Con due corrispondenze facciamo chiarezza su quanto avviene nelle campagne della Piana di Gioia Tauro.
Il primo a parlare è un lavoratore rinchiuso nella tendopoli, la seconda è una compagna della Rete Campagne in Lotta. Dopo mesi di gestione militare del campo di lavoro presente nella zona industriale di San Ferdinando, al comparire dei primi contagi, nessuna misura dello Stato riguarda la tutela della Salute.
Come la pandemia ha trasformato la vita dei lavoratori braccianti e l’economia del settore?
Per una cronaca delle mobilitazioni dei braccianti e di quanto poi accaduto nelle campagne di Saluzzo nei mesi di giugno e di luglio si vedano invece gli allegati 1 e 2.
Da anni, nei distretti agroindustriali del territorio Italiano, le lavoratrici e i lavoratori immigratx portano avanti con tenacia una lotta contro lo sfruttamento e per la libera circolazione, contro le leggi che limitano sempre di più le libertà di chi vive in questo paese con ricatto del permesso di soggiorno e del contratto, che spesso non ci sono. Una lotta per ottenere documenti, case e contratti di lavoro regolari, che da anni va avanti nella provincia di Foggia così come nella piana di Gioia Tauro e nell’area di Saluzzo, e in molti altri luoghi dove i giganti della frutta e della verdura fanno grandi profitti sulle spalle dei e delle braccianti.
20 Maggio 2020. Un’analisi femminista dell’articolo 110 bis del Decreto Rilancio, che esclude gran parte delle persone migranti irregolarmente soggiornanti, condona i datori di lavoro sfruttatori e invisibilizza il lavoro femminile e le sue problematiche.
Un bracciante di 33 anni di origine indiana, uno dei tanti che lavorano nella zona dell’Agro Pontino, a Terracina (LT), avrebbe osato chiedere ai suoi titolari mascherine e dispositivi di protezione individuale sul posto di lavoro, secondo i protocolli per l’emergenza Covid-19. L’uomo, per tutta risposta, ha ricevuto una lettera di licenziamento a seguito della quale ha richiesto il salario spettante per il lavoro svolto. Stando alla ricostruzione finora emersa, in risposta a questa richiesta, il bracciante sarebbe stato picchiato e gettato in un canale di scolo dai suoi datori di lavoro. Il bracciante è finito al Pronto soccorso con ferite alla testa provocate da un corpo contundente, varie fratture e lesioni in più parti del corpo.
Licenziato e picchiato dai datori di lavoro perché aveva chiesto il rispetto delle misure di sicurezza sul lavoro (mascherine). Questi sono i datori di lavoro che il governo Conte tutela con lo scudo penale.
La questione dei braccianti irregolari nelle campagne italiane è uscita alla ribalta in tempi di pandemia. La “sanatoria” approvata il 13 maggio rispecchia gli interessi in campo: le pressioni della filiera agroalimentare per assicurarsi manodopera a basso costo e l’agenda politica che fa dell’opposizione alla migrazione il suo cavallo di battaglia. Infatti, i permessi di soggiorno di 6 mesi concessi a chi può dimostrare un contratto lavorativo regolare non modificano sostanzialmente la condizione dei lavoratori agricoli, sia per la loro durata insufficiente ed esclusivamente funzionale al lavoro stagionale, sia perché non incide sul lavoro in nero. Mentre sindacati e associazioni sono intervenuti solo in tempi di emergenza, in cui è possibile sfruttare la sovraesposizione mediatica, lotta autorganizzata di braccianti e solidali per ottenere documenti e abitazioni è attiva da anni.
Ne abbiamo parlato con una compagna di Campagne in Lotta. Ascolta la diretta:
I migranti non sono tutti uguali. Ma così come gli italiani sfruttati, hanno una cosa in comune: sono sotto ricatto. Dai figli a carico al permesso di soggiorno, da un visto da ripagare alla trafila per l’asilo, ecco cosa definisce la schiavitù moderna.