situazione nelle carceri brasiliane.
I colloqui al tempo del coronavirus
Detenuti contagiati nel carcere di Montorio
Le carceri sono tra i luoghi più esposti al rischio di contagio.
Assistiamo al paradosso per cui all’esterno non si può stare a meno di un metro di distanza e lo Stato dichiara illegali gli “assembramenti”, mentre in carcere si è costretti dallo stesso Stato a stare anche in celle sovraffollate.
A riprova di come la vita dei detenuti sia tenuta in nessuna considerazione.
A un mese dall’inizio delle proteste nelle carceri italiane, proviamo a mettere in fila le poche informazioni reperibili sulla situazione del carcere veronese di Montorio.
Carceri: censura e tanatopolitica per l’“umanità a perdere”?
Da quando è cominciata la cosiddetta emergenza Covid-19 e ancor di più da quando s’è avuta la famosa rivolta in diverse carceri il silenzio sulla realtà carceraria sembra diventato legge che nessun media infrange.
Dopo la rivolta. Cinque voci di donne sul carcere di Opera
27 Aprile 2020
Il testo che segue è una raccolta di voci, una conversazione a distanza tra cinque donne, mamme, compagne, mogli, sorelle di detenuti rinchiusi nel carcere di Opera, a Milano.
A Opera, da quasi due mesi la situazione è tesissima. Gli eventi sono precipitati con la rivolta del 9 marzo scorso, ma sono tanti i familiari che denunciano, fin da prima della rivolta, provocazioni, violenze, atteggiamenti al di fuori delle regole da parte di agenti della penitenziaria e un funzionamento farraginoso dell’intero sistema carcerario.
Porto, Portogallo: Uno scritto di Gabriel Pombo Da Silva (marzo-aprile 2020)
Visto che fino ad oggi il nostro compagno Gabriel non ha scritto comunicati ufficiali, queste parole vogliono essere precisamente un comunicato/diario, oltre che un modo per condividere con quelle persone e compagnx più affini quello che pensa in merito a diverse tematiche. Lo stesso Gabriel ha chiesto esplicitamente alla sua compagna di selezionare quei frammenti (delle lettere a lei inviate) dove riflette/analizza e o specula su questioni interessanti relative all’attuale situazione: il «coronavirus» in carcere, la situazione giudiziaria o le circostanze della sua prigionia. Gabriel sta bene di salute e di spirito ed è pronto per la guerra che lo aspetta nelle galere dello Stato spagnolo. Nonostante la sentenza definitiva del Tribunale Supremo di Lisbona che conferma la sua consegna allo Stato spagnolo, non sappiamo ancora se le «autorità» lo consegnerebbero senza considerare lo «stato di emergenza» dichiarato in funzione della «pandemia» da «Covid-19». Di fatto questo stesso «stato di emergenza» impedisce (teoricamente) la consegna di prigionierx ad altri paesi durante tutta la sua durata.
Gabriel libero!
Tuttx liberx!
Viva l’anarchia!
Chi non può tornare a casa: prigionieri, rifugiati, senzatetto
Un archivio di notizie rilevanti che possono aiutare ad avviare dibattiti e riflessioni comuni sulle richieste che collettivamente dovremmo fare per un futuro più giusto.