La tecnologia è la stessa utilizzata nei mesi scorsi in Cina per rendere ancor più stringenti le misure di quarantena, nel caso della scelta operata in città però il Covid non c’entra. Le telecamere con riconoscimento facciale sono state scelte ben prima dell’arrivo nel virus, il gennaio scorso, pensate per funzionare come deterrente in alcune zone calde della città. Merito del successo dell’esperimento iniziato l’anno scorso in viale Tokamachi, nei giardini di fronte alla stazione San Giovanni, dove sono state collocate sei telecamere dotate di software in grado di riconoscere i volti.

Finora i controlli erano limitati al parco della stazione, ma nel nuovo bando da 260mila euro sottoscritto con la bresciana A2A Smart City Spa almeno la metà delle 32 telecamere che saranno posizionate in città sono dotate di riconoscimento facciale. E questo è solo il primo passo perché a Palazzo Cernezzi hanno intenzione di rinnovare, da qui ai prossimi anni, tutta la rete di telecamere comunali sostituendo quelle vecchie e ormai obsolete con apparecchiature di nuova generazione. Tra vigile elettronico e riconoscimento facciale una Como versione Grande Fratello praticamente è già realtà.

“Il problema non tanto la tecnologia quanto l’uso che se ne fa e nel caso specifico chi ha accesso a queste immagini e quanto tempo ha per utilizzarle – spiega Bruno Magatti di Civitas – Alcuni anni fa avevamo rivisto il regolamento in materia di telecamere di controllo limitando l’acquisizione delle immagini a un giorno dalla registrazione, termine entro il quale doveva avvenire la loro cancellazione. Nel caso dell’utilizzo del riconoscimento facciale i limiti devono essere ancora più stringenti”.

FONTE: https://www.ilgiorno.it/como/cronaca/fase-2-riconoscimento-facciale-1.5132239