
29 Marzo 2021 – In regione 20.000 famiglie scivolate nella povertà e 42.000 posti di lavoro persi, mentre aumenta l’indebitamento. E a Bologna a uscire dal mercato del lavoro sono soprattutto le giovani donne.
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29 Marzo 2021 – In regione 20.000 famiglie scivolate nella povertà e 42.000 posti di lavoro persi, mentre aumenta l’indebitamento. E a Bologna a uscire dal mercato del lavoro sono soprattutto le giovani donne.
La politica dei 5 stelle è limpida. E’ quella della distruzione, dell’annichilamento totale, della violenza fisica e psicologica quotidiana: chi non può permettersi una casa viene seguito e sgomberato letteralmente ogni giorno, non appena prova a ricavarsi uno spazio in cui esistere ai margini della città.
[DUE ESEMPI: TORINO E ROMA]

Negli Usa si stimano 75mila suicidi legati alla crisi del coronavirus, classificate come “morti per disperazione”. I dati appartengono a uno studio redatto dal Well Being Trust e dai ricercatori dell’American Academy of Family Physicians. La disperazione del post-Covid.

Nello stato di Rio ad aprile e maggio almeno 65 vittime per «operazioni di sicurezza»
Neanche le misure di isolamento sociale, varate per contrastare la pandemia, sono riuscite a fermare l’azione violenta della polizia brasiliana.
23 Luglio 2020
Negli Stati Uniti un affittuario su cinque, ovvero circa 20 milioni di persone, rischia di subire una procedura di sfratto entro settembre. Numeri mai visti prima. E che riflettono il forte deterioramento del mercato del lavoro a stelle e strisce causato dalla pandemia di Covid -19.

8 luglio 2020
In occasione del terzo Forum sugli affitti organizzato dalla rete #RentStrikeRoma e tenuto sia online che dal vivo il 7 luglio, pubblichiamo questo articolo di Candice Bernd sulla situazione negli Stati Uniti, uscito il 2 luglio su Truthout.

di Alberto Acosta
“La gente non sta morendo di coronavirus. La gente in Ecuador sta morendo di capitalismo.  Di pessimi servizi pubblici e privati, non solo sanitari. Di mancanza di democrazia e assenza di giustizia.
Di corruzione e incapacità di dialogo”.
(Santiago Roldós, 2020)

Più di 20mila casi in un giorno in Brasile, più di 6000 tra India e Bangladesh devastate dal tornado, e migliaia di casi in Africa, in aumento esponenziale. Mentre l’Europa entra nella fase 2, il mondo muore di Coronavirus nella nostra indifferenza più totale. Lontani i giorni della solidarietà globale, l’Occidente si mostra per quel che è: un pezzo di mondo arido ed egoista.
di Francesco Cancellato
Forse, presi come siamo dalla movida e dalla ripartenza della serie A non ce ne siamo nemmeno accorti, ma il Coronavirus si sta espandendo nei Paesi e nei continenti più poveri del pianeta, con una violenza mai vista sinora, nemmeno a Bergamo, o a Madrid, o a New York. Per dire, ieri è stato il giorno con il maggior numero di nuovi casi dall’inizio dell’epidemia e ci sono stati più di 20mila contagi in un giorno in Brasile, più di 6000 tra India e Bangladesh, devastate dal ciclone Amphan, più di 4000 in Perù, quasi 3000 in Arabia Saudita, più di 4000 in Cile, quasi 2000 in Pakistan, quasi 1000 in Bielorussia, quasi 500 in Afghanistan, più di 400 in Sudan. Potremmo continuare con l’elenco, ma il messaggio è già abbastanza chiaro così: mentre noi Paesi ricchi e occidentali siamo in piena fase 2, e pensiamo a far ripartire l’economia e la vita di tutti i giorni, nel resto del mondo, quello che ricco non è, l’orrore è appena cominciato. Ed è un orrore che non possiamo neanche immaginarci, nemmeno dopo aver visto sfilare le bare sui convogli militari a Bergamo, quando invocavamo la solidarietà del mondo intero.
Acqua sotto i ponti, ormai. Come ampiamente prevedibile, a tutto questo stiamo reagendo con la solita, insopportabile, indifferenza. Niente servizi sui telegiornali, né arcobaleni alle finestre e “andrà tutto bene” per i profughi rohingya di Cox Bazar, o per gli indio dell’Amazzonia, o per la popolazione afghana devastata da decenni di guerra. Soprattutto, nemmeno una parola da parte del mondo politico occidentale, europeo e americano, se non per la solita squallida eccezione di Donald J. Trump, che si è subito affrettato a emanare un travel ban nei confronti dei brasiliani, sia mai che provino a entrare negli Stati Uniti. E tutto questo nonostante persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per bocca di Tedros Adhanom Ghebreyesus, suo direttore generale, abbia più volte espresso “profonda preoccupazione per l’impatto che potrebbe avere su popolazioni che hanno già molti casi di Hiv e malnutrizione”.
Non che l’Europa sia meglio, o che gli italiani-brava-gente si staglino in questo mare di colpevole indifferenza. Lontani i giorni in cui accoglievamo tra gli applausi i medici russi, cinesi, cubani e albanesi venuti a darci una mano, o le forniture di mascherine e gli attestati di solidarietà che arrivavano da tutto il mondo. Ora il mondo brucia e noi ci voltiamo dall’altra parte, come da copione. Abbiamo ospedali Covid vuoti? Sia mai che doniamo mezzo respiratore a Paesi che seppelliscono cadaveri al ritmo di migliaia al giorno. Mendichiamo miliardi a Bruxelles? Sia mai che ci venga in mente di alzare il ditino e chiedere all’Europa di cacciare qualche miliardo in più per i Paesi che stanno sull’altra sponda del Mediterraneo. Chiediamo a gran voce la mutualizzazione del nostro debito e degli Eurobond? Sia mai che a qualcuno non venga la pazza idea di proporre una moratoria dei debiti per i Paesi africani che non hanno nemmeno gli ospedali, figurarsi mascherine, tamponi e respiratori.
Gianluca Vialli, parlando del suo tumore, ha detto che la malattia non ti cambia, ma ti rivela per quel che sei. Ecco, lo stesso vale per le pandemie. Il dolore, la sofferenza e la solidarietà altrui non ci hanno cambiato, ma ci hanno solo mostrato per quel che siamo: un pezzo di mondo arido, egoista, indifferente a tutto quel che lo circonda. E, lo diciamo con rassegnazione, ce ne renderemo conto quando torneremo alle urne, nei prossimi mesi, quando a trionfare saranno quelli che urleranno “prima gli italiani”, quelli che ci diranno di non preoccuparci della sofferenza altrui, quelli che bolleranno come nemici del popolo e anti-italiani chiunque provi a sussurrare il contrario. Mendicanti coi ricchi, egoisti coi poveri: davvero vogliamo essere ricordati così? Davvero non ci facciamo nemmeno un briciolo di orrore?
«O moriamo di fame, o moriamo di Coronavirus», sintetizza R., un’abitante del campo rom di Cupa Perillo a Scampia, e non c’è molta ironia nella sua voce. Non è l’unica cosa che pensa di questa situazione. Pensa anche che le circa centocinquanta bambine e bambini che frequentano regolarmente la scuola, relegati nelle baracche senza connessione e senza tablet non avranno alcuna possibilità di stare al passo con i compagni della loro età. Pensa ai vecchi che non hanno alcuna forma di reddito, che a stare fermi magari non si ammalano, ma che non possono andare avanti. Pensa a quelli già ammalati. Pensa a chi come lei ha un lavoro che ha subito un’interruzione e non sa se riprenderà, o a chi non ha niente, magari per assenza di documenti, e deve comunque uscire tutti i giorni per pensare alla sopravvivenza per sé e per gli altri. Tuttavia, in maniera disciplinata, spaventati come tutte e tutti su questo pianeta, le norme di chiusura i rom le hanno rispettate alla lettera, senza muoversi. E almeno nessuno si è ammalato di Coronavirus.
Il sito dell’Inps è andato in tilt nel primo giorno di invio delle richieste per il bonus babysitting e per l’indennità Covid 19 da 600 euro per i lavoratori autonomi. Il sito è stato preso d’assalto dall’una di questa notte in poi provocando un notevole intasamento. Non sono bastate, infatti, le rassicurazioni del ministero del Lavoro e dello stesso Inps che hanno smentito il click day ed escluso la valutazione delle domande in ordine cronologico. Ma mentre il sito istituzionale dell’Inps, chiamato da solo a far fronte ad una enormità di richieste fatica a reggere l’impatto, nelle aree metropolitane del Meridione, i Comuni stanno cercando di attivare la distribuzione di buoni spesa alimentare per i nuclei familiari in serissime difficoltà dovute alle restrizioni per la pandemia di coronavirus.

Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.
Dirette, approfondimenti, appuntamenti. AUDIO SU:
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13 marzo 2020
Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie 
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