Lascia lo sbirro a casa!


Uno stato poliziesco efficiente non ha bisogno di polizia“ ( William Burroughs )

L’emergenza causata dal coronavirus sta mostrando atteggiamenti a lungo rimasti sopiti.
Nel quadro del “ cittadino onesto “ si snodano comportamenti fascisti e polizieschi spacciati per buona condotta.
Da diversi giorni, nella grande arena dei media si consuma la retorica dell’eroismo patriottico di chi “ rimane a casa nell’osservanza dei decreti”.

Alimentata dalla paura, la percezione del virus incoraggia una condotta egoistica e poliziesca. Non si risolve l’emergenza perché si collabora tra individui, maperché si resta isolati e in silenzio.
Chi non segue tale indicazione, merita di essere perseguitato e punito.

Sono numerosi i video pubblicati che rilevano una “caccia all’untore”.
Immagini continue di persone che vengono giudicate e messe alla gogna.

Comportamento che sta favorendo l’inasprirsi, da parte del governo centrale e delle Regioni, delle misure di quarantena e dell’aumento del clima di paura e sospetto nei confronti del prossimo.

Le fasce più deboli ( i clochard, le persone che vivono sotto la soglia di povertà, i lavoratori in nero, i migranti ecc. ) vengono del tutto ignorate, emarginate, ultimi in un sistema basato sulla logica dello sfruttamento.

Come ha ben evidenziato Wolf Bukowsky , nel suo interessante articolo su Giap,c’è uno stretto legame tra la lotta per il decoro degli scorsi anni e questa continua caccia agli untori. C’è un forte legame al puntuale flashmob di cantare l’inno di Mameli, di sostenere senza possibilità di contraddittorio le liberticide norme imposte e che ci hanno portato all’isolamento domiciliare.

Si tratta di una forma nuova di fascismo.
Si è vero per impedire la diffusione del contagio occorre isolarsi. Ma occorre in tutto questo limitare i movimenti, denunciare chi viene fermato. Magari è il solito immigrato che cerca di raggiungere un misero posto di lavoro pagato in nero. Occorre impedire la corsa a chi cerca di mantenersi in forma? Occorre impedire a chi ha problemi di vario genere, di poter prendere un po’ di aria?
Quando invece intere categorie di lavoratori, essenziali oppure no, sono costretti a muoversi e a stare in contatto stretto con altri individui nei luoghi di lavoro? O sui mezzi di trasporto pubblici?

Quando le aziende non intendono assumersi l’onere di fornire ai propri lavoratori i vari sistemi di protezione individuale, come mascherine, guanti ed occhiali?
Si tratta di retorica, degna del ventennio fascista. Si tratta semplicemente di dimostrare che gli altri sono i manchevoli, mentre i veri responsabili stanno tranquilli a leggere i loro fatturati e gli indici di borsa. Ma soprattutto, il dibattito feroce, che sta emergendo è tra l’interesse di tutelare la collettività e l’interesse di garantire il rispetto dei limiti dei diritti umani.
Ha senso tutelare la salute della collettività, imprigionando una intera nazione, per un periodo di tempo non ancora definito, con conseguenze devastanti sulla salute mentale di moltissime persone? La soluzione di questo panopticon globale è la somministrazione a tutti di psicofarmaci. La carcerazione preventiva. La fucilazione immediata?

Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza.

Con questa frase Benjamin Franklin, non certo un anarchico, in tempi non sospetti, evidenziava il pericolo stretto che intercorre nel perseguire la sicurezza a danno delle libertà fondamentali.

Le fortissime limitazioni attuate in Italia, in nome della salute pubblica, sono un pericolo incombente per la nostra società.
Chi le accetta o le condivide per giustificare il benessere pubblico è senza mezzi termini un fascista.
Un funzionalista prima maniera, che concepisce l’individuo come semplice cellula di un organismo più grande, obbediente e funzionale alle indicazioni di tale organismo superiore.

L’organismo superiore non è l’individuo, né la collettività è sempre e solo lo Stato.
Stato che determina e decide i diritti dei singoli e chi li può avere.

Alla fine di questo isolamento domiciliare, forse, saremo salvi dal virus, ma avremo perso molto, forse tutto.

All’interno del variegato e frastagliato movimento anarchico questo passaggio forse non è chiaro a tutti, o semplicemente si afferma che i conti li faremo dopo.
La domanda che si pone è ma dopo quando? Credete che lo stato, restituirà quanto ha così facilmente tolto?
Abbiamo seri dubbi in merito. Abbiamo la certezza che la diffusione del panico di massa, del controllo di massa, sarà uno strumento che verrà sempre più utilizzato perché ha ottenuto risultati inaspettati.
Il silenzio e l’obbedienza totale.
Certo il virus uccide. Come uccidono le bombe in Siria, come uccide la fame degli ultimi.

Ma sicuramente uccide di più il panico del virus perché ha distrutto ogni solidarietà umana, ogni legame , ogni forma di umanità. Quel che conta è sopravvivere.

Comportamenti questi che vediamo e che di riflesso applichiamo tutti, quando si è fermi in coda per entrare al supermercato o alla cassa. Si ha il terrore di chi si avvicina troppo.

Paradossalmente saranno gli anziani, gli immigrati, gli ultimi sfruttati da un sistema economico in decomposizione a salvarci.
I giovani, le persone di mezza età, sono tutte rintanate in casa.
Neanche ai tempi di Chernobyl si aveva tanto terrore del prossimo e della stessa aria che respiriamo.

Potete vivere così, con il terrore del prossimo?
Potete accettare la scomparsa di ogni diritto alla vita, in nome di una isteria collettiva, paravento del profitto?

La domanda è, sempre quella, cosa fare?
Reagire, rompere l’isteria da panico di massa.
Sostenersi, mediante il mutuo appoggio, e sostenere chi verrà massacrato dalla incombente crisi economica, più dolorosa di questa isteria collettiva.

Riprendere ad agire, nei luoghi di lavoro, nelle case. Ovunque si possa fare, riprendere la strada e le piazze.
Smettere di avere paura del prossimo ma sostenerlo.
Il nemico è lo stesso, lo Stato ed il sistema capitalistico.

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FONTE: https://gruppoanarchicochimera.noblogs.org/post/2020/03/21/lascia-lo-sbirro-a-casa/


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