17 ottobre 2020
Proviamo a delineare alcuni spunti sulla “nuova” fase covid19 che stiamo attraversando, seppur “nuova” sia un aggettivo poco calzante. Di nuovo, si rimpallano responsabilità, si accendono allarmismi, si corrono rischi.
RACCOLTA DI SCRITTI E ARTICOLI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
17 ottobre 2020
Proviamo a delineare alcuni spunti sulla “nuova” fase covid19 che stiamo attraversando, seppur “nuova” sia un aggettivo poco calzante. Di nuovo, si rimpallano responsabilità, si accendono allarmismi, si corrono rischi.
Questa settimana il tema portante saranno le connessioni tra i fenomeni pandemici e la più generale crisi ecologica che riguarda prepotentemente questo inizio di millennio. E tra la crisi economica e la crisi ecologica.
Lo faremo attraverso due interviste… Diciamo subito che la prima intervista è del 2017, quando “Big Farms make Big Flu” [del biologo Robert Wallace] è uscito negli Usa.
Il libro non parla quindi di coronavirus, ma le risonanze sono ovviamente fortissime, e non è ancora tradotto in italiano. Abbiamo scelto questo estratto perché ci sembra che connetta brevemente tutti i piani del discorso: la penetrazione antropica sempre più profonda che mette in contatto grandi e piccoli allevamenti con luoghi che fino a poco tempo fa potevano dirsi incontaminati, serbatoi di virus insomma, la grande industria che crea il terreno perfetto perché i patogeni vincano la competizione per esistere mantenendosi comunque letali, la globalizzazione che sposta rapidamente i patogeni da una parte all’altra del mondo. Il risultato sono super patogeni che sono un’emanazione diretta dei cicli industriali, prodotti dalle condizioni stesse dell’accumulazione capitalistica.
“Tutto è veleno: nulla esiste senza veleno.
Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.”
Paracelso
Diciamo la verità: gli ingredienti c’erano tutti. Un misterioso virus che da un pipistrello passa all’uomo dentro un umido e sinistro mercato dell’estremo Oriente affollato di uomini e animali, vivi e macellati. A pochi passi un laboratorio super segreto dove si conducono esperimenti sul genoma virale, assemblando nuovi patogeni. Fin qui i fatti, sui quali si è innestata facilmente la creatività. Una presunta “fuga” dal laboratorio voluta da una mano sinistra, il virus che si diffonde al mercato, da lì agli uomini poi sulle rotte aeree al resto del mondo. A guardarlo così è lecito trovare in questa storia gli elementi della trama di un b-movie e infatti fin dai primi giorni della pandemia, quando il virus si affacciava nella lontana Cina, le teorie su una trama oscura di questa pandemia si sono fatte strada rapidamente.
In virologia l’incidente non è l’eccezione ma la regola
Antoine Danchin, genetista [1]
Negli anni 2000 noi ci siamo interessati ai laboratori militari di ricerca biologica, al bioterrorismo e agli attacchi batteriologici. [2] I nostri lettori si ricordano sicuramente con nostalgia del CRSSA, centro di ricerca del servizio di sanità degli eserciti di La Tronche, presso Grenoble, e dei due altri laboratori P3 del nostro polo tecnologico, degli attentati all’antrace commessi nell’autunno 2001 con dei ceppi usciti dal laboratorio militare di Fort Detrick, del piano francese Biotox, del programma russo Biopreparat a base di peste, di vaiolo e febbri emorragiche, del laboratorio P4 altamente sicuro di Mérieux a Lione e dei suoi cloni, ove si conservavano e manipolavano virus e batteri mortali.
di Noemi Fuscà 12 marzo 2020
A chi credere? Di questi tempi è una domanda più che lecita.
Salta agli occhi che la gente crede ai dati scientifici tout court.
Nella storia contemporanea una scelta comune e diffusa è stata quella di non mettere in discussione le “cose scientifiche” siano dati, dichiarazioni o ricerche. Il senso comune considera le “cose scientifiche” super partes e la medicina in particolare è considerata (forse perché quella che riguarda di più il corpo delle persone) come la scienza più importante tra tutte. Pensiamo anche solo allo status sociale differente che ha essere un medico o essere un matematico, il primo è il top il secondo è un secchione che al massimo guadagnerà facendo il nerd per qualche mega società di programmazione.