14 aprile 2021 – Un anno fa, a poche settimane dallo scoppio della pandemia Covid-19, le proteste all’interno del carcere: oggi le richieste di rinvio a giudizio della Procura, che muove le accuse a vario titolo di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato e tentata evasione.
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Le prigioni di provincia
di Giovanni Iozzoli
Ci sono morti che pesano come piume: le grandi verità non tramontano mai. Nove morti vagano nella nebbia umida di pianura, persi, come fantasmi. Sono spettri che non spaventano nessuno. Se li incontri nella notte non li riconosci, perché non hanno volto, non hanno storia, non sono il retaggio di vite vissute. Nove morti nel giorno effimero della mimosa. Nove morti all’alba della prima ondata pandemica, nel cuore dell’ultimo avamposto progressista.
A nove mesi dalla strage di stato nelle carceri
Durante le rivolte di marzo nelle carceri, lo Stato italiano ha compiuto una strage: 14 detenuti vengono ritrovati morti nelle patrie galere.
Modena. Sabato 3 ottobre alziamo la testa!
1 ottobre 2020, da https://www.facebook.com/combattereilcarcere
Sabato 3 ottobre mobilitazione a Modena
Non dimentichiamo le morti in carcere durante le rivolte di marzo, non lasciamo solo/a chi è colpito/a dalla repressione.
leggi il documento: MODENA CAPITALE DELLA REPRESSIONE
La giustizia dello Stato: Prima la violenza, poi la vendetta – Sui 55 avvisi di garanzia arrivati ai detenuti di Rebibbia
27 settembre 2020
Tra il finire di febbraio e inizi di marzo la presenza del Covid in Italia e nel mondo comincia a preoccupare e spaventare. Non se ne capisce bene l’entità né la reale pericolosità e scienziati, medici e politici si contraddicono a vicenda. Vengono istituite le prime “zone rosse” a livello locale, fino all’annuncio della chiusura a livello generale. Le indicazioni governative sono quelle di mantenere la distanza di almeno 1 metro, di indossare la mascherina e di uscire di casa solo in caso di “necessità”. Bisogna insomma evitare il contatto con le altre persone, è questo l’unico modo per non essere contagiati.
Anche nelle carceri, tra le persone prigioniere cresce la paura: come è possibile proteggersi da questo virus quando si sta ammassati in celle di pochi metri quadri? Come farlo se la direzione penitenziaria non fornisce neanche il minimo di dispositivi di protezione (le mascherine)?
Milano, rivolta nel carcere di Opera all’inizio del lockdown: lo Stato presenta il conto, chiesto il processo per 22 detenuti
Per le note rivolte dei detenuti nelle carceri italiane dello scorso marzo, cioè in pieno lockdown per il coronavirus, stanno ora arrivando le prevedibili misure repressive fatte di rinvii a giudizio e futuri processi.
Lo Stato, non contento di avere ammazzato 14 detenuti durante le proteste ed aver attuato violenze e misure fortemente discriminatorie usate dal DAP, dai direttori e dalle guardie carcerarie durante l’intero lockdown, ora accusa le persone detenute di aver preordinato un “piano criminale”. Ma criminale semmai è stata la scelta politica di lasciare migliaia di persone a lambire e morire in carcere e a contagiarsi l’un l’altro per evitare di varare un qualche provvedimento di indulto.
COVID E PROTESTE IN CARCERE: COSA È REALMENTE ACCADUTO?
23 agosto 2020, da Combattere il carcere
Ad inizio marzo sono esplose proteste in gran parte delle carceri di questo paese per poi espandersi al resto del mondo. Il bombardamento mediatico sull’estremo pericolo di contagio e la consapevolezza di una sanità carceraria assente ha portato le persone detenute a battersi, con il sostegno dei propri affetti all’esterno.
La risposta dello Stato è stata chiara: 14 prigionieri morti, pestaggi e trasferimenti punitivi.
I media hanno lasciato la parola solo ai sindacati di polizia e a chi siede su comode poltrone, dal ministero al DAP, per poi calare un velo di assordante silenzio.
Nuovi poteri al Gom, il reparto speciale incaricato di reprimere le rivolte nelle carceri
Dopo le rivolte di marzo dei detenuti durante il lockdown per il coronavirus (con 14 morti all’attivo per lo Stato), il 30 Luglio il ministro Bonafede ha firmato il decreto di riorganizzazione del Gruppo Operativo Mobile. Cioè il raggruppamento speciale della polizia penitenziaria incaricato della repressione rapida delle rivolte nelle carceri, corpo ufficialmente nato nel 1999 con la firma del “comunista” Oliviero Diliberto, allora ministro della Giustizia.
Santa Maria Capua Vetere, carcere da tortura
14 giugno 2020.
Da alcuni giorni il penitenziario di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) è al centro delle cronache per un susseguirsi di eventi che richiamano non solo la gestione autoritaria ed antisociale del sistema penale italiano ma, anche, uno “scontro” tra apparati dello Stato attorno a snodi significativi (la questione Giustizia) dell’agenda politica del nostro paese.
Ricapitoliamo, brevemente, i fatti.
Carceri e Covid-19: se il problema resta l’“ossessione securitaria”
30 maggio 2020
È uscito il rapporto dell’associazione Antigone sulle carceri italiane. Dalle “rivolte” al sovraffollamento, un’analisi della scarsa trasparenza con cui è stata spesso gestita l’emergenza sanitaria
Detenuti contagiati nel carcere di Montorio
Le carceri sono tra i luoghi più esposti al rischio di contagio.
Assistiamo al paradosso per cui all’esterno non si può stare a meno di un metro di distanza e lo Stato dichiara illegali gli “assembramenti”, mentre in carcere si è costretti dallo stesso Stato a stare anche in celle sovraffollate.
A riprova di come la vita dei detenuti sia tenuta in nessuna considerazione.
A un mese dall’inizio delle proteste nelle carceri italiane, proviamo a mettere in fila le poche informazioni reperibili sulla situazione del carcere veronese di Montorio.