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Pio Albergo Trivulzio: mentre gli anziani morivano i dirigenti incassavano premi per mezzo milione

14 aprile 2020

Alla fine di marzo il Pio Albergo Trivulzio vive giorni difficili. Al suo interno ci sono decine di malati di coronavirus tra pazienti e operatori sanitari. Si fa molta fatica a reperire sul mercato i dispositivi di sicurezza, anche perché acquistati con ritardo. E in molti muoiono nella struttura. In quelle ore, però, l’area tecnico-amministrativa ha un altro impegno: distribuire premi per 580 mila euro alla dirigenza medica e amministrativa.

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Coronavirus. Dietro il disastro in Piemonte anche una vecchia conoscenza dei notav: il PM Rinaudo

13 aprile 2020

In Piemonte, dopo qualche settimana di contagi relativamente più bassi rispetto alle aree del nord-est, l’epidemia sta esplodendo e seguirà probabilmente molto da vicino la curva di contagio della Lombardia. Venerdi, per la prima volta, il numero di decessi registrati in 24 ore ha segnato cifra doppia, arrivando a 104, senza che nei giorni successivi si vedesse un significativo miglioramento. Le terapie intensive sono tutt’ora sotto forte pressione e come altrove, ma più che altrove, il numero di malati effettivi resta ignoto visto che siamo la regione che ha eseguito meno test tra quelle del nord. D’altronde non poteva essere altrimenti. Il ceto politico sabaudo, tutto impegnato negli ultimi anni parlare di tav e del futuro radioso che ci aspetterebbe in fondo al tunnel, ha in realtà passato la maggior parte del suo tempo a spolpare la sanità piemontese a colpi di spending review e “razionalizzazioni”. L’eredità lasciata da questi signori la stiamo pagando carissima. Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 515 medici ospedalieri e 1.560 posti letto, facendo del Piemonte una delle regioni col numero di posti in terapia intensiva tra i più bassi delle regioni del nord (7.3 posti letto per 100.000 abitanti contro gli 8.9 della Lombardia, i 10 del Veneto, i 12 della Liguria e 10 dell’Emilia Romagna). A inizio epidemia c’erano solo due laboratori capaci di analizzare i tamponi diagnostici del covid19.

Per gestire questa situazione, che si presentava già catastrofica a inizio dell’epidemia, nella nostra regione è stata attivata un’Unità di crisi sulla falsariga di quanto fatto a livello nazionale. Un organismo che si trova oggi al centro di violentissime critiche da parte dell’Anaao, il solitamente molto pacato sindacato dei medici, che ha denunciato la scarsissima capacità del sistema sanitario regionale a intercettare i malati, la mancanza di tempestività e coordinamento degli interventi nonché la cronica incapacità della regione a fornire dispositivi di protezione individuale agli operatori sanitari e socio-sanitari. Inoltre, per i dottori piemontesi, la comunicazione giornaliera della situazione sanitaria regionale da parte dell’unità di crisi è opaca. In un primo comunicato, diffuso giovedi assieme al sindacato infermieri, hanno parlato un “gioco delle tre carte inqualificabile” portato avanti a favor di telecamere  “per nascondere incompetenze e lentezze”. In una seconda durissima nota, diffusa sabato, i medici si sono scagliati ancora una volta contro l’arroganza di quelli che si trovano a “dirigere da dietro una scrivania” l’emergenza corona virus in Piemonte, qualificati di generali che, dalle comode retrovie, hanno mandato il personale ospedaliero in prima linea allo sbaraglio

Grande è stata la nostra sorpresa nello scoprire che dietro una di queste scrivanie della sciagurata Unità di crisi della regione Piemonte c’è una vecchia conoscenza del movimento notav: il PM Rinaudo. Un losco personaggio dalle imbarazzanti amicizie di cui abbiamo già lungamente reso conto, noto per aver fatto parte del pool anti-valsusa che ha contribuito negli anni a infliggere centinaia di anni di carcere a decine di notav. Proprio al magistrato anti-notav è toccato il compito di difendere, in una grottesca conferenza stampa tenuta venerdi scorso, la folle decisione presa dal consiglio regionale di trasferire i pazienti di covid19 nelle RSA. All’inizio della diffusione dell’epidemia, avendo letteralmente smantellato la rete sanitaria territoriale e l’assistenza domiciliare a forza di tagli, la Regione ha dovuto ripiegare su un approccio esclusivamente ospedaliero che ha moltiplicato i contagi. Accortisi del disastro e con gli ospedali che iniziavano a saturare, a metà marzo è stata presa la decisione di far ritornare i malati più fragili, gli anziani, nelle case di riposo. Grazie a questa brillante mossa, che la giunta Cirio ha poi inizialmente cercato goffamente di nascondere, abbiamo anche in Piemonte tanti casi Trivulzio. Il numero di morti nelle case di riposo è arrivato ad almeno 450 e le RSA di sono letteralmente “trasformate in obitori” come ha di nuovo denunciato il sindacato dei medici.

Insomma, invece di avere dei virologi attenti e con risorse adeguate, capaci di stilare protocolli rapidi ed efficaci, abbiamo una banda di dilettanti allo sbaraglio tra cui spicca un miracolato che ha fatto carriera sulle spalle dei notav. Un “sistema Piemonte” compatto nel suo criminale pressapochismo, drogato di marketing confindustriale da due soldi, zeppo di baroni universitari e professionisti con le conoscenze giuste che sta facendo danni incalcolabili nella nostra regione, causando morti che potevano probabilmente essere evitate con un approccio più attento e circostanziato. Speriamo se ne ricordino tutti i piemontesi, a emergenza finita. Bisognerà pur fare i conti, presto o tardi, con chi ci ha portato nel disastro in cui ci troviamo oggi.

FONTE: https://www.notav.info/senza-categoria/coronavirus-dietro-il-disastro-in-piemonte-anche-una-vecchia-conoscenza-dei-notav-il-pm-rinaudo/


Il disastro coronavirus in Lombardia era già scritto in un audit del 2010, mai applicato

6 aprile 2020

Un piano che si era già dimostrato ampiamente inefficiente e che non è mai stato “sanato”. Oltretutto basato su un architrave non più esistente, a seguito di una riforma strutturale del sistema sanitario regionale che ha smantellato le Asl e il ruolo dei medici di famiglia (cioè la medicina di prossimità) a favore della centralità degli ospedali.
È l’arma che Regione Lombardia teneva nel cassetto, pronta a sfoderare in caso di pandemia. Una pistola a salve che infatti ha fatto cilecca quando è esploso il Covid-19.

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Il Veneto sta affrontando l’emergenza Covid-19 in modo omertoso.

2 aprile 2020

Ad oggi nel Veneto la politica regionale sta balbettando sull’opportunità o meno di far fare il tampone a tutti gli operatori e ospiti delle case di riposo e Ipab della Regione Veneto.

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Stato di agitazione del settore socio-sanitario

Uno sguardo sul reparto sanità con Alessandro (cub-sanità), per capire le richieste dei lavoratori socio-sanitari in prima fila nella lotta al covid-19. La retorica degli “eroi nazionali” si infrange con le solite condizioni contrattuali di precariato e sfruttamento, in cui vengono negate agli stessi operatori le condizioni minime di prevenzione.
Per ascoltare il contributo: https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/bosn3.png

qui il comunicato dei Cub-sanità: 2020-03-23 comunicato proclamazione

Leggi da Cub sanità.

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Cub Sanità: Apertura stato di agitazione del personale nel settore socio-saniatario-educativo-assistenziale della Lombardia

26 marzo 2020

Residenze per Anziani e Disabili, soggetti portatori di patologie psichiatriche e Assistenza Domiciliare, che operano a vario titolo sul territorio Regionale su temi inerenti la situazione determinatasi con il virus Covid-19.

foto archivio CUB

Spett.le
Ill.mo Prefetto di Milano
protocollo.prefmi@pec.interno.it

e Regione Lombardia
Presidente Dott. Attilio Fontana
presidenza@pec.regione.lombardia.it

e Assessore Dott. Giulio Gallera
welfare@pec.regione.lombardia.it

OGGETTO: apertura stato di agitazione del personale nel Settore socio-saniatario-educativo-assistenziale: Residenze per Anziani e Disabili, soggetti portatori di patologie psichiatriche e Assistenza Domiciliare, che operano a vario titolo sul territorio Regionale su temi inerenti la situazione determinatasi con il virus Covid-19

Con la presente, in ottemperanza dell’Art. 2 c. 2 Legge 146/1990 e s.m.i., si effettua la richiesta di conciliazione in relazione alle gravi problematiche inerenti la gestione dell’Emergenza Coronavirus sul territorio e si proclama lo stato di agitazione del personale dei Servizi in oggetto sull’intero territorio regionale lombardo.

Riceviamo infatti da settimane numerose segnalazioni dei lavoratori del settore (medici, infermieri, operatori socio-sanitari) e ci riferiscono di una situazione già gravissima in termini di contagi e di decessi, termini che sono di una gravità tale da costringerci a ignorare, se necessario, ogni limitazione al diritto e alla facoltà di sciopero e dobbiamo perciò rappresentarVi la richiesta di interventi immediati a tutela di salute e sicurezza di lavoratrici e lavoratori e per l’incolumità pubblica e dell’utenza dei servizi e della collettività tutta.
La situazione sarà a breve “drammatica” perché nelle RSA e RSD e altre similari, in cui già mancavano i dpi utili a eventuale prevenzione, oggi mancano quelli da utilizzarsi nella fase di presenza Virus certa e conclamata.
In questi settori necessita sia attuata una importante prevenzione attraverso norme igieniche e di utilizzo dei DPI in cui sia lavoratori che pazienti siano messi in sicurezza poiché è ormai palese che anche gli asintomatici sono veicolo attivo del virus. Per questo i lavoratori devono avere cuffia, occhiali/visiera protettiva, mascherina filtrante facciale con sopra mascherina chirurgica, camice monouso idrorepellente, guanti, calzari.
Mentre i pazienti devono indossare per lo meno mascherine chirurgiche. Non è possibile aspettare di intervenire alla comparsa dei sintomi. E’ una strategia fallimentare che compromette la salute e la vita stessa di lavoratori e pazienti. Inoltre è essenziale che i lavoratori siano adeguatamente informati e formati per poter affrontare questa emergenza.
Sempre in tema di prevenzione rivendichiamo il diritto che venga effettuato il tampone a tutti i lavoratori, oltre che a tutti i pazienti.

Siamo a chiedere infine che nelle norme ed i Decreti prossimi a venire o a integrazione dei passati, sia scritto a chiare lettere che i medesimi riguardano anche il Settore del Socio-sanitario-educativo-assistenziale o ci sia una nota a parte, poiché se ogni riferimento resta “generico” al solo Settore Sanitario, le Aziende Socio-assistenziali-educativo-sanitarie, non riconoscendosi come Soggetto Sanitario, non si adeguano alle norme emanate, in danno a lavoratori e Utenti.

Per quanto sopra CUB Sanità avvia lo STATO DI AGITAZIONE, e CHIEDE L’IMMEDIATA CONCILIAZIONE nei tempi previsti dalla Legge, quale strumento per evitare la proclamazione dell’astensione dal lavoro,
Rimaniamo a disposizione per contatti urgenti Distinti Saluti

Per contatti:
Paolo Bellavita
3707054545
paolo.bellavita@cub.it

Cub Sanità Italiana
Confederazione Unitaria di Base
Milano V.le Lombardia 20 – tel 0270631804 – fax. 0270602409
www.cub.it – mail: sanitamilano@cub.it – pec: sanita-cub@postecert.it

 

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FONTE: https://www.cub.it/index.php/servizi/documenti-caf/97-organizzazioni-cub/cub-sanita/13631-cub-sanita-apertura-stato-di-agitazione-del-personale-nel-settore-socio-saniatario-educativo-assistenziale-della-lombardia