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Covid19 – Nessuna da sola! Solidarietà immediata alle lavoratrici sessuali più colpite dall’emergenza

Covid19 - Nessuna da sola! Solidarietà immediata alle lavoratrici sessuali più colpite dall'emergenza

La pandemia COVID-19 sta influendo drammaticamente sulle vite di chi fa lavoro sessuale.

La maggior parte delle e dei sex worker non è in grado di accedere alle prestazioni sociali istituite come misure di emergenza dal Governo. È un momento di disperazione e di paura: molte delle giovani sex worker donne e persone trans sono migranti, sole e senza una rete familiare a cui far riferimento; molte altre sono madri e con il loro lavoro sostengono tutta la famiglia.

In queste settimane e sempre di più nelle prossime, l’emergenza che stiamo vivendo sta spingendo sull’orlo del baratro molte/i di loro, dando origine a situazioni di disagio e povertà sempre più gravi. E sarà sempre peggio. Vi sono persone dedite ad attività di prostituzione in forma libera, concordata o costretta, già in condizioni di vulnerabilità umana e sociale, e che oggi rischiano di precipitare in condizioni di povertà estrema. Condizioni di necessità che potrebbero costringerle a lavorare, violando le regole, esponendosi alle relative conseguenze penali e ai rischi per la propria salute e quella collettiva.

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Mutualismo e lavoro sessuale

Condizioni del lavoro sessuale in pandemia

La pandemia #COVID19 sta influendo drammaticamente sulle vite di chi fa lavoro sessuale. La maggior parte delle e dei #sexworker non è in grado di accedere alle prestazioni sociali istituite come misure di emergenza dal Governo. È un momento di disperazione e di paura: molte delle giovani sex worker donne e persone trans sono migranti, sole e senza una rete familiare a cui far riferimento; molte altre sono madri e con il loro lavoro sostengono tutta la famiglia.

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Coronavirus a Napoli, la rabbia delle trans: «Siamo alla fame, scendiamo in piazza»

6 aprile 2020. Sex worker, una categoria per la quale neanche il Covid-19 è riuscito a mettere in quarantena i pregiudizi. In prevalenza donne e trans che «non possono accedere alle prestazioni sociali istituite come misure di emergenza dal Governo dopo il Dpcm Io resto a casa, abbandonate dalla politica e senza tutele per il mancato riconoscimento della professione di lavoratrice sessuale e sull’orlo del baratro di una povertà estrema».

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