![]()
Da Nord a Sud si moltiplicano le proteste degli studenti e le occupazioni di plessi scolastici, contro DaD e gestione governativa dell’emergenza.
RACCOLTA DI SCRITTI E ARTICOLI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

In nessun altro periodo della storia recente italiana è emersa con maggiore chiarezza l’importanza del welfare pubblico. I tagli e le privatizzazioni imposti dalle politiche di austerity a sanità, scuola, pubblica amministrazione e politiche della casa si sono tradotti in diseguaglianza e crisi economica diffusa, messi in evidenza dalla pandemia Covid ma già largamente presenti sul territorio. Come è quasi sempre successo, anche ora la crisi non si sta traducendo in un’inversione di rotta: le dinamiche estrattive del capitale stanno già dirottando i finanziamenti pubblici per l’emergenza verso le grandi corporation dei farmaci, delle costruzioni, della gig economy e verso le lobby del turismo e dei trasporti. Tuttavia una nuova consapevolezza della logica suicida del sistema capitalista si è estesa a strati della popolazione che non ne erano mai stati sfiorati, e alcuni dogmi sono inesorabilmente incrinati. Uno di questi riguarda l’abitare: il mercato immobiliare ha perso ogni credibilità come regolatore di un diritto fondamentale dell’uomo.

10 settembre 2020
I primi giorni di settembre a Napoli si respira un caldo afoso come se fosse l’inizio dell’estate, aria immobile che non migliora lo stato d’animo degli abitanti dello stabile occupato di salita San Raffaele a Materdei, che ospita circa dieci nuclei familiari prossimi allo sgombero. Sono le undici di mattina quando esco dalla metro e raggiungo l’indirizzo che mi ha dato Tonino, uno degli occupanti. Ad aspettarmi ci sono anche Angelo e Stefano, militanti dei disoccupati organizzati e ormai veterani delle lotte per l’emergenza abitativa in città. «Il caffè non è il mio forte – dice Angelo mentre apre le porte della palazzina – ma questa volta è riuscito. Poi se resti a pranzo ti faccio mangiare bene. È tra le poche cose che posso ancora fare qui a casa, cucinare. E poi ti devo raccontare la nostra storia».

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.” – B.Brecht, drammaturgo tedesco 1898-1956
10 luglio 2020, più di 100 carabinieri, poliziotti e vigili per le strade intorno a piazzale Cuoco. Assieme a loro dipendenti aler, giornalisti e politici. Il motivo è lo sgombero programmato di 6 case popolari. Il pretesto è una rissa avvenuta nel mese di maggio, per cui alcuni di loro sono indagati, ma è evidente come questa non sia altro che una scusa.

Apprendiamo dai giornali locali del 16 luglio 2020 che è stata imbrattata la sede Aler di Milano, la società regionale che gestisce le case popolari e che non ha interrotto il suo triste lavoro di sgombero delle case occupate neanche durante il “blocco” per il Covid19.
Sull’edificio di Viale Romagna qualcuno ha lanciato vernice contro muri e finestre e scritto “basta sgomberi” sul marciapiede.
https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/vandalizzata-sede-aler-1.5326499
***
FONTE: https://ilrovescio.info/2020/07/21/milano-imbrattata-sede-aler/

Da quando è salito al potere l’estate scorsa, il partito greco di estrema destra Nuova Democrazia ha dichiarato una vera e propria guerra contro immigrati, anarchici e ribelli, tentando di sgomberare l’intera rete di centri sociali occupati che anima i movimenti ingovernabili del Paese e tentando di distruggere altri spazi autonomi come le università. La pandemia di COVID-19 ha offerto a Nuova Democrazia ulteriori pretesti per cercare di sostituire questa ricca storia di ribellione con uno Stato di Polizia adatto agli investimenti internazionali. Eppure, l’incombente crisi economica promette di render vano questo sforzo. In questo contesto teso, nel corso dell’ultimo mese, i conflitti si sono inaspriti in tutto il Paese: il Governo ha tentato di vietare la libertà di riunione, i poliziotti hanno picchiato svariati manifestanti – uno dei quali si pensa sia morto a causa delle ferite riportate – e gli anarchici si sono impegnati a combattere su tutti i fronti contro le forze repressive.
Continue reading

2 luglio 2020, da https://it.crimethinc.com/2020/07/02/la-zona-libera-da-sbirri-riflessioni-dagli-esperimenti-di-autonomia-negli-stati-uniti
La zona libera da sbirri non è un quartiere particolare, una rotonda o un parcheggio. È l’impegno condiviso nel difendere uno spazio ed eliminare le dinamiche della Polizia e della supremazia bianca. Nel seguente testo, analizziamo le esperienze di alcune persone che cercano di creare zone autonome libere dai poliziotti in diverse parti degli Stati Uniti. Ieri la Polizia di Seattle ha sfrattato la Capitol Hill Autonomous Zone (CHAZ), nota anche come Capitol Hill Organized Protest (CHOP), ponendo fine a un esperimento di autonomia che si stava protraendo da tre settimane, ispirando creatività e tragedie strazianti. Eppure, la leggendarietà di questo spazio si è diffusa in tutto il mondo, ispirando azioni solidali in luoghi lontani Tokyo e ispirando tentativi di emulazione da Portland a New York e Washington, DC.

Nonostante il blocco degli sgomberi dovuto all’epidemia Covid 19, il triste lavoro di Aler non si è mai fermato. Ufficialmente dichiara di procedere solamente con gli sgomberi in flagranza, e già questa è una mossa ben meschina dal momento che, proprio nei mesi di emergenza, molti si sono trovati nella necessità di avere una casa per tutelare la propria salute, quella altrui ed evitare di incorrere in pesanti sanzioni.

Pubblichiamo un comunicato da Berlino in occasione di un’ occupazione di case avvenuta il 29 marzo
“Noi occuperemo…
…finché non dovremo più farlo”, scrivevamo. Abbiamo spesso occupato case a Berlino, molte sono state di nuovo sgomberate. Ma ora la situazione è diversa. In tempi di “crisi”, questa frase può trasformarsi in un appello: “Unitevi a noi, facciamo in modo che succeda ovunque!”
“Noi occuperemo…
finché non dovremo più farlo”, scrivevamo. Abbiamo spesso occupato case a Berlino, molte sono state di nuovo sgomberate. Ma ora la situazione è diversa. In tempi di “crisi”, questa frase può trasformarsi in un appello: “Unitevi a noi, facciamo in modo che succeda ovunque!”.