15 marzo 2021 – Lo speciale contenente tutti gli articoli finora pubblicati (da novembre 2020 a febbraio 2021) di “Non sta andando tutto bene”, l’inchiesta sociale autogestita sul sistema sanitario bolognese durante la seconda ondata di Covid-19, ora è disponibile anche sul portale OpenDDB.
Da febbraio ad oggi abbiamo assistito al frantumarsi del mito dell’eccellenza sanitaria lombarda.
Quello che, secondo la Corte dei Conti e l’Ocse, doveva essere uno dei più efficienti in Italia e in Europa: così si diceva, prima che fosse messo alla prova. Oggi, in soli 3 mesi di emergenza sanitaria, è invece riconosciuto come uno dei sistemi sanitari regionali con il maggior numero di morti al mondo: oltre 16 mila persone accertate. A cui si deve aggiungere un numero imprecisato di persone morte in casa o nelle RSA, che senza tampone non vengono conteggiate tra i numeri ufficiali della Protezione Civile.
Un risultato così nefasto non è stato ottenuto solo grazie al sistema sanitario lombardo, ma anche grazie all’incapacità e all’approccio aziendalistico portato avanti in questi mesi dalla giunta regionale e, qui a Milano, anche dal sindaco Sala.
Quando si tratta di fare soldi, non importa il colore del partito a cui appartieni.
Diversi studi, ancora a livello preliminare, segnalano un nesso tra inquinamento e mortalità da Covid-19. Il degrado ambientale è all’origine di quasi tutte le epidemie passate e lo sarà di altre future.
La crisi sanitaria in Lombardia ha ragioni ben più antiche del Covid-19. La natura sistemica della crisi della sanità lombarda è fatta di privatizzazioni, chiusura di presidi ospedalieri pubblici territoriali, mancanza di personale. Le inchieste della magistratura sulle RSA e l’Ospedale della Fiera di Milano è solo la punta di un iceberg ben più consistente.
Ne parliamo con Aldo Gazzetti del Forum per la Tutela della Salute Lombardia.
Uno striscione con la dedica del Primo Maggio ai lavoratori della sanità morti per le politiche criminali della giunta Cirio è stato appeso oggi all’assessorato regionale alla sanità in corso Regina Margherita 153.
Un piccolo gesto per le lavoratrici e i lavoratori, che in questa regione come nel resto d’Italia hanno pagato il prezzo più alto perché la tutela delle persone è stata sacrificata sull’altare del profitto da questa amministrazione, da questo governo e da quelli che li hanno preceduti. In Italia sono 16.953 i medici, infermieri, e OSS contagiati, ossia il 10,7% dei lavoratori contro il 4% della Cina.
C’è chi non accetta di pagare il prezzo troppo alto di questa crisi in una lotta quotidiana per la vita. L’emersione di comportamenti di rifiuto, di richieste di necessità, di riformulazione di bisogni è ciò che possiamo intravedere come spinta e possibilità di presentare il conto.
Affrontare la questione sanitaria all’epoca del coronavirus ci porta a percorrere un terreno sdrucciolevole. Nell’indicare le responsabilità di chi ha gestito questa crisi, nel parlare dei limiti strutturali e organizzativi dell’istituzione sanitaria, addentrandosi nella matassa dei tagli alla Sanità o del frammentato mercato del lavoro, si rischia di ricadere in una retorica riformista. Non ci interessa infatti chiedere che lo Stato funzioni meglio, o indicare come un potere altro dovrebbe gestire la situazione senza variare, però, la natura e la struttura che stanno alla base.
Affermare che il Covid-19 sia una pandemia capitalista potrebbe sembrare assurdo. Dopo tutto, i virus sono corpi naturali che esistono indipendentemente da tutte le strutture sociali e che hanno colpito l’umanità molto prima che fosse dominata dai sistemi capitalistici. Dalle epidemie di “peste” nell’antica Grecia alla peste nera che ha colpito le società eurasiatiche pre-capitalistiche, è ampiamente dimostrato che il capitalismo non ha inventato le pandemie. Pretendere che possa essere responsabile del Covid-19 potrebbe sembrare un’affermazione folle o di tipo “complottista” (per usare l’aggettivo generalmente usato per squalificare qualsiasi pensiero critico che cerchi di risalire la catena delle responsabilità sociali di un fenomeno). Oppure, e bisogna ammetterlo subito, la SARS-CoV-2 (il nome del virus che trasmette la malattia Covid-19) esiste indipendentemente dalle strutture capitalistiche. Di conseguenza, l’anticapitalismo dovrebbe concentrarsi solo sulla gestione capitalistica della pandemia e non avrebbe nulla da dire sulla comparsa dell’epidemia in quanto tale, ridotta a un semplice fenomeno “naturale”. I fatti, tuttavia, ci sono e sono inquietanti.
Avevano promesso di riqualificare i grandi ospedali ad alti livelli d’intensità di cura e spostare sul territorio tutte le attività a medio-bassa intensità. Il modello lombardo ha fatto da apripista. Ma il patto miliardario pubblico-privato ha partorito frutti amarissimi e mortiferi! La rete sanitaria territoriale è più arida del deserto dei tartari!
A Foras: «Il Coronavirus non ferma le esercitazioni, l’Aeronautica approfitta dello stop al traffico aereo per intensificare le sue attività militari nell’isola dal 6 aprile al 9 giugno. Ecco dove finiscono i soldi di una sanità al collasso»
LA GUERRA È DEL MONDO CONTRO GLI UOMINI, PER COME LO HANNO RIDOTTO E PER COME CONTINUERANNO A RIDURLO SE NON SI FA QUALCOSA, E INTANTO SI COMBATTE CON QUELLO CHE RIMANE DEL SSN FATTO A PEZZI PER RAGIONI DI MERO SQUALLIDO GUADAGNO
Il criminale ritardo di almeno un mese con cui gli organi “sanitari” regionali hanno finalmente avviato il blocco produttivo (specialmente in Lombardia) che non appare ancora soddisfacente visti i risultati parziali, nonché l’auto isolamento della popolazione (sempre vincolato al blocco produttivo) appare sconcertante, ma non inatteso. La grande massa di emarginazione, dei la-voratori in nero, o in grigio, abbandonati a se stessi ha fatto infine la sua parte…
Da settimane, ormai, l’Italia si trova a fronteggiare una crisi sanitaria di ampie proporzioni, difficile da contenere e ancora in espansione. La diffusione del nuovo covid-19 ha portato al limite della sopportazione il sistema sanitario nazionale, mostrandone i deficit e le inadeguatezze. A farne le spese, ovviamente, sono le fasce più deboli della popolazione, senza contare il peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori sanitari impiegati nelle aziende ospedaliere e nelle attività di soccorso extraospedaliero. Una crisi che non si risolverà nella scia delle politiche sanitarie di questo e dei precedenti governi.