6 maggio 2020 «Siamo in guerra. Una guerra sanitaria. Non lottiamo contro un esercito né contro un’altra nazione: il nemico è qui, invisibile, inafferrabile, e avanza. Ciò richiede una mobilitazione generale»
Emmanuel Macron, 17 marzo 2020
A quel tempo per me le cose andavano incomparabilmente meglio che in seguito; in fondo ero ancora in servizio e in casa mia, potevo ancora osservare gli avvenimenti quasi indisturbato. D’altra parte non ero ancora diventato almeno in parte insensibile, ero ancora tanto abituato a vivere in uno stato di diritto che giudicavo un profondissimo inferno quello che in seguito avrei definito al massimo un limbo. “LTI. La lingua del Terzo Reich. Victor Klemperer”
C’era uno slogan anarchico che mi piaceva particolarmente e che recitava grosso modo così: “Una società che incarcera è essa stessa un carcere”. Questo oggi è più vero che mai e al tempo del Covid-19 si può ben dire che non c’è più alcun dubbio sulla reale natura di tutte quelle strutture della civiltà che oggi si sono dimostrate delle vere e proprie gabbie e dei sistemi oppressivi come la città, lo stato, l’esercito, le tecnologie e la scienza. Nulla si può scindere dall’attuale sistema di dominio, sono tutti tasselli che compongono un unico quadro che oggi si è mostrato in tutta la sua terrificante realtà. Risulta così, ormai evidente, che tutto quello che sta succedendo non è semplicemente un’”emergenza” sanitaria, ma una riorganizzazione in chiave tecnico scientifica delle nostre vite, per costruire quel mondo nuovo che non ha più bisogno di esseri umani, ma di ingranaggi della Megamacchina, un mondo di perfetti ammalati alla continua dipendenza delle droghe vendute e commercializzate da Big Pharma!
[Sono trascorsi due mesi e mezzo da quando i giornali hanno dato la notizia del primo morto italiano per coronavirus, interrompendo la lunga serie di titoli dedicati a Renzi e alle liti di governo.
«Virus, il Nord nella paura», tuonava la prima pagina di Repubblica del 22 febbraio.
Da quel momento, i media italiani a reti unificate e la retorica dei governanti non hanno più smesso di ingigantire quella paura, di trasformarla in terrore, e soprattutto di renderla nociva.
Abbiamo a lungo ragionato sugli effetti e gli scopi di questa manipolazione delle nostre fobie, ma ancora non ci siamo soffermati a sufficienza sull’ipotesi che quei timori – ben comprensibili di fronte a una pandemia – siano diventati a loro volta un morbo, una patologia che s’è aggiunta al Covid19, abbassando le difese immunitarie della popolazione e rendendo il contagio più grave.
In svariati commenti ai post di queste settimane è emersa l’idea che l’esercito in strada, i toni dei ministri, la scelta e la presentazione dei dati, le homepage dei giornali abbiano contribuito a farci – letteralmente – ammalare di paura.
Questo articolo, scritto appositamente per Giap, affronta la questione dal punto di vista dell’antropologia medica e dello studio scientifico sull’effetto placebo e il suo contrario: l’effetto nocebo. WM]
Le malattie infettive sono un argomento triste e terribile, certo,
ma in condizioni ordinarie sono eventi naturali,
come un leone che sbrana uno gnu o un gufo che ghermisce un topo»
David Quammen, Spillover, 2012
O come un terremoto che fa tremare il suolo, o come uno tsunami che sommerge le coste. Laddove non provocano vittime, o quasi, questi fenomeni non vengono nemmeno notati. È solo quando il macabro conteggio comincia a salire che cessano di essere considerati eventi naturali per diventare immani tragedie.
Molte domande e qualche prospettiva ai tempi del coronavirus
Mentre inizia la tanto attesa fase 2 con il suo carico di attese personali, speranze collettive e menzogne dei padroni, proponiamo la traduzione di un articolo di approfondimento apparso sulla rivista Lundimatin.
Questa quarantena ci ha sprofondato in una distopia digitale declinata al presente. La prospettiva storica di Jérôme Baschet ci aiuta a ricordare che i sistemi politici ed economici non sono immutabili. A noi scegliere la nostra parte.
Traduzione a cura della redazione. Una prima traduzione italiana, che abbiamo ripreso per questa versione aggiornata, è stata pubblicata sul sito www.reotempo.net.
Si fa un gran parlare di mascherine, ma con tanta confusione attorno al loro scopo e corretto utilizzo. Innanzitutto occorre distinguere tra i diversi tipi reperibili. Le informazioni si possono ricavare dallo stesso sito del Ministero della Salute e dai siti delle aziende che le commercializzano.
da Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – Bari, 1° Maggio 2020
La pandemia scopre di nuovo un sistema profondamente in crisi…
La pandemia da coronavirus che sta travolgendo il mondo sta mettendo in evidenza tutta una serie di contraddizioni insite nel sistema di dominio globale e non c’è dubbio che i cambiamenti che produrrà nello stile di vita e nelle politiche dei governi di tutto il mondo avranno delle ripercussioni profonde e di lunga durata che ricadranno soprattutto sugli strati più deboli e indifesi delle popolazioni.
La gestione dell’emergenza Covid sta generando costi sociali ed economici elevatissimi: la storia insegna che il “ritorno alla normalità” corrisponderà a un allargamento della forbice sociale, cresceranno le disuguaglianze e molti si troveranno a fare i conti con l’assenza di un reddito, la difficoltà a pagare un affitto, l’impossibilità di accedere a servizi di supporto per le più disparate esigenze.
25 aprile 2020. Oggi si festeggia il 75 anniversario della liberazione dal nazifascismo o almeno da quello della seconda guerra mondiale. Se però andiamo a vedere la definizione di fascismo, possiamo trovare la dicitura: «dottrina e prassi politica fondata sulla violenta e indiscriminata affermazione di motivi nazionalisti e imperialisti, sulla presunta loro adeguatezza a superare e armonizzare i conflitti economici, politici e sociali, e sull’imposizione del principio gerarchico a tutti i livelli della vita nazionale; estens., qualsiasi concezione della vita politica e dei rapporti umani e sociali basata sull’uso indiscriminato della forza e della sopraffazione». Se per fascismo intendiamo questo e non solo il regime tristemente noto, viene spontaneo pensare a quanta strada c’è ancora da fare per potersi dire veramente liber* dal fascismo. In questo periodo di crisi sanitaria è ancora più evidente la contraddizione di questo stato che si definisce antifascista. Sarebbe stato infatti auspicabile che in questo stato di emergenza tutte le risorse venissero impiegate ad aiutare chi ne avesse bisogno per superare il periodo e proteggersi dal virus. Dobbiamo, invece, constatare che le varie “forze dell’ordine” sono state tutte impiegate col solo scopo di reprimere duramente ogni forma di dissenso.
Il distanziamento sociale cui ci costringe l’epidemia da COVID-19 si configura, a prima vista, come la versione più estrema dell’isolamento individualistico tipico della società borghese. Il mondo che stiamo vivendo ci appare popolato da atomi che evitano qualsiasi rapporto sociale con gli altri atomi, fatti salvi quelli strettamente utilitaristici, necessari a soddisfare i bisogni materiali essenziali. Stando così le cose, sembriamo proprio fottuti, intrappolati come siamo in un sogno che non è il nostro. E’ il sogno di Margaret Thatcher: “La società non esiste. Ci sono solo gli individui, uomini e donne, e le loro famiglie”. Ma è davvero così?
Questo scritto approfondisce quanto pubblicato nel documento “Tutto va estremamente bene”. Si avvale, inoltre, di considerazioni formulate in precedenti nostre pubblicazioni.
1. Toh, la repressione! 2. Quelli che «la libertà? Pfui!» 3. Stare a casa non vuol dire per forza stare in casa 4. Che cos’è un «assembramento»? 5. Molte «persone comuni» sono più avanti dei militanti 6. Manovre intorno al 25 Aprile 7. Riprendersi lo spazio pubblico: due condizioni necessarie
Per alcune cose vale la pena rischiare di morire. Perpetuare il capitalismo non è una di queste. Non ne vale la pena per tornare al lavoro – con il rischio di diffondere il COVID-19 o di morire per lui – cosicché i ricchi possano continuare ad accumulare profitti.
Uno sguardo alla crisi sociale, politica, ecologica ed economica che la pandemiaCOVID-19 sta mostrando.
Il disinteresse ufficiale e la negazione della risposta mal gestita, ogni giorno la crisi COVID-19 porta con sé la chiarezza sempre più nitida dell’ipocrisia e del fallimento morale dell’attuale classe dirigente. Le affermazioni dell’eccezionalità e della grandezza degli Stati Uniti d’America si rivelano per quello che sono, una maschera decrepita per il marciume sistemico che la pervade.Continue reading