Bollettino dall’emergenza a giorni alterni e materiali utili per prenderci cura di noi

28 febbraio 2020

Negli ultimi giorni l’inversione comunicativa della stampa e delle istituzioni risulta veramente estraniante. Prima abbiamo vissuto un atteggiamento istituzionale di severo interventismo, non si può perdere tempo e non ci si può “fermare a discutere” come ha sostenuto il sindaco di Bologna Merola, i rischi sono troppo alti, prima viene la tutela della salute, chiudere tutto e subito (ma forse aspetta i ristoranti e gli uffici pubblici no, i bar dalle 18, o forse no…).

Dopo soli 4 giorni, parte la campagna a reti unificate “Bisogna ripartire!”, Attilio Fontana che dichiara che il coronavirus “è poco più di un’influenza” (il giorno prima di finire in auto-isolamento per il contagio di una sua stretta collaboratrice…), il sindaco Sala che spinge per la riapertura dei musei “perché la cultura è vita”, parte il video inquietante di #milanononsiferma, girato tutto nel cuore della nuova città, tra bosco verticale e torre Unicredit, con una città bianca e smart “dai ritmi impensabili” che deve tornare immediatamente a produrre.
E intanto i contagi non sembrano modificare il trend, ogni giorno qualche morto in più (ma ora sembrano morti previste e “rassicuranti”) e i pareri medici non sembrano aver cambiato in modo così radicale la valutazione (Burioni lo lasciamo a chi ha bisogno di guru autoritari).

In tutto questo le persone più fragili e più a rischio, gli/le anziani/e, chi ha patologie precedenti, le persone immunodepresse, cosa dovrebbero fare o pensare oggi? Rischiare la vita perché ora chi è alla guida dello stato d’emergenza ha deciso che è sufficiente così? Che le perdite economiche non valgono la pena (e la tutela di queste persone come di tutt*)? E chi lavora nella sanità pubblica nel mezzo di questo ciclone, con turni ancora più massacranti del normale, senza che nessuno dica neanche per sbaglio di stanziare fondi per potenziare un Sistema Sanitario Nazionale in strutturale carenza d’ossigeno legato a un feroce processo di privatizzazione da decenni?

E in questa “preoccupazione economica” emerge un’altra domanda: chi si è preoccupato fino ad oggi di tutte quelle lavoratrici e lavoratori che in questo stato d’emergenza stanno rischiando i propri stipendi e i propri posti di lavoro?
Pensiamo in particolare a chi lavora in ambito educativo e sociale, a chi lavora nello spettacolo e nella cultura, a chi è costrett* a casa, con o senza telelavoro, vede tutto il lavoro di cura scaricato ancor di più su di sé, a chi lavora a partita IVA (spesso “falsa” per nascondere un lavoro subordinato) e non può mai scegliere di assentarsi da lavoro per tutelare la propria salute, a chi pulisce le camere degli alberghi della Milano che non si ferma e rischia di perdere il posto di lavoro per le perdite nel settore e ai rider senza possibilità di scelta che consegnano i pasti nella città in quarantena.
Dopo quattro giorni di decreti e ordinanze non è ancora chiaro quali provvedimenti prenderà il Ministero del Lavoro e se davvero queste figure precarie verranno tenute in considerazione, lasciando un’incertezza che rappresenta anche il valore che hanno queste lavoratrici e lavoratori per chi governa.

Come abbiamo detto rispetto alla sospensione delle attività di Ri-Make, non vogliamo banalizzare, ne esasperare. Ma vogliamo mettere al centro la cura di noi stess*, delle persone che incontriamo per strada o nei nostri luoghi di lavoro, prenderci cura dei quartieri in cui viviamo e delle comunità che costruiamo, con la solidarietà, il mutuo soccorso delle relazioni #fuorimercato che rispondano ai nostri bisogni e abbiano come priorità le nostre vite.
Vogliamo dunque diffondere degli strumenti informativi utili, per continuare a fare attenzione collettiva al contagio e delle proposte per tutelare i diritti di questi settori lavorativi precari.

Lunedì 2 marzo ci incontreremo dal vivo alle 19 a Ri-Make per capire quali altre soluzioni concrete pensare di mettere in campo per continuare a prenderci cura di questa situazione.
Perché per noi la salute e la tutela di una vita dignitosa per tutt* è più importante di qualsiasi altra valutazione emergenziale o di mercato. E non vogliamo semplicemente tornare alla normalità, vogliamo poter stare meglio e che nessun* debba sentirsi a rischio.
A chi rivendica garanzie per il proprio lavoro e la propria salute: non sei sola, non sei solo!

Materiali utili per prenderci cura di noi e per la dignità del lavoro in quarantena:

Il decalogo del ministero su come fare attenzione ai nostri gesti quotidiani rispetto al contagio del coronavirus, tradotto in diverse lingue dall’ Associazione Naga – Milanohttps://naga.it/…/traduzioni-decalogo-del-ministero-per-il…/

Le rivendicazioni delle Operatrici e operatrici sociali del Sial Cobas e dell’Adl Cobas per la tutela e la dignità del lavoro educativo in queste condizioni di emergenza: https://www.facebook.com/…/a.17325318336…/2958706984355668/… e un video delle Educatori e operatori sociali Monza e Brianza https://www.youtube.com/watch…

Le proposte per la tutela del reddito di tutte e tutti attraverso il “permesso retribuito di quarantena” del Sial Cobashttps://www.sialcobas.it/…/sial-cobas-occorre-un-permesso-…/

Le grafiche prodotte da Non Una Di Meno – Milano per visibilizzare come le disuguaglianze di genere e di condizione lavorativa colpiscano più pesantemente le donne e le soggettività fragili, per rivendicare welfare e reddito di autodeterminazione per tutt*, condividere la propria esperienza e non sentirsi sol*: https://www.facebook.com/…/pcb.108175499…/1081769625516338/…

Le rivendicazioni dei riders di Deliverance Milano rispetto alla concreta situazione di ricadute salariali e di sicurezza per i fattorini delle consegne a domicilio: https://www.facebook.com/…/a.18386389097…/2435914110052953/…

Nessun* si salva da sol*!

***
FONTE: https://rimake.noblogs.org/


Comments are disabled.