La progressiva diffusione dell’epidemia di Covid-19 a tutti i continenti ha indotto l’Organizzazione mondiale della sanità ad innalzarne il livello a quello di pandemia; mentre si cerca di contenere la diffusione con scoordinate ed estemporanee limitazioni alla circolazione delle persone, la produzione e la movimentazione delle merci prosegue inesorabile nonostante che l’intero sistema capitalista scopra improvvisamente le sue fragilità di fronte ad un invisibile nemico.
La progressiva diffusione dell’epidemia di Covid-19 a tutti i continenti ha indotto l’Organizzazione mondiale della sanità ad innalzarne il livello a quello di pandemia; mentre si cerca di contenere la diffusione con scoordinate ed estemporanee limitazioni alla circolazione delle persone, la produzione e la movimentazione delle merci prosegue inesorabile nonostante che l’intero sistema capitalista scopra improvvisamente le sue fragilità di fronte ad un invisibile nemico.
Dopo gli scioperi per fermare le produzioni non essenziali, arriva un accordo ridicolo tra padroni e sindacati. Intanto arrivano le prime conferme di operai positivi e ammalati.
Da Orzinuovi zona particolarmente colpita giungono le prime conferme che in aziende che non vogliono fermare la produzione ci sono molti operai malati e positivi. Nelle aziende della zona che dopo lo sciopero di ieri i lavoratori hanno deciso di non rientrare.
Gli ospedali privati dicono: stiamo lavorando per l’emergenza coronavirus al pari degli ospedali pubblici. È vero, ripetono i medici e gli infermieri delle strutture private che si stanno prodigando per i pazienti in questo momento di crisi. Eppure c’è qualcosa che non va, se all’ospedale San Matteo di Pavia (pubblico) arrivano le ambulanze rifiutate dall’Humanitas di Rozzano (privata).
Non ci sono abbastanza posti letto: è quello che sentiamo dire ad oltranza dai telegiornali nazionali.
Certo, siamo consapevoli che la reale carenza sia quella principalmente delle figure mediche e dei respiratori artificiali. Capita però che osservando centinaia di ospedali abbandonati nello Stivale e capendone il nesso con la loro cattiva gestione statale, ci manca letteralmente il respiro. Si, “perdere il fiato” non è solo uno dei sintomi della dilagante pandemia, ma anche la reazione inevitabile di fronte a politiche scellerate perpetrate negli anni e alla conseguente mancanza di spazi per i ricoveri.
Da settimane, ormai, l’Italia si trova a fronteggiare una crisi sanitaria di ampie proporzioni, difficile da contenere e ancora in espansione. La diffusione del nuovo covid-19 ha portato al limite della sopportazione il sistema sanitario nazionale, mostrandone i deficit e le inadeguatezze. A farne le spese, ovviamente, sono le fasce più deboli della popolazione, senza contare il peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori sanitari impiegati nelle aziende ospedaliere e nelle attività di soccorso extraospedaliero. Una crisi che non si risolverà nella scia delle politiche sanitarie di questo e dei precedenti governi.
Storia minima di 40 anni di tagli alla sanità italiana
L’emergenza di queste ore non è solo frutto della contingenza, ma un problema strutturale vecchio di almeno quattro decenni. Tutti i numeri del sistema sanitario italiano, considerato ancora tra i migliori al mondo
La recente epidemia ha contribuito, fra le altre cose, a render manifeste le inadeguatezze ed iniquità – già prefigurate e denunciate negli ultimi anni da una nicchia di cittadinanza consapevole – di un sistema sanitario in buona misura mutato radicalmente rispetto agli albori del SSN, aziendalizzato e privatizzato. In particolare in seguito alle riforme degli anni 90 si è imposto un modello a tratti anglosassone mirato più all’ospedalizzazione, alla cura ed al servizio profittevole piuttosto che all’attenzione alla prevenzione ed alla salute pubblica, bene comune di rilevanza costituzionale su cui insiste la grande riforma sanitaria del ‘78 (da cui l’istituzione del sistema sanitario nazionale
Le scriventi, con nota del 23/02/2020, hanno richiesto a Poste Italiane la fornitura di “mascherine, guanti e disinfettanti per le mani”, su tutto il territorio nazionale e per tutti i lavoratori di Poste Italiane.
Negli ultimi giorni l’inversione comunicativa della stampa e delle istituzioni risulta veramente estraniante. Prima abbiamo vissuto un atteggiamento istituzionale di severo interventismo, non si può perdere tempo e non ci si può “fermare a discutere” come ha sostenuto il sindaco di Bologna Merola, i rischi sono troppo alti, prima viene la tutela della salute, chiudere tutto e subito (ma forse aspetta i ristoranti e gli uffici pubblici no, i bar dalle 18, o forse no…).
“Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?” questa domanda venne coniata da Edward Lorenz, un famoso matematico e meteorologo statunitense nel lontano 1972. La frase fece storia e contribuì alla divulgazione della teoria matematica del caos, rendendosi popolare come “effetto farfalla”. Da allora, la farfalla in questione ed il suo delicato -ancorché catastrofico- battito d’ali hanno avuto fortuna, soprattutto in ambito letterario e cinematografico: in un mondo nuovo sempre più piccolo, i simboli adeguati sono scarsi e ce n’è un certo bisogno.