Il cambiamento sociale essenziale implica due processi intrecciati tra loro. Da un lato, significa demolire i meccanismi che impongono disparità di potere e di accesso alle risorse; dall’altro, implica la creazione d’infrastrutture che distribuiscano risorse e potere secondo una logica diversa, forgiando un nuovo tessuto sociale. Mentre il movimento per l’abolizione della Polizia esploso nella coscienza pubblica un mese fa a Minneapolis ha creato nuovi precedenti per la resistenza, le reti di mutuo soccorso che si sono diffuse in tutto il mondo dall’inizio della pandemia di COVID-19 indicano la via da percorrere perché ci sia un nuovo modello per le relazioni sociali. Il seguente report descrive tre gruppi che coordinano gli sforzi di mutuo aiuto a New York – Woodbine, Take Back the Bronx e Milk Crate Gardens –, analizzandone sia le motivazioni e le aspirazioni, sia le risorse e i modelli assistenziali che mettono in circolo.
I danni della globalizzazione sono arrivati anche in occidente e ci siamo trovati a farne I conti direttamente. La reazione non è stata certo in una prospettiva di soluzione delle cause, bensì un ulteriore passo veloce verso il progresso ed un intensificarsi del dominio tecno-scientifico, della trasformazione e del rapido adeguamento delle logiche di autoritarismo e profitto.
Anche in tempi di pandemia il governo ha garantito gli affari delle case farmaceutiche e dei signori della guerra. Attraverso le politiche capitaliste gli Stati hanno continuato la produzione industriale a scapito dei lavoratori e le operazioni militari a scapito di intere popolazioni.
Anche nel porto di Genova hanno continuato a transitare navi cariche di carri armati e altri armamenti, dirette verso gli Emirati Arabi.
Commenti disabilitati su Genova: Attacco incendiario contro un deposito della polizia locale. 24/25 giugno 2020 | tags: azioni dirette, Genova | posted in Protesta e sopravvivi
Tra oggi e ieri sono apparse sui giornali le notizie di due nuovi focolai di Coronavirus. Uno nelle palazzine Cirio a Mondragone dove vivono molti braccianti di origine bulgara e l’altro alla Bartolini (l’azienda logistica) di Bologna.
La retorica di un crescente benessere che il capitalismo avrebbe pian piano assicurato un po’ a tutti, è ormai morta e sepolta da tempo. L’immagine con cui le autorità hanno tentato di rappresentare il mondo riservato alla gran parte degli uomini e delle donne, è diventata più simile a una scala a pioli, cui bisogna tentar di restare aggrappati con le unghie e coi denti, per evitare di cadere giù ai tanti scossoni che le vengono dati. Una scala cui continuano a togliere punti d’appoggio, mentre aumenta il numero di uomini e donne in cerca di un appiglio. La prepotente entrata in scena del Covid19 minaccia di renderla ancor più carica e traballante. Tenteremo di approfondire la questione in un testo che uscirà a puntate, una a settimana, in cui se ne affronteranno di volta in volta alcuni specifici aspetti. Un testo redatto a più mani, da alcuni compagni che partecipano alla redazione di questo blog e da altri che invece non ne fanno parte. I singoli capitoletti potranno quindi avere uno stile e magari dei punti di vista diversi o contenere delle ripetizioni. Del resto le possibilità di confrontarsi collettivamente in questi giorni sono notevolmente ridotte e discutere attraverso piattaforme online non è certo la stessa cosa che farlo vis a vis.
Vivo nel Queens, un quartiere di New York. È uno dei posti con la popolazione più eterogenea del mondo, ed è stato colpito molto duramente dall’epidemia da Covid; da noi, questa tragedia è stata molto legata alle questioni di razza e di classe. Fin dall’inizio, la gente ha iniziato ad attivarsi in reti di mutuo aiuto: nella mia zona un programma per i senza tetto di matrice religiosa è stato travolto dall’aumento di persone bisognose di cibo e ha iniziato a essere sostenuto da un centro sociale di autonomi, per aumentarne la capacità di risposta. Il cibo non avanza mai e spesso devono mandare via la gente a mani vuote. A donare sono grandi corporation, piccole aziende agricole, ristoranti, e anche gente comune che dona soldi. Lo Stato di New York ha fatto passare una moratoria sugli sfratti, ma ora che questa misura sta per finire ci sono ancora troppi nuovi disoccupati. Almeno quarantaquattro milioni di persone negli Stati Uniti hanno perso il lavoro (e chi è senza documenti non rientra in questa cifra), e solo nell’ultima settimana più di tre milioni di persone hanno fatto richiesta per la disoccupazione. Non si sa per quanto tempo continueranno queste donazioni di cibo. Dobbiamo sviluppare delle risposte sostenibili alla fame.
Esiste una relazione permanente tra l’idea che si ha della morte e l’idea che si ha di sé?
(Philippe Ariès, Storia della morte in occidente)
Le campane suonano a morto e per le strade del piccolo borgo di Alzano Sopra, in provincia di Bergamo, non va in giro nessuno. È aperto il portone della chiesa di San Lorenzo martire con la sua facciata austera, ma il porticato alla fine della scalinata di marmo è ancora vuoto. All’interno è stato allestito un altare, su cui è stata appoggiata un’urna nera, circondata da orchidee bianche. Prima di entrare, in mezzo alla navata centrale, c’è il distributore di gel per disinfettarsi le mani, sulle pareti ci sono cartelli che ricordano che indossare la mascherina è obbligatorio. L’unico segnale di una normalità che non può riprendere esattamente come prima.
Dall’inizio della crisi sanitaria causata dalla pandemia di coronavirus–Covid-19, la situazione sociale nello Stato spagnolo è diventata estremamente turbolenta. Quasi due mesi di isolamento, con chiusure forzate di imprese ed il blocco delle frontiere, hanno avuto un impatto brutale sull’economia spagnola.
Fa discutere il provvedimento della Asl fiorentina contro un delegato della Fp Cisl, accusato di aver criticato l’ospedale di Torregalli in una intervista anonima al Tg2.
L’ISTAT, in un documento pubblicato il 3 giugno,[1] ha ricostruito l’andamento provvisorio dell’occupazione in Italia, registrando i primi effetti della crisi socioeconomica innescata dall’emergenza COVID-19. In due mesi di confinamento, e di blocco parziale della produzione, i disoccupati sono diventati complessivamente 400.000 in più. Cessato il blocco della produzione, il trend non accenna a cambiare ed in tre mesi si è giunti a perdere 497.000 posti di lavoro nel complesso. A questo si aggiunge un altro dato: quello sul tasso di inattività che è aumentato in misura preoccupante.
Davanti a una crisi sanitaria globale: lo stato e il capitalismo non funzionano, la solidarietà sì
La Commissione di Relazioni dell’Internazionale di Federazioni Anarchiche (CRIFA) ha continuato a mandare avanti le proprie attività durante la presente pandemia globale. Attraverso i continenti, le delegate e i delegati delle nostre federazioni si sono incontrat* telematicamente per fare il punto sull’impegno dell’anarchismo sociale e organizzatore in questa crisi mondiale.
Cos’è il Green New Deal se non il cambio di pelle del caro buon vecchio capitalismo? Chi crede sia la decisiva svolta verde del mondo od una presa di coscienza a livello globale sulla necessità di un cambiamento del paradigma produttivo è in errore o, peggio, in malafede. La capacità del capitale di avvinghiarsi ad ogni possibilità per replicare sé stesso, quindi sussumere ogni istanza anche a lui opposta e normalizzarla nel suo processo, rimane immutata anche davanti ad istanze green. Con buona pace degli adepti della signorina Thunberg.
Il 28/05 la Direzione Marcegaglia Ravenna ha incontrato le RSU e le loro Organizzazioni Sindacali (FIOM, FIM, UILM i soli chiamati dalla Confindustria e da Marcegaglia in quanto firmatari dell’accordo sulla rappresentanza, in poche parole sindacati di comodo) e hanno firmano l’ennesimo accordo per prolungare la cassa integrazione Covid19 che va ad aggiungersi ai 180 dipendenti Marcegaglia a casa dal 26 di marzo in CIG.
Nel loro comunicato: – NON abbiamo letto nulla sulle varie cooperative in appalto alla Marcegaglia, ai soci lavoratori o così chiamati, dove ci risulta che su 500 solo 50 sono in cassa integrazione e che i loro responsabili li fanno lavorare a rotazione mentre i dipendenti Marcegaglia sono a casa da quasi quattro mesi in CIG. – NON scrivono che il Centro Servizi è in sofferenza con pochi ordini e con poche ordinazioni, anche se negli ultimi anni non ha mai messo personale in cassa integrazione. Inoltre il consorzio creato qualche anno fa della Marcegaglia è composto da tante piccole aziende che si occupano di manutenzione dei vari macchinari nelle linee di produzione e tutte dipendono dallo stesso consorzio che da poco ha vinto anche l’appalto della movimentazione dei terminali Marcegaglia all’interno del porto.
A sua volta dipende dalla storica cooperativa Ravvenate che opera da circa 30 anni all’interno dello stabilimento Marcegaglia. Anche i lavoratori, dipendenti della azienda che ha perso l’appalto, sono stati assorbiti dal consorzio e svolgono turni lavorativi di 12 ore insieme ai soci e dipendenti della cooperativa. La cooperativa gestisce tutti i sub-appalti delle ditte, sia del consorzio sia quelle non consorziati; queste assumono dipendenti con contratti di somministrazione presso agenzie locali nel ravvenate con contratti da 2/3 ore ma in realtà ne svolgono pure 12/13. Sempre se qualche dipendente della ditta in appalto e subappalto alla cooperativa storica non gli è simpatico perché magari nel periodo lavorativo ha avuto dei problemi familiari per cui si è assentato dal lavoro, la cooperativa storica comunica all’azienda “nuova” che questo lavoratore non dovrà più lavorare all’interno dello stabilimento Marcegaglia in quanto fosse non idoneo, a sua volta l’azienda che ha perso l’appalto non può licenziare il lavoratore in quanto il contratto non lo permette, quindi lo trasferisce nella sede legale a 350 km di distanza, tutto ciò in collaborazione con qualche sindacato che firma l’accordo. Tutto ciò dopo 12 anni di lavoro dentro lo stabilimento; – NON abbiamo letto nel comunicato dei 3 sindacati confederali, chiedere all’azienda
in collaborazione col servizio sanitario locale o il loro medico locale, i test sierologici o i tamponi nasofaringei/orofaringei a parer nostro necessari. E’ preoccupante quanto scritto sui quotidiani locali che un collega è stato trovato positivo (ed è stato messo in quarantena) mentre altri 3 colleghi son stati allontanati.
Il protocollo aziendale prevede che a chiunque entri nello stabilimento sia misurata la temperatura e nel caso superi 37 gradi sia rimandato a casa. Ma se rimandi indietro un camionista che arriva dall’est Europa, questo se ne tornerà a casa? – I grandi impianti non sono mai stati fermi, ma l’azienda con la scusa di evitare assembramenti continua la produzione sotto organico. In questo modo i lavoratori sia per lo stress correlato al lavoro sia per i turni massacranti non hanno la giusta sicurezza nelle linee di produzione, che ricordiamo non stanno maneggiando plastica o cartone ma bensì lamiere. Ne testimoniano i vari infortuni capitati negli ultimi anni, sia quelli molto gravi sia quelli di piccola-media entità aimè molto attuali, oppure i mancati infortuni purtroppo dimenticati nei comunicati dei 3 sindacati e
dalle loro RLS. E infine non dimentichiamo l’ultimo grave infortunio accaduto al collega che salendo dalla stiva per andare sul ponte è scivolato dalla scala, spaccandosi il femore con 40 giorni di prognosi, ma sicuramente gli verrà proposto di chiudere l’infortunio come accade spesso negli ultimi anni per non ricorrere a problemi di aumento premio Inail e di ulteriori verifiche degli ispettori della medicina del lavoro, proponendo al lavoratore una sistemazione temporanea nell’ufficio sicurezza Intanto la sede generale Marcegaglia di Gazoldo Degli Ippoliti in data 16/06/20 comunica che a causa Covid-19 la cassa integrazione sarebbe iniziata il 23/03/20 e la data del termine sarebbe stata provvisoriamente il 31/08/20 per tutti i dipendenti delle società del gruppo Marcegaglia. – Scrivono che dovranno discutere degli avanzamenti di qualifica; ma nel contratto di secondo livello del 2011, attualmente ancora in essere, hanno firmato che alla direzione l’avanzamento di qualifica si deve proporre 2 volte all’anno, ma tutto ciò non succede, dovrebbero esser riconosciute per meritocrazia e non secondo simpatia dei capi reparto verso alcuni lavoratori o per favorire qualche sindacato e altri no; – Stesso discorso per il contratto aziendale di 2° livello, che è stato rinnovato un anno dopo, accontentando i lavoratori e le lavoratrici con qualche briciola mentre il costo della vita ogni giorno, ma di tutto ciò i sindacati confederali ne parlano ma non fanno nulla; Per la FLMUniti-CUB tutti i lavoratori, a prescindere dalla provenienza o colore, hanno gli stessi diritti e non solo doveri, per questo CHIEDIAMO all’Azienda e ai Sindacati Confederali Interni (riconosciuti dalla Confindustria e dalle aziende) di rispettare e far rispettare i contratti da loro firmati, in particolare quello previsto nel testo unico art. 81/2008 e tutti i suoi articoli. Continueremo ad osservare a denunciare, pur rischiando di venire licenziati com’è successo qualche mese fa ad un lavoratore rappresentante per la sicurezza (RLS) molto scomodo sia ai sindacati confederali sia soprattutto alla Marcegaglia.
Ravenna, 26/06/20
Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti
Confederazione Unitaria di Base
Commenti disabilitati su Marcegaglia Ravenna: ennesimo accordo per prolungare la cassa integrazione Covid19, in aggiunta ai 180 dipendenti Marcegaglia a casa dal 26 di marzo in CIG | tags: cassa integrazione, Marcegaglia, Ravenna | posted in Lavoro e capitalismovirus
Siamo solidali con l’infermiera cinquantenne Farida C. che – dopo aver contratto il COVID-19 mentre stava curando i pazienti colpiti dal virus presso l’ospedale Paul-Brousse di Villejuif presso cui lavora – si trova ora a dover rispondere alle accuse di aver lanciato, la scorsa settimana, dei proiettili per difendere alcuni manifestanti dagli attacchi dei gendarmi parigini. Entrambe le attività dimostrano enorme coraggio e abnegazione. Combattere il COVID-19 e combattere la violenza della Polizia sono due aspetti dello stesso programma.
A Napoli, in una piazza gremita, tre attivisti di ‘Mezzocannone occupato’ vengono arbitrariamente scelti dalla polizia per un controllo. La situazione precipita inspiegabilmente in una sequela di arresti senza senso. Accorrono 8 pattuglie della polizia, oltre all’esercito in presidio fisso nella piazza; 12 agenti di cartapesta si fanno refertare come contusi durante immaginarie colluttazioni.
Ne scaturisce naturalmente una riflessione sulla vertiginosa discrezionalità delle forze dell’ordine, rafforzata da questi mesi della pandemia; su come eventi come quelli napoletani vengano a costituire minacciosi precedenti per tutt*, amplificando il potere già fortemente asimmetrico di guardie e affini, rischiando di aprire la strada a nuovi allucinanti abusi.