26 novembre 2020
Riceve una multa di 400 euro perché si allontana dal suo domicilio durante il lockdow.
RACCOLTA DI SCRITTI E ARTICOLI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
In nessun altro periodo della storia recente italiana è emersa con maggiore chiarezza l’importanza del welfare pubblico. I tagli e le privatizzazioni imposti dalle politiche di austerity a sanità, scuola, pubblica amministrazione e politiche della casa si sono tradotti in diseguaglianza e crisi economica diffusa, messi in evidenza dalla pandemia Covid ma già largamente presenti sul territorio. Come è quasi sempre successo, anche ora la crisi non si sta traducendo in un’inversione di rotta: le dinamiche estrattive del capitale stanno già dirottando i finanziamenti pubblici per l’emergenza verso le grandi corporation dei farmaci, delle costruzioni, della gig economy e verso le lobby del turismo e dei trasporti. Tuttavia una nuova consapevolezza della logica suicida del sistema capitalista si è estesa a strati della popolazione che non ne erano mai stati sfiorati, e alcuni dogmi sono inesorabilmente incrinati. Uno di questi riguarda l’abitare: il mercato immobiliare ha perso ogni credibilità come regolatore di un diritto fondamentale dell’uomo.
La politica dei 5 stelle è limpida. E’ quella della distruzione, dell’annichilamento totale, della violenza fisica e psicologica quotidiana: chi non può permettersi una casa viene seguito e sgomberato letteralmente ogni giorno, non appena prova a ricavarsi uno spazio in cui esistere ai margini della città.
[DUE ESEMPI: TORINO E ROMA]
10 settembre 2020
I primi giorni di settembre a Napoli si respira un caldo afoso come se fosse l’inizio dell’estate, aria immobile che non migliora lo stato d’animo degli abitanti dello stabile occupato di salita San Raffaele a Materdei, che ospita circa dieci nuclei familiari prossimi allo sgombero. Sono le undici di mattina quando esco dalla metro e raggiungo l’indirizzo che mi ha dato Tonino, uno degli occupanti. Ad aspettarmi ci sono anche Angelo e Stefano, militanti dei disoccupati organizzati e ormai veterani delle lotte per l’emergenza abitativa in città. «Il caffè non è il mio forte – dice Angelo mentre apre le porte della palazzina – ma questa volta è riuscito. Poi se resti a pranzo ti faccio mangiare bene. È tra le poche cose che posso ancora fare qui a casa, cucinare. E poi ti devo raccontare la nostra storia».
8 settembre 2020
Appello di YaBasta e altre realtà regionali sugli effetti della circolare emanata dal Viminale a metà agosto: “Mentre aumentano i contagi e molti servizi per senza fissa dimora interrotti o parzialmente funzionanti, le Prefetture disporranno nei prossimi giorni l’uscita di decine di persone dai progetti in cui sono accolte, anche con vulnerabilità e disabilità certificate”.
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.” – B.Brecht, drammaturgo tedesco 1898-1956
10 luglio 2020, più di 100 carabinieri, poliziotti e vigili per le strade intorno a piazzale Cuoco. Assieme a loro dipendenti aler, giornalisti e politici. Il motivo è lo sgombero programmato di 6 case popolari. Il pretesto è una rissa avvenuta nel mese di maggio, per cui alcuni di loro sono indagati, ma è evidente come questa non sia altro che una scusa.
Apprendiamo dai giornali locali del 16 luglio 2020 che è stata imbrattata la sede Aler di Milano, la società regionale che gestisce le case popolari e che non ha interrotto il suo triste lavoro di sgombero delle case occupate neanche durante il “blocco” per il Covid19.
Sull’edificio di Viale Romagna qualcuno ha lanciato vernice contro muri e finestre e scritto “basta sgomberi” sul marciapiede.
https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/vandalizzata-sede-aler-1.5326499
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FONTE: https://ilrovescio.info/2020/07/21/milano-imbrattata-sede-aler/
Nonostante il blocco degli sgomberi dovuto all’epidemia Covid 19, il triste lavoro di Aler non si è mai fermato. Ufficialmente dichiara di procedere solamente con gli sgomberi in flagranza, e già questa è una mossa ben meschina dal momento che, proprio nei mesi di emergenza, molti si sono trovati nella necessità di avere una casa per tutelare la propria salute, quella altrui ed evitare di incorrere in pesanti sanzioni.
La sera di Giovedì 21 maggio un gruppo di occupanti è tornato a farsi sentire per le strade di corvetto.
Pentole, musica e interventi al megafono hanno affollato il nostro quartiere, quartiere in cui quest’emergenza sanitaria è stata più pesante che altrove, a causa della metratura degli appartamenti, minori garanzie lavorative, carenza di soldi da parte.
21 maggio 2020
La casa è diventata uno dei simboli di questa pandemia. Per tutta la durata del confinamento, l’abitazione si è rivelata il cuore pulsante di una comunità che ha cercato di salvaguardare il proprio quotidiano nonostante lo stato di emergenza. La casa si è fatta ufficio, scuola e piazza. Ma è bastato poco tempo perché ci si rendesse conto della ferocia di classe, razza e genere dell’oggetto-casa in uno stato di confinamento da emergenza sanitaria. Da oggi faremo i conti con una realtà di crisi ordinaria che ci ricorderà che non eravamo mai usciti da una situazione di emergenza abitativa e che questa ritornerà con ancora più forza.
Non si ferma quello che appare con un vero e proprio accanimento nei confronti di chi vive per strada. Dobbiamo infatti ancora registrare, contro ogni norma di buon senso, episodi di sanzioni nei confronti di chi una dimora non ce l’ha e quindi è per forza di cose costretto a vivere sui marciapiedi della nostra città. Ripetiamo, al di là della norma, che basterebbe applicare la legge del buon senso: come si fa infatti ad incolpare un senzatetto di non avere un tetto e perciò multarlo? Se la cosa non fosse drammatica, sfiorerebbe il ridicolo. Continue reading
Milano, Verso le 17.30 del 14 aprile, sotto il palazzo dove era appena stato effettuato uno sgombero si sono radunate circa quaranta persone. I manifestanti hanno cominciato a protestare e minacciare i poliziotti, tanto che in via Ricciarelli sono dovute intervenuti oltre dieci Volanti e una camionetta dell’Esercito. Sul posto anche gli agenti della Digos per identificare i presenti.