Non siamo appassionati di anniversari e ricorrenze, ma l’anno appena trascorso ha lasciato dietro di sé una lunga scia di morti uccisi dallo Stato e, per questo, ci ha lasciato anche alcune certezze.
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CPR di Gradisca: la lotta dei reclusi tra autolesionismo e accenni di rivolta
16 settembre 2020
Gradisca. La scorsa domenica una biciclettata solidale ha percorso le vie di Gradisca e Sagrado con cartelli, slogan, e brevi soste per interventi informativi.
Nel CPR isontino, riaperto lo scorso novembre, dopo sei anni di chiusura decretata dalle rivolte che avevano distrutto la struttura, ci sono stati due morti, diversi feriti, numerosi atti di autolesionismo e diversi accenni di rivolta. Durante il lockdown, nonostante fosse impossibile attuare espulsioni, le porte hanno continuato ad aprirsi per rinchiudervi le vite di persone pescate senza documenti.
I Centri per il rimpatrio, senza rimpatrio
La detenzione dei migranti era necessitata dalla scusa di dover di procedere alle espulsioni. Ma ora che le deportazioni sono ferme, questi luoghi ci ricordano sempre più che l’eccezione non è mai avulsa da quello che le sta attorno.
Nel Cpr di Gradisca c’è il Coronavirus: i positivi sono in cella coi negativi
Oggi, 24 aprile, da dentro il CPR di Gradisca ci fanno sapere che ci sono almeno cinque persone positive al Coronavirus. Queste persone sono rinchiuse nelle celle comuni, con altri detenuti. Alcune di queste persone sono state deportate dalla Lombardia, in piena emergenza Coronavirus. La Regione Friuli-Venezia Giulia dichiara che ci sono tre persone positive in isolamento: questo è falso. Abbiamo ricevuto fotografie che testimoniano chiaramente che le persone infette sono a contatto con gli altri reclusi: la fotografia allegata è l’esito del tampone di un ragazzo che vive in una cella con un compagno negativo. Le persone positive hanno portato i materassi fuori dalle celle, per dormire nelle gabbie all’aperto e non infettare i propri compagni.