Tag Archives: anarchiche e anarchici
Livorno. Sosteniamo lo sciopero e le lotte nella scuola
Gli anarchici ai tempi del colera
Nel 1883 l’esercito francese, dopo una campagna militare in Indocina, importò il colera in Europa, seminando morte e terrore nelle città portuali di Tolone e Marsiglia, città in cui erano radicati tanti emigrati italiani che, vivendo in condizioni di miseria, subirono più di altri la violenza del morbo, subendo anche le ritorsioni xenofobe degli abitanti francesi. Il rientro nei confini della neonata Italia segnò anche l’arrivo del colera nel paese e più di tutte ne fece le spese la città di Napoli, la più popolosa di tutta la penisola.
La parola e la cosa. A proposito di progetto rivoluzionario
12 settembre 2020
Pubblichiamo qui l’editoriale e l’articolo “La parola e la cosa. A proposito di progetto rivoluzionario”, del numero 11 della rivista anarchica i giorni e le notti.
Estate in Grecia: Edizione Nuova Democrazia
18 agosto 2020; da https://it.crimethinc.com
In Grecia, dopo l’ascesa al potere del partito Nuova Democrazia e il divieto della libertà di assembramento, il conflitto che covava da tempo tra anarchici e estrema destra continua, anche in piena estate. In questo report, parliamo di gentrificazione, dell’escalation delle tensioni con la Turchia, di lotte ecologiche, della solidarietà con rifugiati e prigionieri, dello sgombero dello storico squat Terra Incognita e di altro ancora.
Questo aggiornamento è un adattamento del contributo mensile di RadioFragmata al podcast “Bad News Report.” Potete anche leggere i nostri report di maggio , giugno e luglio .
Pratiche di solidarietà o mutualismo conflittuale?
9 agosto 2020
Nello scorso weekend si è svolta l’iniziativa “giù la maschera”, una due giorni di presentazioni e dibattiti. Ma non è della bella e significativa iniziativa che si parlerà i queste righe, pur se in periodo di post COVID, una due giorni agostana e ben partecipata in una metropoli come Milano, merita un riconoscimento. È invece di una delle tematiche affrontate che mi preme fortemente ragionare.
Il dibattito su solidarietà, mutuo appoggio e brigate di solidarietà, ha lanciato un interrogativo che non era possibile evadere in quella sede, dal momento che dovrebbe essere un punto di riflessione più ampio, che non solo come FAI dovremmo affrontare. La seconda ondata del COVID potrebbe ripresentarsi oppure no, ma il tema della contraddizione insita nelle reti solidali, messa in luce dalla pandemia, dovrebbe tener banco come una questione di assoluta attualità.
La contraddizione sottolineata durante il dibattito, consiste nel dilemma esistente sulle pratiche di solidarietà, tra il configurarsi, malgrado tutto, come una sorta di stampella di un pubblico servizio inadatto a gestire le emergenze o creare un momento di rottura attraverso pratiche mutualiste che si debbono necessariamente delineare come conflittuali. Esiste poi un altro aspetto non di poco conto, ossia la legittimazione dell’agire, che il lockdown ha configurato come necessaria, quindi il doversi costituire come soggetto autorizzato ad agire e qui molte soggettività e individualità hanno dovuto scendere a compromessi con le più svariate associazioni di volontariato per poter operare liberamente senza incorrere in multe e denunce. Tutto ciò delinea una situazione assolutamente paradossale, che va però indagata e alla quale occorre reagire. Anche quando non dovessimo avere un nuovo lockdown, è però chiaro che si stanno spalancando le porte di una crisi socio-economica assai ardua da arginare, vista la sua sistematicità, e la sua estensione globale, le conseguenze sul piano locale si stanno già delineando, attività in chiusura, licenziamenti o ammortizzatori sociali inefficaci ed inefficienti, con un grosso impatto sul diritto all’abitare da parte di chi non ha un alloggio di proprietà o già non risiede in un alloggio popolare. Stiamo parlando di un potenziale di decine di migliaia di famiglie a rischio sfratto da qui ai prossimi mesi, nonostante il blocco delle azioni giudiziarie fino al 31 dicembre.
In questa situazione è oltremodo indiscutibile quanto sia necessario avere le idee chiare sulle strategie da adottare e sulle modalità per innescare un processo di mutualismo conflittuale, che non miri solo ed esclusivamente ad alleviare delle sofferenze o a fornire una alternativa più o meno temporanea, ma che sia una strategia di critica dinamica al reale, che nel momento in cui aggredisce una problematica sia in grado di trovare soluzioni di incompatibilità crescente con il sistema. Sistema che va ricordato ha generato il problema e non può fornire soluzioni altre da quelle che osserviamo, divario sociale, colpevolizzazione dell’indigenza, giustificazionismo rispetto alla disoccupazione in altre parole guerra ai poveri invece che soluzioni contro la povertà.
La capacità di agire all’interno di tessuti sociali complessi come quelli urbanizzati non è un semplice atto di buona volontà o di volontariato attivo, dovrebbe nascere da una strategia precisa, di utilizzazione della fase emergenziale della crisi per disarticolare, de facto, la narrazione che accompagna il sistema di governo dei territori.
Sono quindi necessarie alcune domande strategiche per snudare il problema nelle sue pieghe più recondite e si sarebbero dovute porre durante le fasi più critiche del lockdown. Ma a ben guardare, i processi e le accelerazioni indotte dalla pandemia, hanno solo innescato mega assembramenti virtuali, capaci di partorire rivendicazioni che non hanno segnato nessun punto di rottura o nessuna tendenza alla destrutturazione del sistema, che di fatto ha generato e continuerà a generare questo tipo di catastrofi. Piattaforme di rivendicazione tutto sommato sovrapponibili anche se elaborate da aree politiche apparentemente differenti, il che la dice lunga sulle differenze sostanziali che tendono a sparire quando in gioco ci sono la contrazione della capacità di soddisfacimento dei bisogni basilari da un lato e la privazione di alcune libertà fondamentali dall’altro. La schizofrenia ha avuto il sopravvento portando a situazioni grottesche. È mancato un momento di lucidità che fosse in grado di andare oltre l’isteria della fase in sé, possibilizzando nelle emergenze socio-economiche e socio-umanitarie dei momenti di conflittualità e non solo di pratiche da medagliere come purtroppo è successo durante la pandemia.
Come anarchici non possiamo appiattirci né sull’azione caritatevole né tantomeno surrogare il pubblico servizio, la via altra è il mutualismo conflittuale.
JR
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FONTE: https://www.umanitanova.org/?p=12630
Il capitalismo è più pericoloso del coronavirus
Testo e file di un volantino attacchinato a Napoli sul tema della sanità da parte del Gruppo Anarchico “Francesco Mastrogiovanni – FAI”.
L’urgenza dell’anarchia
23, 24 e 25 luglio 2020: Tre giorni di informazione e lotta che hanno visto la riuscita realizzazione di altrettanti punti informativi in giro per la città di Torino, in ordine cronologico presso il mercato di piazza Foroni, nella centralissima via Po, ed infine a porta Palazzo.
Liberiamoci! Informazione e lotta contro il governo
24 luglio 2020
La pandemia ha reso più profonde le diseguaglianze nella società. Il governo ha aumentato le spese militari del 6%, avviato nuove missioni di guerra, regalato soldi alle grandi aziende. Liberiamoci da governi, sfruttamento, eserciti!
Più che un’antifona, un programma
Più che un’antifona, un programma
A proposito della recente conferenza del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo
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Grecia: tutto sta venendo a galla. Recessione imminente, il divieto della libertà di assembramento e la morte di Vassilis Maggos
Da quando è salito al potere l’estate scorsa, il partito greco di estrema destra Nuova Democrazia ha dichiarato una vera e propria guerra contro immigrati, anarchici e ribelli, tentando di sgomberare l’intera rete di centri sociali occupati che anima i movimenti ingovernabili del Paese e tentando di distruggere altri spazi autonomi come le università. La pandemia di COVID-19 ha offerto a Nuova Democrazia ulteriori pretesti per cercare di sostituire questa ricca storia di ribellione con uno Stato di Polizia adatto agli investimenti internazionali. Eppure, l’incombente crisi economica promette di render vano questo sforzo. In questo contesto teso, nel corso dell’ultimo mese, i conflitti si sono inaspriti in tutto il Paese: il Governo ha tentato di vietare la libertà di riunione, i poliziotti hanno picchiato svariati manifestanti – uno dei quali si pensa sia morto a causa delle ferite riportate – e gli anarchici si sono impegnati a combattere su tutti i fronti contro le forze repressive.
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Serbia: l’ultimo fronte nei tumulti del COVID-19. Una prospettiva anarchica da Belgrado
13 luglio 2020, da https://it.crimethinc.com
Appena fuori dall’Unione Europea, la Serbia è l’ ultimo Paese nell’era del COVID-19 in cui tensioni latenti hanno dato vita a una rivolta aperta. In questo sconvolgimento, come all’inizio del movimento francese dei Gilet Gialli , i manifestanti di ogni credo – da fascisti e hooligan a liberali, gente di sinistra e anarchici – stanno lottando per definire la forma dei futuri movimenti di protesta. Nel seguente resoconto, gli anarchici di Belgrado descrivono una settimana di scontri nella capitale, analizzando il motivo per cui è importante impedire ai fascisti di dominare gli scontri con le autorità e impedire ai liberali di delegittimare tali scontri come “violenti” o intrinsecamente fascisti.
Striscioni e manifesti
Comunicato stampa del 26 giugno 2020 (da Jesi – Marche)
Nei giorni scorsi I muri della città si sono riempiti di manifesti “artistici”. Una scelta culturale per poter coprire i manifesti del lockdown pandemico con una grafica nuova, studiata, bella.
Davanti a una crisi sanitaria globale: lo stato e il capitalismo non funzionano, la solidarietà sì
La Commissione di Relazioni dell’Internazionale di Federazioni Anarchiche (CRIFA) ha continuato a mandare avanti le proprie attività durante la presente pandemia globale. Attraverso i continenti, le delegate e i delegati delle nostre federazioni si sono incontrat* telematicamente per fare il punto sull’impegno dell’anarchismo sociale e organizzatore in questa crisi mondiale.
Una lettera dall’altro fronte. Sulla partecipazione degli anarchici rurali all’insurrezione del giugno 2020
In questo scritto, gli anarchici di una zona rurale degli Stati Uniti descrivono come le persone che vivono fuori dai centri urbani, in questo periodo, possono contribuire al movimento contro la violenza della Polizia e contro la supremazia bianca istituzionale sorto a Minneapolis in risposta all’assassinio di George Floyd.