1 novembre 2020
Cosa è successo?
Dopo Napoli, prima della tempesta.
RACCOLTA DI SCRITTI E ARTICOLI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
1 novembre 2020
Cosa è successo?
Dopo Napoli, prima della tempesta.
31 ottobre 2020
Sono le nove, e chi si avvicina a piazza della Signoria trova una piazza blindata, sigillata dai reparti antisommossa. Tutto attorno ci sono le vetrine dei negozi del lusso barricati da pannelli di legno per l’occasione. E’ da tre giorni che sui giorni non si fa che parlare dell’incubo incidenti e vetrine rotte. Come a Napoli, come a Torino, come a Milano. Come a “Gucci”. Questa volta dall’alto non ci sono gli appelli alla protesta civile e pacifica: la manifestazione è stata dichiarata direttamente “illegale” dopo la riunione del comitato per l’ordine pubblico in Prefettura. Gli appelli che vengono dalla politica e dalle istituzioni è di stare a casa: “sarà tollerenza zero”.
31 ottobre 2020, da infoaut.org
Per continuare il dibattito su quanto sta succedendo in questi giorni in molte piazze d’Italia riprendiamo l’editoriale di Brigate Volontarie per l’emergenza, la rete di squadre volontarie che a Milano si muove dall’inizio della pandemia per supportare la popolazione in difficoltà.
di Sandro Moiso, Maurice Chevalier e Jack Orlando
“L’unico attore sociale che ancora mancava nella crisi più clamorosa della modernità è dunque arrivato in scena, presentandosi a Napoli: è il ribellismo che scende in piazza […] contro tutto, la Regione, il governo, le regole, la prudenza, la paura, in quanto è fuori dal sistema, alla deriva in un luogo sconosciuto della politica dove anche il contratto tra lo Stato e i cittadini pare non avere più valore […] Come Napoli ha anticipato, qualcuno fa i conti con il costo di questa emergenza infinita, questa precarietà permanente, questa instabilità costante, scopre che il costo è alto almeno quanto il rischi del contagio, e presenta il saldo al potere.
“Sembra di stare a Thoiry
sembra di stare allo zoo”.
Quentin40 & Puritano – Thoiry
Molto si è detto e si scriverà della piazza selvaggia di ieri a Milano.
Spesso a sproposito.
In nessun altro periodo della storia recente italiana è emersa con maggiore chiarezza l’importanza del welfare pubblico. I tagli e le privatizzazioni imposti dalle politiche di austerity a sanità, scuola, pubblica amministrazione e politiche della casa si sono tradotti in diseguaglianza e crisi economica diffusa, messi in evidenza dalla pandemia Covid ma già largamente presenti sul territorio. Come è quasi sempre successo, anche ora la crisi non si sta traducendo in un’inversione di rotta: le dinamiche estrattive del capitale stanno già dirottando i finanziamenti pubblici per l’emergenza verso le grandi corporation dei farmaci, delle costruzioni, della gig economy e verso le lobby del turismo e dei trasporti. Tuttavia una nuova consapevolezza della logica suicida del sistema capitalista si è estesa a strati della popolazione che non ne erano mai stati sfiorati, e alcuni dogmi sono inesorabilmente incrinati. Uno di questi riguarda l’abitare: il mercato immobiliare ha perso ogni credibilità come regolatore di un diritto fondamentale dell’uomo.
16 giugno 2020
Torino è la terza città per numero di sfratti in Italia. Sono migliaia ogni anno i provvedimenti di convalida degli sfratti emanati dal Tribunale.
Dopo il 2016 gli sfratti in città hanno avuto un’impennata, aumentando del 712,5 %, ossia 3.500 sfratti, superando Roma e trasformando Torino nella capitale d’Italia per numero di sfratti: 1 ogni 241 famiglie. La gran parte degli sfratti è dovuto all’impossibilità di pagare i fitti.
La situazione non ha fatto che peggiorare negli anni successivi.
Vari elementi intrecciati tra di loro contribuirono all’accelerazione della precarietà abitativa in città, la crisi del 2009, il venir meno di politiche di sostegno al reddito per i poveri, processi di riqualificazione escludente e turistificazione che si estendono dal centro alle periferie meno “eccentriche”.
La gestione governativa della pandemia ha colpito duramente precari, immigrati, piccoli commercianti, rendendo ancora più difficile pagare fitti e bollette.
23 aprile 2020. Numerosi incidenti di notevole violenza si sono verificati in tutta la Romania durante le vacanze di Pasqua, portando a scontri tra gruppi di persone e le forze dell’ordine. La maggior parte di questi incidenti si è verificata in aree degradate alla periferia delle grandi città, abitate da comunità molto povere.
Nei quartieri dei ricchi non canta nessuno. Trincerati negli ampi appartamenti in cui vivono per lo più da soli gli anziani genovesi non escono, spediscono badanti munite di mascherina a fare la spesa (con parsimonia, i supermercati sono pieni come al solito, mancano solo i prodotti in offerta). Le spiaggette rocciose che costeggiano e delimitano i quartieri alti, in genere frequentate da bagnanti di lungo corso per buona parte dell’anno, sono insolitamente vuote e prive di vita, fatto salvo per le seconde case di lombardi fuggiti, di colpo aperte dopo anni di quasi completa chiusura, finalmente popolate, con le finestre spalancate nel clima mite e il vociare di un accento insolito. Il clima che si respira è quello immortalato da James Ballard in Kingdom Come, solo che qui l’incubo che avrebbe dovuto risvegliare i suburbs dal loro velenoso torpore è finalmente arrivato. Il deserto sociale dei “quartieri morti”, come li ha definiti un vecchio sociologo genovese, si palesa in tutta la sua evidenza. Continue reading