di Sandro Moiso
Maria Paola Zanoboni, La vita al tempo della peste. Misure restrittive, quarantena, crisi economica, Editoriale Jouvence, Milano 2020, pp. 218, 18,00 euro
RACCOLTA DI SCRITTI E ARTICOLI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
di Sandro Moiso
Maria Paola Zanoboni, La vita al tempo della peste. Misure restrittive, quarantena, crisi economica, Editoriale Jouvence, Milano 2020, pp. 218, 18,00 euro
15 settembre 2020, di Coniare Rivolta*
Quali saranno gli effetti della pandemia sull’occupazione? I dati comunicati al termine dell’ultimo consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) ci aiutano a comprendere la portata della recessione che stiamo vivendo e fanno presagire il peggio per gli anni a venire. Per il 2021, infatti, la BCE stima ‘un picco del tasso di disoccupazione al 9,5%’ per l’Eurozona (i Paesi dell’Unione che adottano l’euro), dal 7,6% del 2019. Per quanto evidenti, questi numeri non ci permettono, tuttavia, di catturare la portata di questa platea di disoccupati in termini assoluti. Per rendere meglio l’idea, stiamo parlando, per l’anno in corso, di quasi 16 milioni di persone in tutta l’area dell’euro, dato che sale a 20 milioni di individui se includiamo anche i paesi dell’Unione che non hanno adottato la moneta unica. Un numero spaventoso.
4 settembre 2020
A causa dell’acuta crisi socio-economica in Marocco, causata dalle ripercussioni della disastrosa gestione pubblica e dalle conseguenze della pandemia globale di Covid-19, migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade principali di Rabat e di Casablanca.
Dal 13 al 21 giugno si sono svolti presso il Casino del Bel Respiro di Villa Pamphili a Roma gli Stati Generali dell’Economia: una maratona che ha visto il governo impegnato in decine di incontri con personalità istituzionali, enti e associazioni padronali, sindacati, e figure importanti del mondo scientifico, artistico e culturale italiano con il fine di “far ripartire l’Italia” dopo la pandemia.
A ormai un mese dalla fine del lock-down, l’allentamento delle restrizioni e progredire della crisi economica stanno portando non poche categorie a scendere in piazza. Anche a Verona.
23 giugno 2020
Dall’inizio della crisi sanitaria causata dalla pandemia di coronavirus–Covid-19, la situazione sociale nello Stato spagnolo è diventata estremamente turbolenta. Quasi due mesi di isolamento, con chiusure forzate di imprese ed il blocco delle frontiere, hanno avuto un impatto brutale sull’economia spagnola.
23 giugno 2020
L’ISTAT, in un documento pubblicato il 3 giugno,[1] ha ricostruito l’andamento provvisorio dell’occupazione in Italia, registrando i primi effetti della crisi socioeconomica innescata dall’emergenza COVID-19. In due mesi di confinamento, e di blocco parziale della produzione, i disoccupati sono diventati complessivamente 400.000 in più. Cessato il blocco della produzione, il trend non accenna a cambiare ed in tre mesi si è giunti a perdere 497.000 posti di lavoro nel complesso. A questo si aggiunge un altro dato: quello sul tasso di inattività che è aumentato in misura preoccupante.
16 giugno 2020
Torino è la terza città per numero di sfratti in Italia. Sono migliaia ogni anno i provvedimenti di convalida degli sfratti emanati dal Tribunale.
Dopo il 2016 gli sfratti in città hanno avuto un’impennata, aumentando del 712,5 %, ossia 3.500 sfratti, superando Roma e trasformando Torino nella capitale d’Italia per numero di sfratti: 1 ogni 241 famiglie. La gran parte degli sfratti è dovuto all’impossibilità di pagare i fitti.
La situazione non ha fatto che peggiorare negli anni successivi.
Vari elementi intrecciati tra di loro contribuirono all’accelerazione della precarietà abitativa in città, la crisi del 2009, il venir meno di politiche di sostegno al reddito per i poveri, processi di riqualificazione escludente e turistificazione che si estendono dal centro alle periferie meno “eccentriche”.
La gestione governativa della pandemia ha colpito duramente precari, immigrati, piccoli commercianti, rendendo ancora più difficile pagare fitti e bollette.
17 maggio 2020
Non abbiamo visto ancora niente! Questo è il mantra che serpeggia da un po’ di tempo, da quando cioè il lockdown ha cominciato a presentare il conto e gli aiuti promessi tardano a rimpinguare le tasche di una parte consistente del corpo sociale. Stiamo in qualche modo scampando all’attacco diretto della pandemia – stando a quanto si evince dai dati ufficiali su contagi, decessi e guarigioni – ma quello che la fase acuta si sta lasciando dietro, oltre ad un elevato numero di morti che in molti casi potevano essere, è una situazione sociale disastrosa; siamo però solo all’inizio.
Continuano i momenti di mobilitazione nei quartieri della capitale, dove le reti di solidarietà e mutualismo organizzatesi durante l’emergenza sanitaria, stanno dando voce a chi sta pagando già da mesi la crisi sociale innescata dall’epidemia. Dopo Quarticciolo, Garbatella, San Basilio questa mattina è stata la volta del Tufello, dove volontari, attivisti e cittadini hanno dato vita a un’assemblea e un corteo per le strade del quartiere. Al centro della mobilitazione i ritardi da parte del comune di Roma nell’erogazione dei buoni spesa. Manifestazioni ancora locali e parziali, ma che stanno cominciando a costruire un programma a partire dalla materialità dei bisogni e dei processi di organizzazione costruiti durante i mesi di lockdown. Di seguito il testo distribuito durante l’iniziativa.
16 maggio 2020, da http://www.ondarossa.info
Con Maurizio Donato si analizza l’ultimo D.L. del governo: pioggia di soldi ai padroni, le briciole per noi.
E il peggio deve ancora venire.