Screen New Deal
La tecnologia ci fornisce strumenti potenti ma non tutte le soluzioni sono tecnologiche. Come i colossi della Silicon Valley stanno sfruttando l’emergenza pandemica per ottenere il controllo di numerose sfere della vita pubblica:
RACCOLTA DI SCRITTI E ARTICOLI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
La tecnologia ci fornisce strumenti potenti ma non tutte le soluzioni sono tecnologiche. Come i colossi della Silicon Valley stanno sfruttando l’emergenza pandemica per ottenere il controllo di numerose sfere della vita pubblica:
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I tempi odierni sono una straordinaria occasione per lo sviluppo delle tecnologie di tracciamento dei contatti e sorveglianza di massa dei comportamenti.
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13 maggio 2020
Un braccialetto che emette una vibrazione e un segnale luminoso quando si supera la distanza di sicurezza tra persone. È I feel you il prototipo ideato dall’Iit di Genova per risolvere il problema della distanza sociale, specialmente in pubblici esercizi, locali commerciali e stabilimenti balneari. Il braccialetto è inoltre in grado di misurare la temperatura, di registare con quali altri braccialetti è venuto in contatto e in futuro potrà rilevare anche la saturazione dell’ossigeno nel sangue.
Il braccialetto, per cui IIT sta ora cercando un partner industriale che ne effettui la realizzazione e lo metta a disposizione della collettività, è stato presentato dalla Regione Liguria e dal presidente Toti come uno strumento utile a gestire la presenza di turisti nelle spiagge liguri: «Il bisogno aguzza l’ingegno – ha detto Giovanni Toti, presentando I feel you – Se dal 18 maggio il nostro paese entrerà nell’era della ripresa e non in quella dei divieti sono necessarie regole che supportino comportamenti e buon senso. E la distanza resta una delle nostre principali difese. Un oggetto come questo può essere molto utile nel quotidiano».
ll direttore scientifico dell’IIT Giorgio Metta e il ricercatore di IIT coordinatore del progetto braccialetto, Daniele Pucci hanno precisato che il braccialetto «non è una minaccia alla privacy, dal momento che non ha un Gps, ma funziona tramite onde radio». La sostanziale differenza tra il braccialetto è un’app è che con il braccialetto, per esempio, sarà possibile fare il bagno, mentre con uno smartphone non si potrebbe. «Questo strumento potrebbe trovare facile applicazione in fabbriche e uffici, ma anche nei villaggi turistici, dove già si viene dotati normalmente di un braccialetto. I feel you avrebbe il vantaggio di avvisare le persone quando non si mantengono le distanze e di avvisare quando la temperatura corporea supera i 37,5°».
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Lotta al coronavirus: le invenzioni dell’IIT di Genova
23 maggio 2020
L’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) con sede nel capoluogo ligure sta creando numerosi oggetti e promuovendo idee all’avanguardia per combattere il Covid-19.
Uno dei centri di ricerca più avanzato d’Italia si è messo al lavoro per trovare soluzioni efficaci contro il coronavirus: l’IIT, Istituto Italiano di Tecnologia con sede a Genova, ha infatti prodotto e ideato vari progetti che non solo sono utili per fermare l’avanzata del virus, ma guardano già al futuro. Nei mesi a venire, durante i quali la popolazione della Penisola dovrà inevitabilmente convivere con il Covid-19, è probabile che verrà usato uno degli oggetti che seguono, creati nei laboratori dell’IIT della città ligure.
I Feel you : il braccialetto dell’IIT contro il coronavirus
Fra i primi prodotti realizzati dall’ente di Genova, ecco il braccialetto intelligente da indossare per monitorare la distanza di sicurezza tra persone e la temperatura corporea. Si chiama iFeel-You e ricorda gli smartband come Fitbit usati dagli appassionati di fitness. Grazie alla capacità di leggere il movimento del corpo e all’emissione di un segnale radio, l’oggetto è in grado di controllare la sua distanza da un altro braccialetto; quando due braccialetti si trovano in prossimità, vibrano emettendo un segnale di allerta e facilitando il rispetto della distanza di sicurezza. Inoltre il prodotto, che si collega via Bluetooth, può memorizzare l’identificativo del braccialetto vicino, dando così la possibilità di ricostruire, se necessario, i contatti con una persona risultata positiva al coronavirus.
Potrebbe essere utilizzato nelle spiagge e in altri luoghi pubblici, ma non è l’unica invenzione dell’IIT riguardo il distanziamento sociale. All’aeroporto di Genova è già stato testato il programma “Social distancing” capace di utilizzare le telecamere di sorveglianza per generare una mappa dell’ambiente sfruttando l’intelligenza artificiale e circoscrivere un raggio intorno a tutte le persone presenti, segnalando quando sono troppo vicine.
Intelligenza artificiale e robot per superare la pandemia
L’A.I. è stata usata dall’Istituto anche per creare il software open source Ai-Thermometer. Questa invenzione applica una tecnologia che prende il nome di openpose e che permette alla
termocamera, mediante algoritmi di intelligenza artificiale, di “capire” il posizionamento del corpo
delle persone e misurare la temperatura di uno o più soggetti contemporaneamente nel punto più
idoneo, la fronte. Inoltre, ecco LHF-Connect, un robot di telepresenza guidato tramite un software sviluppato da un team di ricerca dell’IIT in collaborazione con l’Università di Pisa. Gli automi sono dotati di intelligenza artificiale che ne aiuta la navigazione, ma vengono supervisionati a
distanza da una persona che impartisce gli ordini. Al momento il robot viene utilizzato per l’assistenza remota da parte di ricercatori o di operatori sanitari, ma il progetto prevede di istruire dei volontari che offriranno alcune ore per guidare a distanza i robot nei reparti Covid-19. In questo modo i pazienti saranno meno soli e i medici potranno fare diagnosi con rischi minori, dato che i robot hanno uno schermo centrale che consente la trasmissione di immagini in diretta.
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In un momento come quello attuale, che la tecnologia sia un fatto politico sta diventando molto più evidente di quando le nostre infrastrutture funzionano senza problemi. Molti sono i processi in corso: la comunicazione virtuale, l’uso di piattaforme digitali e l’automazione dei processi produttivi assumono nuovi connotati mentre evitiamo di incontrarci dal vivo o fare acquisti in maniera diretta. Tali cambiamenti sono destinati ad avere effetti a lungo termine sull’ecosistema tecnologico in cui viviamo e ancora maggiori ricadute sull’organizzazione del lavoro. Vecchie preoccupazioni tecnopolitiche sulle barriere all’accesso, la neutralità della rete, la sorveglianza e la proprietà sui dati, la proprietà pubblica delle infrastrutture per le telecomunicazioni e il potere radicato degli oligopoli tecnologici stanno tornano a interrogarci con urgenza.
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Di seguito un articolo che parla delle app di tracciamento dei contatti. A differenza di quanto si afferma nell’articolo, sappiamo che queste app non solo sono del tutto inutili dal punto di vista del contenimento della diffusione di un qualsivoglia virus, ma anche potenzialmente pericolose per la sfera dei diritti e delle libertà individuali, poiché condizionano e assuefanno via via all’uso delle varie tecnologie del controllo, in vista di una società sotto stretta sorveglianza hi-tech, sul modello cinese tanto invocato dagli “esperti” ed indicato quale esempio da seguire. Se lo pubblichiamo è perché contiene alcune informazioni utili.
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11 maggio 2020
Voilà, il piatto è servito. Nella gestione poliziesca di questa dichiarata pandemia Covid-19, arriva l’app per il tracciamento dei contatti. Se avevamo dubbi sulla distopia che ci aspetta, questo piccolo parassita che da qualche tempo monopolizza l’attenzione mediatica e ha saputo fermare per qualche settimana interi continenti, lancia un bagliore di luce sul futuro che ci attende.
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Scenario distopico a Singapore: il controllo del distanziamento sociale è affidato alla tecnologia high-tech tramite cani robot e droni.
Commenti disabilitati su Coronavirus: cani robot e droni controllano il distanziamento sociale | tags: controllo sociale, distanziamento sociale, droni, lockdown, paura, robot, Singapore, sorveglianza digitale, stato di polizia, tecnologia | posted in (Auto)Controllo sociale/repressione
App di tracciamento, droni e abusi di polizia durante i controlli, mancavano all’appello solo le tecnologie per il riconoscimento facciale. Eccole! A partire da Como.
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23 aprile 2020
L’idea che ci siano strumenti che funzionino sempre per tutti e tutte, ovunque, che non richiedano conoscenze o infrastrutture aggiuntive, che siano equi e giusti e che proteggano la privacy degli utenti in ogni momento, è una favola che ancora non è diventata realtà. Questo il suggerimento che ci arriva dall’ONG Tactical Tech in un lungo articolo che significativamente è intitolato Technology is stupid1 – cui aggiungono anche il necessario corollario relativo al fatto che, sebbene sia stupida, tuttavia non è mai neutrale: dipende da chi la crea, da chi la utilizza e soprattutto dal contesto socio economico in cui è inserita.
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22 aprile 2020, di GIORGIO GRIZIOTTI
Il fine di questo documento è di scattare un’istantanea dell’uso delle tecnologie mobili di tracking e contact tracing nella lotta per il contenimento del contagio nel corso della pandemia Covid 19 nel momento in cui stanno per essere introdotte in Italia, in Francia ed in altri paesi europei. Cercheremo inoltre di mettere in evidenza le problematiche connesse e legate all’uso ed alla diffusione di tecniche di sorveglianza di massa.
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20 Aprile 2020
Molti agenti di malattie infettive derivano da animali. Ma solo raramente si parla della distruzione di ecosistemi e biodiversità che svolge un ruolo centrale nella trasmissione di virus agli esseri umani.
Sulle cause ecologiche per la nascita sia del Covid-19 sia di altre pandemie, non solo nei media mainstream ma anche nell’opinione pubblica di sinistra si comunica e si discute poco. Il focus della discussione generale è sulla prevenzione e l’arginamento della pandemia da Covid-19, sul sistema sanitario sovraccarico e gli interventi drastici sui diritti fondamentali imposti dai governi. Questo naturalmente è giusto, ma omettere sostanzialmente la discussione sui fattori scatenanti è un problema e una mancanza di attenzione per i retroscena.
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Pubblicato il 14 aprile 2020
Anestesia. Qualcosa che rende inermi. Non pensare. Te lo dicono loro. Non uscire. Ti proteggono loro. Tu sei l’untore. Sei il rischio. Il rischio non fa parte di un mondo programmato. Il programma sta nella realizzazione del dominio. E buonanotte ai suonatori.
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Il patto sociale dell’epidemia
Una epidemia, in un contesto umano, non rappresenta soltanto un fenomeno naturale, ma è anche e soprattutto un fenomeno sociale: come la società, e in particolare il sistema sanitario, è arrivata pronta o meno di fronte alla crisi della Salute pubblica; come la classe dirigente gestisce l’emergenza, come la società civile reagisce, il grado di percezione e l’immaginario dell’opinione pubblica: in sostanza, nella mediazione tra malattia, individui e gruppi operata da Stato, governo, capitali finanziari e industria.[1] In questo processo, centrale diviene il sapere medico, la cultura di organizzazione della sanità pubblica e il suo orientamento economico.[2]
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