Di fronte alla risalita della curva dei contagi da Covid, governo ed enti locali come al solito mettono nel mirino i comportamenti individuali, di volta in volta indicando questa attività o quell’altra abitudine come pericolose perchè gravide di mettere in pericolo la salute di tutti. Così, con la giustificazione di questa “seconda ondata”, fioccano nuovi Dpcm, decreti e ordinanze con le quali si mira a vietare o a ridurre, a tappe sempre più serrate, le occasioni di socialità con gli amici, gli sport dilettantistici, lo svago all’aria aperta, le cenette a casa se non con chi non è strettamente convivente (con il sottinteso dell’invito alla delazione da parte del vicino di casa). Tutti più o meno considerati “assembramenti”. Intanto però…
Intanto però per recarsi al lavoro ci si deve sobbarcare viaggi in autobus o treni stipati come sardine, perché sul lavoro ci si deve andare per far girare l’economia naturalmente! O meglio sarebbe se dicessimo che bisogna continuare a lavorare, anche in mancanza di sicurezza, per continuare ad arricchire lorsignori, i padroni!
Dopo la fine del primo lockdown non è stato fatto nulla: non si sono predisposti nuovi mezzi pubblici (magari gratuiti!), non si è pensato di contingentare le entrate a scuola e sul lavoro, e nemmeno nel campo più importante – la salute – nulla è cambiato. I posti letto e le terapie intensive sono state aumentate col contagoccie, agli ospedali pubblici sono arrivate le briciole mentre la sanità privata si è arricchita a dismisura con la crisi sanitaria e lo stato d’emergenza.
Già nel 2018, in occasione della semplice influenza stagionale, i titoli sui giornali titolavano: “Milano, terapie intensive al collasso per l’influenza: già 48 malati gravi molte operazioni rinviate”.
“Difficoltà ad accogliere nuovi pazienti, prenotazioni sospese per i posti letto delle rianimazioni destinati ad accogliere i malati dopo le operazioni, turni straordinari (gratis) per medici e infermieri richiamati dalle ferie” [Pubblichiamo di seguito l’articolo per confrontarlo con la situazione odierna].
Oggi, anche dopo la prima ondata di Covid, non è cambiato nulla rispetto a quella narrazione.
Ci sono responsabilità che portano il peso di quanto è successo, di quanto sta succedendo e di quanto succederà. Responsabilità politiche che andrebbero pagate sulla pubblica piazza, se solo ci fosse un vero movimento rivoluzionario degno di questo nome.
“Anticorpi”
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Milano, terapie intensive al collasso per l’influenza: già 48 malati gravi, molte operazioni rinviate
10 gennaio 2018
Numeri record. Le complicazioni dell’influenza, soprattutto le polmoniti, mandano in crisi le rianimazioni: 48 i casi di malati gravi ricoverati da Natale a oggi nelle terapie intensive di Policlinico, San Raffaele, San Gerardo di Monza e San Matteo di Pavia, gli ospedali di riferimento in Lombardia per l’uso dell’Ecmo, il macchinario che si sostituisce ai polmoni. I problemi si accavallano: difficoltà ad accogliere nuovi pazienti, rinvio degli interventi chirurgici programmati e prenotazioni sospese per i posti letto delle rianimazioni destinati ad accogliere i malati dopo le operazioni, turni straordinari (gratis) per medici e infermieri richiamati dalle ferie. Una situazione grave che spinge i medici a chiedere l’aiuto dell’assessorato alla Sanità guidato da Giulio Gallera e a rammaricarsi per la scelta fatta dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin di non stanziare più fondi per la rete italiana dell’Ecmo (finiti i 20 milioni di euro finanziati nel 2009 dall’allora ministro Ferruccio Fazio).
Giuseppe Foti, alla guida dell’Emergenza Urgenza del San Gerardo di Monza, fa i conti: «Tre pazienti ricoverati fino al 22 dicembre, 6 dal 22 al 31 dicembre, 8 dal primo gennaio a oggi. Il problema è grave. Da questa settimana siamo costretti a sospendere le prenotazioni dei letti in terapia intensiva per i pazienti chirurgici con interventi programmati». Federico Pappalardo, responsabile della terapia intensiva del San Raffaele, ammette: «Oggi salteranno altre operazioni non urgenti». Giacomo Grasselli, responsabile medico della rianimazione del Policlinico, è nella stessa situazione: «Il rischio di rinvio degli interventi chirurgici elettivi per pazienti che necessitano di assistenza postoperatoria in terapia intensiva è un problema all’ordine del giorno». Giorgio Antonio Iotti, a capo della Medicina intensiva del San Matteo di Pavia, allarga le braccia: «I pazienti con polmonite grave e complicazioni importanti determinate dal virus dell’influenza stanno occupando ben un quarto dei nostri 21 posti letto».
Per superare il problema, secondo i medici, è urgente l’intervento di Regione Lombardia: il Pirellone è chiamato in causa perché oggi è venuto a mancare un coordinamento riconosciuto, anche economicamente, del lavoro dei quattro ospedali. Alberto Zangrillo, direttore del dipartimento di Emergenza Urgenza del San Raffaele, attacca: «La verità è che il ministro Lorenzin non si è preoccupata a livello nazionale di rifinanziare il progetto, mettendo in difficoltà soprattutto la Lombardia, regione sulla quale per l’alto livello dei centri si scarica il lavoro anche delle altre regioni». Grasselli insiste: «La centralizzazione dei malati che necessitano dell’Ecmo consente letteralmente di salvare la vita a pazienti che altrimenti morirebbero». E il pensiero dei dottori, riuniti lunedì al Policlinico per esaminare il da farsi, va alla neomamma che ha rischiato la vita due giorni dopo il parto, ai primi di gennaio, per una gravissima insufficienza respiratoria seguita all’influenza e ora in buone condizioni grazie all’Ecmo. Lo stesso è successo a una bimba, che si è pesantemente aggravata in seguito a febbre e tosse. Anche per lei si è temuto il peggio: «Ma il nostro intervento con la macchina che si sostituisce ai polmoni l’ha salvata». Un grande impegno, una fatica immane, che adesso fanno chiedere un riconoscimento alle istituzioni. Per salvare altre vite.
Intanto si allarga l’emergenza sangue, a causa del virus influenzale che impedisce a molti donatori di recarsi nei centri di raccolta. Dopo l’appello del Policlinico, il virologo Roberto Burioni segnala difficoltà anche al San Raffaele, con operazioni chirurgiche sospese per la carenza di sangue. E invita i cittadini a dare il proprio contributo.