Sgombero Galipettes a Milano. In una mondo ostile lottare è necessario.

28 ottobre 2020

Di nuovo uno sgombero di uno spazio autogestito. Questa volta è toccato allo spazio anarchico Les Galipettes a Milano dopo soli tre giorni dall’occupazione, sgomberato martedì 27 ottobre alle sette di mattina dopo più di 30 ore di resistenza sul tetto di due compagni e gli spintoni della polizia per requisire una cassa bluethoot dal presidio permanente solidale mantenuto per tutto il tempo nelle vicinanze del palazzo circondato dalla celere. Dopo che i compagni sono scesi, un presidio si è mosso in corteo fino alla piazza vicina per poi sciogliersi.
Di seguito i comunicati dello spazio.

IL SOLE BACIA I RIBELLI

Dopo giorni di pioggia ieri, martedì 27 ottobre, un bel sole caldo ha illuminato il Galipettes sotto sgombero in Viale dei Mille 40 e i due che resistono sul tetto si sono scrollati di dosso il freddo e l’umido del mattino e si sono goduti i caldi raggi del sole.

Sempre ieri, un piccolo ma rumoroso gruppo di persone, restie ai divieti e alle restrizioni, è rimasto in strada, accerchiato dalla celere, per supportare e sostenere la resistenza sul tetto.

In un momento in cui è necessario costruire relazioni di solidarietà per far fronte alle condizioni materiali di vita rese sempre più misere, il Galipettes era stato occupato per vivere, incontrarsi, ragionare, riconoscere i nemici comuni e organizzarsi per lottare insieme in questo momento complesso dove la crisi, accelerata dal lockdown, pesa sempre di più sulle spalle di molte persone.

Lo sgombero è iniziato dopo soli 3 giorni di occupazione, questa sembra essere ormai la prassi in Italia per i nuovi spazi. Lock (Milano), il Galipettes di via Verro (Milano), la Magni-Fica (Firenze), Cà Libertaria (Saronno) e il Galipettes di viale dei Mille sono tutte esperienze che condividono lo stesso destino, una vita breve e uno sgombero immediato. Non è certo un caso che proprio in questo momento in cui lo stato percepisce un malcontento generalizzato, queste esperienze di autogestione vengano stroncate sul nascere in misura preventiva.

Di questi tempi è facile arrendersi all’egoismo, all’indifferenza, alla miseria e alla paura per la repressione, le possibilità di lotta vengono ristrette e sembra non esserci più spazio, nella mente delle persone, per il sogno di un mondo diverso, fatto di autogestione, relazioni orizzontali e solidarietà reciproca.

Noi non siamo disposti ad arrenderci al freddo cinismo metropolitano, la resistenza del Galipettes continua, il morale è alto sul tetto come in strada. Speriamo di vedervi numerosi a sostenere la resistenza dei nostri compagni sul tetto. In pochi giorni di occupazione è difficile costruire relazioni di solidarietà ma la partita che si gioca oggi non riguarda solo la breve esperienza nella palazzina di Viale dei Mille 40, è necessario dare una risposta forte e collettiva a questi sgomberi o nelle città di domani non vi sarà più spazio per la pratica dell’occupazione.

FONTE: https://www.facebook.com/events/273290580655635/
VEDI ANCHE: https://roundrobin.info/2020/10/milano-sgombero-del-galipettes-occupato/

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IN UN MONDO OSTILE LOTTARE È NECESSARIO

Il mondo che lo Stato e il capitalismo hanno costruito per noi è un mondo ostile.
Lo dimostrano la pandemia generata da questo stesso sistema e il modo in cui la gestiscono, ma già prima le nostre città erano luoghi buoni alla produzione, non all’essere abitati.
Per questo si occupano le case e gli stabili vuoti e abbandonati, spesso lasciati in questo stato per favorire la speculazione edilizia.
La questura ha deciso di sgomberare una nuova occupazione, come già avvenuto qualche settimana fa in via Verro, quando un gruppo di persone ha riaperto un asilo abbandonato per vivere insieme in questo difficile periodo, per farne un luogo di incontro e di autogestione.
La tendenza a Milano, provincia e non solo sembra ormai chiara: luoghi simili non devono esistere, nessuna occupazione può durare più di qualche giorno.
Come prima, ma ora ancora con più forza, serve perciò lottare contro uno spazio urbano congegnato solamente in funzione del lavoro, serve per darsi dei saperi necessari alla cura della nostra salute senza essere in balìa dello Stato. Occupare in questo periodo particolare è un modo per cercare di collettivizzare le nostre conoscenze, per affrontare assieme un momento che vede le persone sempre più atomizzate, per abitare una città dai prezzi invivibili che sono sempre inaffrontabili, ma ancor di più in un periodo in cui in tanti e tante sono senza lavoro.
Dal 22 ottobre in Lombardia è in vigore il “coprifuoco”. Una misura simbolica, a detta dello stesso Fontana. Durante questa pandemia lo Stato è nudo perché per tamponarla dovrebbe interrompere la produzione, ma il sistema capitalista non lo permette; perciò impone misure volte a mostrare in maniera muscolare di avere in mano la situazione, ma la tutela sanitaria è evidentemente in secondo piano. La necessità di chi governa è instillare nelle persone un senso di paura per cercare di impedire a chi è sfruttato di ribellarsi di fronte a chi, con la scusa del momento di crisi e del “siamo tutti sulla stessa barca”, chiede sempre più sacrifici. Tuttavia sfruttamento e soprusi non si fermano e così la necessità di scendere in strada, prendersi gli spazi necessari ad incontrarsi e autodeterminarsi.
Il sistema capitalista che ha prodotto disuguaglianze sociali, cambiamenti climatici e pandemie è lo stesso che per dare un’apparente soluzione propone un ideale di città “smart”.
Nella metropoli di Milano, che vuole nascondersi dietro questa illusione, abitare è una lotta continua, soprattutto per chi non vuole o non può adeguarsi agli standard imposti, ma alla città serve gente da sfruttare. Perseguire l’idea della smart city non vuol dire creare una città all’avanguardia, ma creare uno spazio in cui vengono raccolti dati senza sosta che verranno poi messi a valore e in cui chi è marginalizzato è “indecoroso” e deve essere buttato fuori dalla città.
Noi occupiamo perché non vogliamo delegare le scelte sulle nostre vite, sulla nostra salute, sulla possibilità di incontrarci.

VOGLIAMO VIVERE IN MANIERA DIFFERENTE
VOGLIAMO VIVERE OCCUPANDO
VOGLIAMO ESSERE ANOMALIA

 

FONTE: https://www.facebook.com/105277307990176/photos/a.150221193495787/152004286650811/

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Milano… eppur (qualcosa) si muove

Nella Milano ormai sopita e inerte, tre diversi momenti nel giro di pochi giorni hanno smosso e, forse, scosso l’immobilità e la rassegnazione imperanti: un’occupazione intensa, ancorché di breve durata, un presidio animato e solidale intorno al Cpr di via Corelli e una piazza con tratti selvaggi che ha espresso una naturale ostilità alle soffocanti e insensate regole dell’attuale era pandemica.

AUDIO: https://radiocane.info/app/uploads/2020/10/eppur.mp3?_=1

FONTE: https://radiocane.info/milano-eppur-qualcosa-si-muove/


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