9 maggio 2020, da Kamo Modena
Militanti, untori
1. Partiamo da un’evidenza. La pandemia di Covid19 ha cambiato la fase. Ha sparpagliato le carte in gioco a livello complessivo, ci troviamo di fronte a un quadro mutato. Non nelle sue strutture portanti, certo, ma a livello dei suoi intimi processi e contraddizioni. Processi già da lungo avviati si sono visti accelerare inesorabilmente, contraddizioni aperte in tempi non sospetti si sono viste acuire. Nella trama complessiva dei rapporti economici, politici, sociali; non solo nello scontro tra classi, ma dentro le stesse classi; non solo nella competizione tra diversi blocchi sovranazionali di interessi capitalistici, ma all’interno di essi. In qualche modo, rispetto al mondo di prima, le condizioni di quello di oggi si sono potenzialmente avvicinate di un “passettino” a un punto di rottura. A sparpagliare le carte, d’altronde, il banco può saltare. Ma come? È l’interesse strategico dei militanti: la ricerca, la preparazione, l’assunzione soggettiva di questa possibilità di rottura. Esprimerne tatticamente la sua attualità, alle condizioni date. Praticarne rigidamente la prospettiva, dentro la tendenza. Strappare la rottura al piano inclinato dell’innovazione capitalistica, per ribaltarla in rottura autonoma, di parte. Trasformarla, quindi, in rivoluzione.