3 settembre 2020. Una ventina di persone immigrate si sono arrampicate sul tetto del “centro d’accoglienza” Villa Sikania a Siculiana (Agrigento). Stanno protestando perché vogliano andare via dalla struttura dopo essere stati sottoposti a tampone da oltre un mese. A presidiare la struttura ci sono, come sempre, l’Esercito e le forze dell’ordine. La polizia intanto è riuscita a recuperare due dei migranti che si erano allontanati nei giorni precedenti. Nella struttura, intanto, da dove altri non sarebbero riusciti ad allontanarsi – proprio per il massiccio dispiegamento di forze dell’ordine – si è innescata la protesta.
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Coronavirus. Colf e badanti sono state lasciate sole nell’epidemia
Fino a poco tempo fa María Victoria usciva di casa al mattino con sette mazzi di chiavi nella borsa, il suo e quelli di altri sei appartamenti a Roma. Sette giorni su sette andava da una signora fino a pranzo, poi prendeva autobus, metropolitane o tram, e raggiungeva le altre case. Qualcuna era a San Lorenzo, vicino alla stazione Termini, e qualcun’altra tra San Pietro e il Gianicolo, dall’altra parte della città. In ognuna faceva le pulizie, metteva in ordine e stirava se ce n’era bisogno. Tutto questo fino a che l’epidemia di coronavirus non è peggiorata e il governo ha approvato una serie di provvedimenti per limitare gli spostamenti, vietare gli assembramenti e chiudere ogni attività non necessaria. Le persone si sono chiuse in casa, le strade si sono svuotate e lei è rimasta senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e senza l’anonimato della folla che le permetteva di evitare di essere fermata e trovata senza documenti per restare in Italia.
Sono tante le persone nella sua situazione.