Il pretesto della pandemia mette in atto la trasformazione della cosiddetta democrazia in molti Paesi, virando verso l’ipotesi autoritaria. E in Europa il modello è guidato dall’Ungheria di Viktor Orban che agisce quasi indisturbato
Da quando è scattata l’emergenza coronavirus le strade di Corvetto si sono sempre più riempite di polizia. Non che prima le volanti mancassero, anzi, ma decreto su decreto, giorno dopo giorno, le libertà individuali si sono ristrette e il controllo si è fatto più capillare. Da un giorno all’altro ci siamo trovati a doverci munire di fogli per giustificare i nostri spostamenti, a sopportare le invadenti domande sui nostri movimenti e ad avere sempre in testa le possibili risposte.
In questi giorni il diritto alla privacy (ormai ampliamente disciplinato dal GDPR-Regolamento europeo 679/2016) ha cambiato radicalmente i suoi connotati essendo messo a dura prova dalla contingente emergenza COVID-19.
Non c’è niente di nuovo nell’improvviso entusiasmo per un intervento aggressivo del governo durante una crisi sanitaria. Nel corso della storia le pandemie hanno regolarmente provocato un’espansione dei poteri dello stato.
Sono passate tre settimane da quanto l’epidemia di coronavirus è stata dichiarata pandemia, due mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria internazionale e almeno una stagione dall’inizio dell’infezione virale.
Alle spalle del ricalcolo permanente delle vittime, degli ospedalizzati e dei contagi ci sono le vite di un terzo del pianeta in lockdown.
Questa malattia respiratoria acuta interroga tutte e tutti noi sulla resistenza psico fisica della comunità, sulla resilienza della sanità pubblica, sulle forme di controllo sociale, sorveglianza digitale e repressione in fase di sperimentazione.
Alla fine di tutto questo la storia non tornerà indietro, non lo fa mai. Un dialogo a più voci, tra crisi ecologica e fine del modello Milano, per sviscerare gli aspetti più perniciosi delle politiche istituzionali e le forme di mutuo soccorso e autorganizzazione digitale.
Per partecipare alla video-assemblea è sufficiente fare click sul pulsante PARTECIPA qui sotto (oppure seguire il link https://vc.autistici.org/ponte). Vi verrà chiesto di abilitare il microfono e la telecamera del vostro computer. Chi accede da smartphone o da tablet dovrà invece scaricare l’app Jitsi Meet. Vi aspettiamo Lunedì 30, dalle 21:00.
Siamo ormai in pieno “Stato di eccezione” giustificato dall’emergenza sanitaria. Cose fino a ieri ovvie ora sono proibite. L’attività politica (non virtuale) è diventata (quasi) impossibile:
Militari per le strade, droni, tracciamento dei movimenti: l’epidemia rende normale la perdita degli esigui spazi di libertà di cui godevamo sino ad un mese fa. Persino la tutela della nostra incolumità va in secondo piano. Un esempio? L’ENAC ha sospeso tutte le regole che limitavano per ragioni di sicurezza l’utilizzo dei droni in aree abitate. Continue reading
Se vedete un venditore ambulante per strada, non chiamate il numero indicato dal governo per segnalarlo. Andate a comprargli qualcosa. Se notate che gli manca una maschera, non rimproveratelo, vedete se potete procurargliene una.
Non fare il poliziotto.
Se sentite che il vostro vicino ha dei sintomi, non guardate fuori dalla finestra per vedere se lo beccate che esce a fare la spesa. Chiedetegli se ha bisogno di qualcosa.
Non fare il poliziotto.
Se vedete gente per strada che cammina nel vostro quartiere, cercate di non sospettare il peggio, non chiamate il 112. Forse dovevano andare a lavorare. Non tutti hanno il privilegio di chiudersi in casa con il frigorifero pieno.
Non fare il poliziotto.
Se dovete uscire a fare la spesa, non guardate male chi avete intorno per paura di infettarvi. Salutate. Fate conversazione. Non è il vostro nemico.
Non fare il poliziotto.
Se incontri qualcuno che vive per strada, non attraversare l’altro lato della strada per paura. Se potete, uscite di casa con del cibo, una maschera in più, un po’ d’acqua in una tanica.
Non fare il poliziotto.
EVITIAMO LA DIFFUSIONE DEL POLIZIAVIRUS. È un virus che non andrà più via.
A Foras: Coronavirus in Sardegna: il presidente Solinas, dopo aver invocato i santi, chiede aiuto ai fanti. Diciamo no ad una ulteriore militarizzazione del territorio.
“ Uno stato poliziesco efficiente non ha bisogno di polizia“ ( William Burroughs )
L’emergenza causata dal coronavirus sta mostrando atteggiamenti a lungo rimasti sopiti.
Nel quadro del “ cittadino onesto “ si snodano comportamenti fascisti e polizieschi spacciati per buona condotta.
Da diversi giorni, nella grande arena dei media si consuma la retorica dell’eroismo patriottico di chi “ rimane a casa nell’osservanza dei decreti”.
In questi giorni di arresti domiciliari di massa, chi esce deve esibire un foglio con l’autocertificazione.
La polizia e, da qualche tempo anche i militari, divenuti tutti pubblici ufficiali, effettuano controlli e denunciano chi viene considerato evaso. Continue reading
La Repubblica rifondata sulla sicurezza interna è una scelta dello Stato e dell’iper-borghesia o borghesia imperialista contro la conflittualità sociale e dettata dalla necessità di realizzare compiutamente il neoliberismo. Quest’ultimo è un’ideologia nel senso più compiuto del termine come visione onnicomprensiva della società. E’ l’approdo inevitabile dell’autoespansione del capitale così come l’iper-borghesia è l’autovalorizzazione di una borghesia transnazionale.
Napoli, quartiere collinare Vomero. Un poliziotto sgrida un anziano che si attarda, buste alla mano, su una panchina: “Non deve uscire! Io sono lo Stato ora e le dico che non deve stare in giro!”. Sono gli effetti del decreto Coronavirus che limita gli spostamenti in caso di necessità.