Col pretesto del virus, si continuano a sperimentare varie tipologie di tecnologia di sorveglianza e tracciamento delle persone.
In questo caso si tratta di un marsupio “tecnologico” sperimentale con dei sensori (chiamati “Janus”) per tracciare i contatti tra i bambini nelle scuole, inventato e brevettato dalla Fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento, la stessa che ha collaborato con il Comitato tecnico scientifico (Cts) del governo per gestire la Fase 2 della cosiddetta “emergenza covid” per quanto riguarda le ripartenze nel mondo del lavoro e appunto della scuola. I sensori registrano le interazioni sociali, i tempi in cui i bambini giocano e stanno assieme e le distanze che i bambini mantengono gli uni dagli altri. Al momento è stato sperimentato in delle colonie estive a Povo e ad Andalo, gestite da due cooperative, su circa una quarantina di bambini a seguito dell’accordo con la Provincia autonoma di Trento e l’Agenzia provinciale per la famiglia, natalità e politiche giovanili.
Dopo il periodo di sperimentazione, l’obiettivo della Fondazione è quello di poterlo introdurre in qualche scuola, incominciando dapprima nell’ambito provinciale del Trentino Alto Adige.
Riproduciamo un articolo di media mainstream che ne davano notizia circa un mese fa, nascondendo ovviamente gli aspetti più inquietanti e parlando di dati anonimi raccolti dai sensori, quando sappiamo bene che, come nel caso dell’app nazionale”Immuni”, nel contact tracing (tracciamento dei contatti) non si tratta mai della memorizzazione di dati completamente anonimi ma solo pseudonimizzati e passibili di re-identificazione. La privacy in questi casi è una pura chimera.
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Le ultime a riaprire
Mentre è scattata la corsa a riaprire tutto, le scuole rimangono chiuse. Invece, come suggeriscono le proposte di alcuni gruppi di genitori e insegnanti, dovremmo cogliere l’occasione per ripensare il modello di istruzione degli ultimi anni.
“SCUOLA e MEDICALIZZAZIONE” di Chiara Gazzola
Pubblichiamo un articolo di Chiara Gazzola dal titolo “Scuola e medicalizzazione” uscito su Arivista n°442 aprile 2020
Come e per cosa lottare. La fase 2 (Wu Ming)
25 aprile 2020
La passeggiata su un dirupo, il reading itinerante (con Pavese, Calvino, Fenoglio, Zangrandi, Viganò, Meluschi, Camus), l’incontro tra due bambini in una libreria, il rifiuto della retorica del “nulla come prima”, ma soprattutto dieci punti fermi su come e per cosa lottare nelle fasi 2 e 3 dell’emergenza coronavirus. Un grande esercizio di liberazione vissuto e raccontato da Wu Ming
Bambini/e in quarantena
Crisi della domesticità
La domesticità forzata mette a dura prova anche le persone e le famiglie non violente. Per molti/e, infatti, #restaacasa non è affatto un invito rassicurante. Per saperne di più sulla violenza domestica derivante dalla domesticità forzata puoi andare su Reproductive rights, Violence and Care Work.
L’UNICA CORONA SOLIDALEWORD
16 marzo 2020, di Noemi Fuscà
Dobbiamo tutte rimanere a casa. Ce lo chiede lo Stato, il nostro Stato, lo chiede per i deboli, lo chiede per il nostro futuro.