7 dicembre 2020
Bologna. Multate per aver scioperato. E’ successo all’Interporto durante una protesta delle/gli operaie/i Gsi: 26 persone sanzionate con 400 euro a testa dai Carabinieri. Ma se si può lavorare si può anche scioperare.
RACCOLTA DI SCRITTI E ARTICOLI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
7 dicembre 2020
Bologna. Multate per aver scioperato. E’ successo all’Interporto durante una protesta delle/gli operaie/i Gsi: 26 persone sanzionate con 400 euro a testa dai Carabinieri. Ma se si può lavorare si può anche scioperare.
26 novembre 2020
Smart working, didattica a distanza, gender pay gap e carico di cura familiare. Questi sembrano essere ad oggi gli elementi che hanno caratterizzato la situazione lavorativa delle donne italiane durante la prima fase della pandemia da Coronavirus.
25 novembre 2020
Ciò che le donne stanno vivendo non è una novità, ma la situazione è senza precedenti.
Intervista a M. ‒ Non Una di Meno Transterritoriale Marche.
Da http://www.connessioniprecarie.org
Abbiamo intervistato M., attivista femminista e operaia, che racconta come sta cambiando il lavoro operaio nel terzo settore in tempi di Covid19. Svolgere lavori essenziali durante il picco pandemico ha voluto dire prima di tutto mettere a rischio la propria salute, specialmente se le aziende lucrano sui fondi pubblici che dovrebbero usare per applicare norme di sicurezza che alla catena di montaggio sono virtualmente impossibili da seguire senza ridurre i ritmi della produzione. Lavoro essenziale vuol dire anche l’estensione dell’orario e la moltiplicazione dei turni senza che vi sia un aumento dei salari. Nel neonato settore della sanificazione salari bassissimi vengono corrisposti a una forza lavoro fatta prevalentemente di donne e migranti, che anche durante la crisi sanitaria sono sottoposte al ricatto del permesso di soggiorno. Questo tuttavia non ha impedito loro di prendere parola. In fabbriche, magazzini, ospedali, scioperi e proteste hanno mostrato l’attualità dello slogan dello sciopero femminista: se le nostre vite non valgono, ci fermiamo! La divisione sessuale del lavoro non si limita ai luoghi della produzione ma continua all’interno mura di casa, dove sono ancora una volta le donne a prendersi cura di figli, anziani e malati, come dimostra il fatto che siano soprattutto loro a fare richiesta dei congedi parentali. Proprio la divisione sessuale del lavoro e la connessione tra lavoro produttivo e riproduttivo è stata al centro delle mobilitazioni di Non Una di Meno, che ha anticipato con lo sciopero femminista dell’8 marzo quella possibilità di interrompere la produzione e riproduzione sociale, una possibilità che gli scioperi pandemici hanno rivendicato con forza. Come emerge chiaramente da questa intervista, partire dalle condizioni materiali e di vita è stata la prima spinta per la presa di parola e la costruzione di una lotta in questi mesi. Riconoscere la portata e l’attualità dello sciopero femminista è la chiave anche durante la ricostruzione, anticipare e continuare a sottolineare le connessioni fra razzismo, sessismo e sfruttamento è quanto mai necessario.
La quarantena, della fase 1, 2, 3… non ferma Maria Teresa Messidoro nel suo impegno a informare, e dove necessario contro-informare, rispetto a quanto accade nel sud del mondo, in particolare in America Latina.
FONTE:
http://www.ondarossa.info/redazionali/2020/04/corona-virus-e-donne
Con la Professoressa ed Economista Annamaria Simonozzi analizziamo le misure prese per la pandemia del corona virus con un’ottica di genere. In tutti i periodi di crisi sono spesso le donne a pagare i prezzi più alti. Alcuni suoi scritti li possiamo anche trovare sulla rivista online ingenere.
Fino a poco tempo fa María Victoria usciva di casa al mattino con sette mazzi di chiavi nella borsa, il suo e quelli di altri sei appartamenti a Roma. Sette giorni su sette andava da una signora fino a pranzo, poi prendeva autobus, metropolitane o tram, e raggiungeva le altre case. Qualcuna era a San Lorenzo, vicino alla stazione Termini, e qualcun’altra tra San Pietro e il Gianicolo, dall’altra parte della città. In ognuna faceva le pulizie, metteva in ordine e stirava se ce n’era bisogno. Tutto questo fino a che l’epidemia di coronavirus non è peggiorata e il governo ha approvato una serie di provvedimenti per limitare gli spostamenti, vietare gli assembramenti e chiudere ogni attività non necessaria. Le persone si sono chiuse in casa, le strade si sono svuotate e lei è rimasta senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e senza l’anonimato della folla che le permetteva di evitare di essere fermata e trovata senza documenti per restare in Italia.
Sono tante le persone nella sua situazione.