12 gennaio 2021
Forze armate, aziende pubbliche e private, istituti di ricerca e università – tutti insieme – per realizzare in Italia un polo per la produzione di vaccini e anticorpi monoclonali contro le pandemie e per la “sicurezza nazionale”.
RACCOLTA DI SCRITTI E ARTICOLI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
12 gennaio 2021
Forze armate, aziende pubbliche e private, istituti di ricerca e università – tutti insieme – per realizzare in Italia un polo per la produzione di vaccini e anticorpi monoclonali contro le pandemie e per la “sicurezza nazionale”.
25 settembre 2020 – Risalgono i contagi da Covid-19 dopo il calo estivo. In alcuni stati d’Europa torna l’obbligo della mascherina anche all’aperto, ad esempio nella Repubblica Ceca e in molte zone della Francia. Anche in Spagna la comunità autonoma di Madrid ha deciso di estendere le restrizioni alla mobilità nella città con misure che interessano più di un milione di persone, che hanno anche provocato diverse proteste perché considerate come un “confinamento classista” che interessa solo le zone più povere della capitale. L’Inghilterra dal canto suo, dopo aver effettuato un nuovo lockdown “parziale” che vede coinvolti più di 2 milioni di abitanti, già pensa a un nuovo lockdown nazionale, sull’esempio di Israele che è stato il primo stato del mondo ad imporre una seconda chiusura totale. Ed anche in Italia dopo la fine del lockdown si registra un record di contagi riscontrati: circa 1.900 al 25 settembre e quasi 3.000 focolai attivi. Nelle scuole circa 400 quelle colpite e una quarantina di istituti chiusi. Alcuni comuni (ad esempio Foggia, Polignano (Bari), Formia in provincia di Latina, il centro storico di Genova ed altre zone della Liguria come i comuni della Lunigiana) hanno reintrodotto l’obbligo di portare la mascherina anche fuori dai luoghi al chiuso. L’esempio è stato ripreso dal governatore Vincenzo De Luca, che ha reso questa pratica obbligatoria sull’intero territorio della regione Campania attraverso una apposita ordinanza. Introducendo multe fino a mille euro. “Dopo l’ordinanza di ieri ci sono 24 ore di tolleranza sulla mascherina, poi devono partire con multe da mille euro (…). Se nei prossimi tre-quattro giorni – ha detto De Luca in diretta facebook – verifichiamo con gli epidemiologi che la curva del contagio non si stabilizza e non scende, chiuderemo tutto, senza dati tranquillizzanti cominciamo a prendere in mano questioni come la movida, senza nessuna esitazione”.
La Campania è stata poi subito imitata anche dalla Calabria. E come sembra presto anche il Lazio potrebbe seguire la stessa strada delle due regioni. Intanto, dopo Lucoli, frazione dell’Aquila (Abruzzo), Aidomaggiore, piccolo paese di 430 abitanti in provincia di Oristano (Sardegna) è il secondo comune dopo la fine del lockdown in Italia a diventare interamente zona rossa, con la reintroduzione dell’autocertificazione obbligatoria per uscire di casa. Il Governo nega di pensare ad un nuovo lockdown nazionale e pensa a zone rosse localizzate, mentre si prepara a prolungare fino alla fine dell’anno lo “stato di emergenza” in scadenza il 15 ottobre.
24 luglio 2020.
Le autorità israeliane raso al suolo un centro palestinese per i test Covid-19 che doveva assumere la forma di un controllo mobile nella città di Hebron, nel sud della Cisgiordania occupata. La Cisgiordania sta lottando per contenere la seconda ondata di infezioni da Coronavirus, dopo essere apparsa in grado di scongiurare con successo la pandemia con un rigido contenimento per diverse settimane a marzo.
4 maggio 2020
La pandemia di Covid-19 non è uguale ovunque. In alcuni contesti del mondo il virus si aggiunge ad una situazione difficile preesistente. È il caso della Palestina, dove demolizioni di case, arresti di attivisti, esproprio di terre, espansione degli insediamenti illegali e attacchi alle comunità da parte degli israeliani non si fermano, come denuncia il Coordinamento della Campagna Bds. Non solo: nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania il sistema sanitario palestinese, devastato da decenni di occupazione militare, assedio e distruzione delle infrastrutture, affronta enormi difficoltà nel contenere la pandemia e Israele discrimina tra ebrei israeliani e palestinesi nell’accesso alla prevenzione e alle cure, ostacola il lavoro di medici e infermieri palestinesi e distrugge presidi sanitari.
La diffusione del contagio mette in risalto le forti diseguaglianze sociali presenti nei differenti paesi. Il maggiore impatto del coronavirus sulle comunità palestinesi di Israele e sulle comunità latine e afroamericane negli Stati Uniti ne è una evidente dimostrazione
In un comunicato ufficiale il Centro palestinese per i diritti umani (PCHR) ha affermato di “essere preoccupato per la situazione sanitaria nei Territori occupati, in particolare nella Striscia di Gaza, e per la situazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane in caso di epidemia di coronavirus”. Preoccupazioni che si uniscono ad un appello da parte dei prigionieri riguardo alle “gravi carenze in materia di prevenzione e contrasto del contagio” da parte dell’amministrazione carceraria di Tel Aviv. “Se l’amministrazione carceraria non prenderà dei provvedimenti seri” afferma il comunicato “le celle di reclusione diventeranno le nostre tombe”.