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Virus, allevamenti intensivi e crisi economica VOCI DALL’ANTROPOCENE – #30 – 06/07/20

Questa settimana il tema portante saranno  le connessioni tra i fenomeni pandemici e la più generale crisi ecologica che riguarda prepotentemente questo inizio di millennio. E tra la crisi economica e la crisi ecologica.

Lo faremo attraverso due interviste… Diciamo subito che la prima intervista è del 2017, quando “Big Farms make Big Flu” [del biologo Robert Wallace] è uscito negli Usa.

Il libro non parla quindi di coronavirus, ma le risonanze sono ovviamente fortissime, e non è ancora tradotto in italiano.  Abbiamo scelto questo estratto perché ci sembra che connetta brevemente tutti i piani del discorso: la penetrazione antropica sempre più profonda che mette in contatto grandi e piccoli allevamenti con luoghi che fino a poco tempo fa potevano dirsi incontaminati, serbatoi di virus insomma, la grande industria che crea il terreno perfetto perché i patogeni vincano la competizione per esistere mantenendosi comunque letali, la globalizzazione che sposta rapidamente i patogeni da una parte all’altra del mondo. Il risultato sono super patogeni che sono un’emanazione diretta dei cicli industriali, prodotti dalle condizioni stesse dell’accumulazione capitalistica.

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Sul buonsenso e la sua mancanza ai tempi del contagio.

19 maggio 2020; da https://piccolifuochivagabondi.noblogs.org

Sull’argomento coronavirus, Covid-19, ordinanze, eccetera, si sono dette tante cose.
Chi ha minimizzato parlando di una semplice influenza, chi per tener fede ad un’anima complottista continua a pensare che il virus sia un’invenzione di chissachì, chi invece esagera al contrario e minaccia di prendere il fucile contro coloro che considera “irresponsabili” perché con l’uscire dalla porta di casa aumenterebbero da soli il contagio.
Insomma, l’interpretazione non potrebbe essere più varia e, spesso, il buon senso ne esce malconcio.

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Il nostro compito è fermare il motore (Arundhati Roy)

12 maggio 2020

La pandemia ha bloccato la macchina del capitalismo. Ma sappiamo che questo blocco è temporaneo. Sappiamo anche che le pandemie non sono certo una novità, ma questa è la prima dell’Era Digitale, dove è arrivata come un regalo agli stati autoritari. Lo dimostra, ad esempio, l’imposizione in molti stati delle applicazione di sorveglianza sanitaria. “Se prima del coronavirus ci aggiravamo da sonnambuli nello stato della sorveglianza, oggi stiamo correndo in preda al panico tra le braccia di uno stato della super-sorveglianza – scrive Arundhati Roy – in cui ci è chiesto di rinunciare a tutto… Come fermare questo motore? Questo è il nostro compito”

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Prima le buone notizie

Il medico al paziente: “Prima le buone notizie, dopo lunghe analisi abbiamo finalmente accertato che lei non è un ipocondriaco”.

Ci sono tanti modi per essere irriducibili, ma ce n’è uno che è veramente radicale: mantenere il buonumore, sempre e comunque. Questa barzelletta sembra allora perfetta per descrivere questi tempi tragici. Se la buona notizia è che non sei ipocondriaco, allora c’è davvero da preoccuparsi. E’ tutto vero. E’ tutto surreale sì, ma tutto vero. Continue reading


L’impatto del Covid sulla globalizzazione neoliberista

1 aprile 2020

Una crisi del capitale

L’epidemia dovuta al diffondersi del COVID-19 rappresenta la più grave pandemia dai tempi dell’influenza spagnola del 1918-1920 e promette di innescare la più grave crisi economica del sistema capitalistico dallo scoppio della Grande Recessione del 2008. Tra le economie più colpite vi sono infatti le più grandi potenze industrializzate del mondo, tra cui Stati Uniti, Italia, Spagna, Cina e Germania, ma anche Francia, Regno Unito e Giappone, responsabili di oltre il 60% del PIL globale.

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Coronavirus: il blackout della globalizzazione

L’emergenza legata alla pandemia di Covid-19 ha aperto una nuova fase oscura della storia del pianeta. L’Italia è stata, in Occidente, la prima a esserne colpita e il nostro Stato si è trovato nella condizione di sperimentare tentativi e soluzioni alle nuove contraddizioni poste in essere da questa crisi mondiale. Queste soluzioni, con qualche apparente eccezione legata alle politiche di welfare, possono essere sintetizzate con una sola parola: repressione. Ne è esempio drammatico la risposta, violentissima, alle rivolte nelle carceri.

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La Cina, il Covid-19 e l’effetto farfalla. Misure di contenimento di dimensioni epiche e conseguenze.

19 febbraio 2020

di Fabrizio Dogliotti

“Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?” questa domanda venne coniata da Edward Lorenz, un famoso matematico e meteorologo statunitense nel lontano 1972. La frase fece storia e contribuì alla divulgazione della teoria matematica del caos, rendendosi popolare come “effetto farfalla”. Da allora, la farfalla in questione ed il suo delicato -ancorché catastrofico- battito d’ali hanno avuto fortuna, soprattutto in ambito letterario e cinematografico: in un mondo nuovo sempre più piccolo, i simboli adeguati sono scarsi e ce n’è un certo bisogno.

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