Il Covid-19 sarà in mezzo a noi per parecchio tempo. Alcuni diritti diventano difficili da esercitare ma rimangono essenziali. Come faremo a organizzare le proteste? Il caso di New York
Il Primo Maggio 2020 ci ha messi di fronte a una sfida difficile: non è mai stato più necessario agire per cambiare e non è mai stato così complicato. In alcune zone del mondo – come Lubiana, Vienna e Chicago – gli anarchici hanno fatto importanti passi avanti; altrove, dove la gente è rimasta in casa per disperazione o ha tentato di rimettere in scena tradizioni familiari, i risultati sono stati scoraggianti. Qui, analizzando poco più di una decina di Paesi, offriamo una panoramica di tutti i diversi esperimenti in cui le persone si sono impegnate, nella speranza di offrire spunti e modelli utili per gli eventi a venire.
A Napoli, i militanti che nell’ultimo mese hanno costruito reti di solidarietà attiva, sostenendo le famiglie in difficoltà in tanti quartieri, hanno affisso in strada una serie di striscioni per il settantacinquesimo anniversario della Liberazione. Da Montesanto a Scampia i messaggi chiedevano l’allargamento del reddito ai non garantiti, un provvedimento per il blocco degli affitti, lo screening di massa per il Covid-19. La risposta della questura di Napoli è stata particolarmente solerte: decine di agenti hanno fermato, multato, denunciato gli attivisti perché in strada “senza giustificato motivo”. In molti casi, tuttavia, a non rispettare i dispositivi di sicurezza erano proprio i poliziotti, e in particolare gli agenti della Digos.
Milano, nella mattinata del 25 aprile una decina di appartenenti a un centro sociale del quartiere di via Padova si muovono, in bicicletta e nel rispetto delle regole di distanziamento, per portare fiori alle lapidi partigiane della zona. Verso mezzogiorno, all’incrocio tra via Padova e via Democrito, vengono affrontati da una decina di volanti della polizia, agenti armati di manganelli che senza discutere buttano tutti a terra, accanendosi sul compagno più anziano, considerato il “capo” e arrivano ad ammanettare una compagna e trascinarla su una loro pantera.
25 aprile 2020, Napoli: fermati Eddy Sorge del SI Cobas e 3 disoccupati del movimento 7 novembre, insieme a tanti compagni ora sotto la Questura con identificazioni e multe “colpevoli” di aver esposto striscioni in varie zone della città a nome della campagna “Vogliamo Tutto” e in concomitanza col 25 aprile. In zona flegrea, decine di abitanti sono scesi in strada protestando contro i fermi della polizia e solidarizzando coi manifestanti. Al momento due compagni sono in Questura centrale e due al Commissariato PS di Bagnoli. Liberi subito!
Oggi, 25 aprile 2020, alcune/i compagne/i che in tutta sicurezza (a gruppi, con mascherine, a distanze) stavano apponendo drappi rossi alle lapidi partigiane in quartiere via Padova sono stati fermati, caricati e accerchiati in strada dalla Polizia senza potersi muovere.
Polizia intervenuta con più di 10 volanti e con molti agenti senza mascherine.
Al momento risulta una persone in stato di fermo.
Agenti molto nervosi allontanavano minacciando chi filmava la scena.
SOLIDARIETÀ ALLE/AI COMPAGNE/I !!!!
23.4.2020 AGGIORNAMENTO: APPRENDIAMO CHE L’INIZIATIVA E’ STATA VIETATA DALLA QUESTURA
Riportiamo di seguito il comunicato degli organizzatori:
“DENUNCIAMO CHE IL GOVERNO CONTE, I 5 STELLE, IL PD, LEU, ITALIAVIVA, HANNO CONSEGNATO LA GIORNATA DEL 25 APRILE, IN PARTICOLARE MODO IN QUESTA REGIONE, CHE HA VERSATO MOLTO SANGUE PROLETARIO NELLA RESISTENZA PARTIGIANA CONTRO IL NAZIFASCISMO, IN MANO A SINDACI PARAFASCISTI ELETTI CON I VOTI DI CASAPOUND, CHE SIMPATIZZANO PER LA XMAS E HANNO MOLTE ALTRE FORME DI CONNIVENZA CON LA DESTRA FASCISTA E NEO-FASCISTA, SIA A UDINE CHE GORIZIA CHE A TRIESTE CHE A PORDENONE.
1. Toh, la repressione! 2. Quelli che «la libertà? Pfui!» 3. Stare a casa non vuol dire per forza stare in casa 4. Che cos’è un «assembramento»? 5. Molte «persone comuni» sono più avanti dei militanti 6. Manovre intorno al 25 Aprile 7. Riprendersi lo spazio pubblico: due condizioni necessarie