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GRIGLIATE, CALCETTO e VIOLENZE, la FOLLIA del CARCERE ai TEMPI del COVID-19!

L'immagine può contenere: una o più persone

Vogliamo esprimere la nostra solidarietà ai parenti dei detenuti di Rebibbia, alle compagne e ai compagni di Rete Evasioni e ai-alle detenuti/e stessi/e per quanto accaduto ieri di fronte al carcere romano.

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Lettera dei detenuti del carcere della Dozza (Bologna)

Coronavirus in Emilia-Romagna, rivolta anche nel carcere ...

Di seguito pubblichiamo una lettera dei detenuti del carcere della Dozza.

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Campo di concentramento / Nel carcere di Caserta, i detenuti: «Massacrati in cella»

14 aprile 2020

Lunedì 6 aprile nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Caserta, scoppia una protesta “per non morire come topi”, come ha dichiarato un detenuto, anche alla luce della scoperta di tre positivi al COVID-19.

Nella notte arriva la ripercussione delle guardie: 100 agenti in assetto antisommossa svegliano i detenuti di soprassalto e li piacchiano selvaggiamente. Le comunicazioni e le videochiamate vengono bloccate ma la notizia riesce ad uscire e un gruppo di parenti si riunisce davanti alla casa circondariale per sapere lo stato di salute dei propri cari. Appena iniziano a uscire alcuni detenuti, sono evidenti sul loro corpo i segni di una mattanza.

Qui vi riportiamo le parole di un parente che ha deciso di telefonare a RadioBlakout ed esprimere le sue preoccupazioni e la sua rabbia.

FONTE: https://macerie.org/index.php/2020/04/14/campo-di-concentramento/

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Coronavirus nel carcere di Caserta,
i detenuti: «Massacrati in cella»

Martedì 14 Aprile 2020

È un detenuto scarcerato venerdì l’uomo comparso, in questi giorni, in una foto pubblicata sui social network con la schiena striata da lividi e graffi. Quello stesso detenuto compare in un video inviato a Il Mattino in cui racconta ciò che, secondo lui, è accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere tra le 15 e la mezzanotte di lunedì. Quando, secondo il recluso napoletano che ha denunciato il tutto alle autorità preposte, una volta andati via dal carcere i magistrati di sorveglianza, nel reparto Nilo ci sarebbe stata una rappresaglia della polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti che avevano preso parte alla protesta del giorno precedente.

«Quando abbiamo saputo che c’era un detenuto contagiato ci siamo spaventati, noi chiedevamo le distanze e che le guardie non entrassero più nella sezione senza mascherine. Abbiamo chiesto i tamponi e ci hanno promesso che li avrebbero fatti il lunedì. Sono uscito oggi (ieri, ndr) e di tamponi non ne ho visti. L’unica cosa che ho visto, per la prima volta in vita mia nonostante sono stato quindici anni in carcere, è un abuso di potere senza precedenti»: parla un detenuto ai domiciliari da ieri mattina. «Abbiamo protestato, è vero, ma abbiamo fatto solo lo sciopero della fame e la battitura, non abbiamo mai alzato le mani. Abbiamo manifestato la nostra paura di morire come topi in carcere. Lì al Nilo ci sono cardiopatici e diabetici, ormai il virus arriverà anche lì e se non si prendono provvedimenti sarà una tragedia. Dicevano che ci avrebbero fatto i tamponi, lunedì aspettavamo le telefonate normali alle 14.30 e ci hanno detto che non c’era linea. Al quarto piano, io stavo all’ottava sezione, abbiamo iniziato a sentire grida d’aiuto. La gente del padiglione Tevere ci urlava che stavano venendo pure da noi. Ci hanno detto: “Togliti le lenti e mettiti faccia a muro”. Sono arrivate 100 guardie e ci hanno presi a colpi di manganelli nelle spalle e sulle gambe. Urlavano “Noi siamo lo Stato! Noi comandiamo, voi siete la munnezza”. Mi creda, in quel momento anche il più grande delinquente ha avuto paura di morire. Quelli che hanno fatto i promotori della rivolta sono stati picchiati molto più duramente, c’era sangue nelle celle. Io ho preso solo calci perché non ho reagito. Mai in vita mia ho visto una cosa simile, denuncerò tutto». Il detenuto, 50 anni, si è rivolto al suo avvocato per informare la Procura. E non è il solo. «Ci hanno presi a anni di manganellate su tutto il corpo, pensavo che saremmo morti. Ci hanno tirato fuori dalle celle, picchiandoci anche mentre eravamo sulle scale, sto soffrendo per quello che ho subito, ci hanno danneggiato fisicamente e psicologicamente. Chiedo un aiuto per i miei amici che sono rimasti ancora lì». È il racconto di un secondo detenuto, liberato venerdì, colui che ha inviato un video a Il Mattino. Ha grossi bernoccoli sulla testa oltre ai segni rossi sulle spalle. «Dovevano scarcerarmi lunedì sera, ma la misura firmata dal giudice è stata eseguita cinque giorni dopo nella speranza che si attenuassero sul mio corpo i lividi e gli altri segni di percosse. Altri sono messi peggio di me: ho denunciato tutto per tutelare chi è ancora dentro il carcere».

Dal giorno della protesta delle donne dei detenuti davanti al carcere di Santa Maria Capua Vetere, molti di questi racconti sono stati inviati al garante dei detenuti napoletani, Pietro Ioia, che li ha condivisi sui suoi canali social, e al garante campano, Samuele Ciambriello, che ha scritto alla Procura di Santa Maria Capua Vetere per chiedere che si avviino le verifiche del caso. Anche i Radicali hanno trasferito ai pm l’sos dei familiari. E, prima ancora, erano stati i magistrati di sorveglianza ad apprendere dell’esistenza dei file di denuncia sui maltrattamenti e a innescare verifiche.

Diametralmente opposta a quella resa dai detenuti è la versione dei fatti del Dap. Dopo la rivolta del fine settimana, infatti, il Dipartimento ha negato ogni forma di violenza. E, nel contempo, è stato reso noto che, dopo la «battitura», diversi detenuti del Nilo avevano probabilmente in animo di organizzare una rivolta ben più energica di quella di domenica. Durante una perquisizione straordinaria, la polizia penitenziaria avrebbe infatti ritrovato in diverse celle del reparto Nilo armi rudimentali, come mazze e lame ricavate da oggetti di fortuna, oltre a diversi telefoni cellulari. Inoltre, nel corso della prima protesta, alcuni reclusi avrebbero minacciato gli agenti con dei contenitori pieni di olio bollente. Saranno gli accertamenti della Procura a chiarire se, dentro le mura dell’Uccella, lunedì si è verificato qualcosa di illecito.

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FONTE: https://www.ilmattino.it/caserta/detenuti_massacrati_carcere-5168837.html


Il carcere di Santa Maria Capua Vetere e la mattanza della settimana santa

Franco (nome di fantasia), recluso nelle sezioni di alta sicurezza della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, è in attesa di giudizio e non sa ancora se il giudice lo riterrà colpevole o innocente. Si ammala qualche settimana prima di Pasqua. Picchi di febbre e problemi respiratori fanno pensare al peggio. Dopo qualche ora di monitoraggio viene “isolato” in infermeria per verificare l’evoluzione dei sintomi. I familiari riescono ancora a comunicare con lui tramite videochiamate ma hanno l’impressione che le cose stiano prendendo una brutta piega. Hanno paura, come tutti. Riescono a sapere tramite l’associazione Antigone e l’ufficio del garante dei detenuti campano che la situazione per ora è monitorata, ma si dovranno fare accertamenti specifici per capire il tipo di malessere. Qualche giorno dopo, la direzione sanitaria che opera in carcere avverte la famiglia che Franco è stato sottoposto a tampone da Covid-19 risultando positivo. Nel frattempo, sarebbe stato ricoverato presso la struttura ospedaliera napoletana del Cotugno. Continue reading


ASCOLTANDO RADIO CARCERE

17 aprile. Un gruppetto di solidali si è recato quest’oggi sotto il carcere delle Vallette per salutare tutti i detenuti e cercare di capire cosa effettivamente succeda all’interno. Dalle voci che attraversano le sezioni pare siano più di 150 i reclusi al momento positivi al momento e il blocco B quello più colpito. La sezione Arcobaleno, precedentemente destinata ai tossicodipendenti è stata riconvertita a sezione covid, mentre di mascherine neanche a parlarne (“col binocolo le vediamo le mascherine”). Le videochiamate stranamente sembrano funzionare ma al massimo si riescono a ottenere una decina di minuti a settimana e non pare siano state negate ore d’aria fino a oggi. Non è arrivato invece alcun tipo di informazioni al maschile di quanto stia accadendo nel blocco femminile( la distanza impedisce qualsiasi tipo di comunicazione dall’esterno delle mura), da dove nei giorni scorsi erano arrivate notizie telefoniche di proteste durante le ore d’aria. Dopo una decina di minuti il gruppo si è allontanato tra accorati saluti e grida di libertà.

https://macerie.org/index.php/2020/04/17/ascoltando-radio-carcere


Bologna, Colonna Solidale | INFORMAZIONI UTILI

https://circoloberneri.indivia.net/wp-content/uploads/cropped-cassk-6.jpg

Care compagne e solidali,
come abbiamo annunciato pochi giorni fa, siamo finalmente pronte a partire con la Colonna Solidale Autogestita!

Nel dettaglio, le attività di mutuo appoggio sono:
– consegna porta a porta di spesa alimentare, medicinali, libri e stampa anarchica
– Spaccio Popolare Autogestito >> beni di prima necessità alimentari e non, prodotti senza sfruttamento della Terra e della Persona (consegna a casa + distribuzione previa ordinazione al Circolo Berneri TUTTI I LUNEDÌ dalle 17 alle 20)
– “Spesa sospesa” (raccogliamo generi alimentari e offerte per chi è in difficoltà: se puoi, lascia un’offerta o dei prodotti, se hai bisogno, chiedi e ti sarà portato)
– sportello medico per via telefonica (consigli igienico-sanitari, in caso di urgenze/necessità anche in presenza)
– sostegno all’iniziativa di solidarietà con i detenuti “Facciamoli uscire!”

Per la sicurezza di tutte saranno rispettate le norme igienico-sanitarie definite dai decreti, e alle volontarie verranno forniti materiali di riconoscimento, mascherine mediche, guanti, istruzioni precise per la consegna e una lettera di incarico ai sensi della direttiva regionale sul volontariato.

La distribuzione verrà effettuata SU APPUNTAMENTO presso il portico del Circolo Anarchico Berneri (Piazza di Porta S. Stefano 1): raccomandiamo di essere PUNTUALI e di ASPETTARE IL PROPRIO TURNO mantenendo la distanza di almeno un metro.

TELEFONO per richieste di consegna e appuntamenti >> 0510548321 (tutti i giorni dalle 9 alle 18)
MAIL >> colonnasolidale@esiliati.org | berneri@autistici.org
SITO >> colonnasolidale.org  | circoloberneri.org

LISTINO PRODOTTI SPACCIO POPOLARE AUTOGESTITO >> https://calc.gattini.ninja/xdqxo8j8sf8v

LISTINO LIBRERIA DEL CIRCOLO (libri e riviste) >> https://ethercalc.org/1avxkqdfp4

Avanti!

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FONTE: http://circoloberneri.indivia.net/comunicati/colonna-solidale-informazioni-utili


Carcere Opera, avv Losco: “Mio assistito buttato a terra e preso a calci e pugni in testa”

Carcere Opera, avv Losco: “Mio assistito buttato a terra e preso a calci e pugni in testa” “Possibile che l’aggressione sia legata alle proteste del 9 marzo” CRONACA (Milano).

“Il 9 marzo scorso il mio assistito ha partecipato attivamente ai disordini nel carcere di Opera dove i detenuti hanno protestato per le misure restrittive messe in atto dalla direzione sotto impulso del Governo. Continue reading


[1 aprile ore 18] Le stesse maledette sbarre: invito a una sera di battitura

LE STESSE MALEDETTE SBARRE: INVITO A UNA SERA DI BATTITURA
MERCOLEDÌ 1 APRILE 2020 – ORE 18:00

È oramai palese che le istituzioni italiane non hanno intenzione di salvaguardare la salute delle persone ristrette nelle oltre 200 carceri del territorio nazionale.

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Iran: Rivolta nelle carceri iraniane

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Il 26 marzo 2020, dopo le proteste per lo sciopero della fame dei prigionieri in alcune carceri iraniane, a causa delle cattive condizioni di detenzione e della diffusione del coronavirus e anche della morte di diversi prigionieri, si sono ribellati i prigionieri di alcuni reparti della prigione centrale di Tabriz, una città del nord-ovest dell’Iran.

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RIVOLTA NELLE CARCERI: LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE UN VASO PIENO DA TEMPO

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11 marzo 2020

l ministro della Giustizia Bonafede ha riferito in Parlamento sulle rivolte, negli scorsi giorni, in oltre 27 carceri italiane.

I detenuti protestano soprattutto per le forti limitazioni agli incontri con i familiari senza soluzioni alternative, chiedono garanzie contro il contagio da coronavirus e rinnovano la richiesta di un indulto per ridurre il sovraffollamento. 12 detenuti sono morti durante le proteste, in circostanze ancora da chiarire.

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