Questa mattina è stato sgomberato lo spazio Galipettes di via Verro 39, occupato pochi giorni fa.
Si tratta dell’ennesimo attacco contro gli spazi autogestiti nella città di Milano, spesso con la scusa delle misure di sicurezza per il Covid-19
Di seguito il testo che il Galipettes aveva fatto girare in occasione dell’occupazione.
L’ospedale San Raffaele è un grande ospedale privato italiano. Una struttura che è in grado di unire poteri trasversali che vanno dagli apparati di sicurezza italiani ai governi del Nordafrica. E poi c’è lui, l’ex ministro degli Esteri Angelino Alfano.
Unità e solidarietà contro lo stato di emergenza e la criminalizzazione delle lotte!
Dai primi di luglio la Questura di Milano sta proseguendo la campagna repressiva con cui durante la quarantena ha terrorizzato, criminalizzato, limitato le libertà individuali e collettive multando in modo indiscriminato comuni cittadini che uscivano di casa durante la quarantena e comminando multe a decine di attivisti e militanti che hanno organizzato e preso parte a presidi, flashmob, manifestazioni durante la quarantena e nei mesi di maggio, giugno e luglio.
8 settembre 2020. Questa mattina la Polizia si è presentata in Ortica per eseguire l’annunciato sgombero di Lock, la nuova occupazione in via Trentacoste 7. La Questura di Milano era parsa subito irremovibile sulle possibilità di sopravvivenza del nuovo spazio liberato. La motivazione ufficiale dello sgombero è quella dell’emergenza Covid anche se non vanno sottovalutate le pressioni della proprietà. Ricordiamo che gli occupanti del Lock, durante la pandemia, avevano dato un importante contributo solidale con la Brigata Scighera, ma la gratitudine, si sa, in questa metropoli, non ha cittadinanza. Inizia quindi nel peggiore dei modi questo settembre milanese caratterizzato da un ampio attacco agli spazi sociali al quale si sta costruendo una risposta con l’assemblea di Torchiera di settimana scorsa e quella al Lambretta del 15 settembre.
Il LOCK Laboratorio Occupato Kasciavit, a Milano, dopo poche ore dall’occupazione in Ortica, è già sotto sgombero. La Questura utilizza come pretesto e motivo ufficiale l’emergenza Covid ma qualcosa induce a pensare che la potente proprietà dell’immobile abbia un qualche ruolo. Lock va dunque ad aggiungersi ad altri spazi milanesi sotto pressione (con diverse modalità) come Lambretta, Torchiera e Ri-Make.
Stiamo assistendo in questi giorni ad uno squallido balletto di responsabilità per quanto riguarda la questione presidi tampone negli aeroporti Lombardi Linate Malpensa e Bergamo.
Cronache da Milano sotto il coronavirus – Salute III
Si supera il quinto mese dal primo conclamato caso Covid in Lombardia e per la terza volta domandiamo a dei compagni che lavorano all’interno del comparto medico sanitario della situazione negli ospedali.
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.” – B.Brecht, drammaturgo tedesco 1898-1956
10 luglio 2020, più di 100 carabinieri, poliziotti e vigili per le strade intorno a piazzale Cuoco. Assieme a loro dipendenti aler, giornalisti e politici. Il motivo è lo sgombero programmato di 6 case popolari. Il pretesto è una rissa avvenuta nel mese di maggio, per cui alcuni di loro sono indagati, ma è evidente come questa non sia altro che una scusa.
Apprendiamo dai giornali locali del 16 luglio 2020 che è stata imbrattata la sede Aler di Milano, la società regionale che gestisce le case popolari e che non ha interrotto il suo triste lavoro di sgombero delle case occupate neanche durante il “blocco” per il Covid19.
Sull’edificio di Viale Romagna qualcuno ha lanciato vernice contro muri e finestre e scritto “basta sgomberi” sul marciapiede.
A settembre, se tutto andrà bene come ci hanno raccontato durante la quarantena, riapriranno le scuole di ogni ordine e grado. Non è tutto semplice come sembra, il comitato Priorità alla scuola sta conducendo una dura battaglia perchè siano garantite lezioni in presenza e in sicurezza, organizzando manifestazioni e flash mob davanti alle sedi delle regioni di tutta Italia e cercando di fare arrivare le proprie rivendicazioni alla Ministra Azzolina. Intanto c’è che si è attivato per prepararsi ad una ripartenza difficile dopo questa lunga crisi, che ha visto impoverirsi molte famiglie e aumentare e rendere più visibili le disuguaglianze sociali di cui il nostro paese è vittima. Matita Solidale è l’iniziativa lanciata dalla Brigata Lia, che durante la quarantena ha raccolto e distribuito cibo alle famiglie in maggior difficoltà nella zona 9 di Milano: Anche se il centralino è chiuso, la Brigata non si è fermata!
Si è svolto nella giornata di venerdì 26, dalle ore 10, un Presidio unitario del sindacalismo di base, sotto il Palazzo della Regione a Milano, in difesa della sanità pubblica. Il motivo della protesta era specifico sul tema della sanità, rivendicando una sanità pubblica, garantita a tutti e gratuita, contro le privatizzazioni, per una riorganizzazione della medicina sul territorio, contro la pratica degli appalti, per un contratto unico nel comparto sanitario, garantendo aumenti salariali adeguati e riduzioni d’orario a parità di salario, per una giusta ricompensa in un settore troppo sacrificato a interessi provati.
Il gruppo ospedaliero privato lombardo, che controlla anche l’ospedale privato San Raffaele, ha nominato nei propri Cda l’ex governatore della regione, il leghista Roberto Maroni, artefice della riforma regionale che ha azzerato la medicina territoriale e la ha privatizzata in maniera ancora più estesa, ed anche l’ex consigliere regionale Angelo Capelli, autore assieme al leghista dell’ultima riforma della sanità.
Da febbraio ad oggi abbiamo assistito al frantumarsi del mito dell’eccellenza sanitaria lombarda.
Quello che, secondo la Corte dei Conti e l’Ocse, doveva essere uno dei più efficienti in Italia e in Europa: così si diceva, prima che fosse messo alla prova. Oggi, in soli 3 mesi di emergenza sanitaria, è invece riconosciuto come uno dei sistemi sanitari regionali con il maggior numero di morti al mondo: oltre 16 mila persone accertate. A cui si deve aggiungere un numero imprecisato di persone morte in casa o nelle RSA, che senza tampone non vengono conteggiate tra i numeri ufficiali della Protezione Civile.
Un risultato così nefasto non è stato ottenuto solo grazie al sistema sanitario lombardo, ma anche grazie all’incapacità e all’approccio aziendalistico portato avanti in questi mesi dalla giunta regionale e, qui a Milano, anche dal sindaco Sala.
Quando si tratta di fare soldi, non importa il colore del partito a cui appartieni.
Nella città capoluogo di regione tre grandi mobilitazioni mettono sotto accusa la gestione regionale dell’emergenza coronavirus, in uno dei territori più colpiti al mondo per numero di morti e persone contagiate. La cronaca dalla piazza delle realtà sociali.