Finte assunzioni per intascare la cassa integrazione Covid, tremila aziende nel mirino dell’Inps.

26 agosto 2020. Sarebbero oltre tremila le aziende italiane i cui dipendenti avrebbero ricevuto indebitamente la cassa integrazione da crisi Covid. Lo rivela il sito Huffpost. Secondo l’inchiesta di fine luglio, che prende in considerazione la cig varata per contrastare gli effetti della crisi da Covid da aprile a giugno, le 3075 aziende nel mirino degli ispettori Inps avrebbero attuato assunzioni fittizie prima del 17 marzo di quest’anno, quando scattò il decreto Cura Italia. Nel mazzo ci sarebbero anche imprese costituite ad hoc per poter dare un appannaggio a parenti e amici.

29 luglio 2020. Dipendenti formalmente in cig per il Covid, ma lavoravano in sede o in smart working. Nel decreto agosto quelle che hanno avuto un calo del fatturato sotto il 20% pagheranno se vorranno la cassa

C’è un dato che è la cartina al tornasole di un malcostume, di un comportamento abusivo perpetrato per mesi ai danni dello Stato. E quindi degli italiani. Nel bel mezzo della pandemia. Il dato è quello rivelato nel corso di un’audizione in Parlamento da Giuseppe Pisauro, presidente di quell’Ufficio parlamentare di bilancio che vigila sulla finanza pubblica: “Oltre un quarto delle ore” di cassa integrazione Covid ”è stato tirato da imprese che non hanno subito alcuna riduzione di fatturato”. Già il fatto che un’impresa abbia mantenuto lo stesso fatturato a fronte di lavoratori rimasti a casa fa affiorare qualche sospetto, ma è scavando nel dato che emerge uno scenario ancora più oscuro: i dipendenti erano formalmente in cassa, pagata dallo Stato, ma in realtà lavoravano, in azienda o in smart working. E così le imprese furbette hanno trasformato il costo per quei dipendenti, cioè i loro stipendi, in profitto.

I dati

Partiamo dal dato di Pisauro. Per arrivare a questo dato, l’Ufficio parlamentare di bilancio prende come riferimento quelli più dettagliati di un monitoraggio fatto dall’Inps e quelli di un check dell’Agenzia delle Entrate sulla fatturazione elettronica. Il periodo di riferimento è il primo semestre del 2020 (la cassa per l’emergenza Covid è scattata dal 23 febbraio) messo a confronto con lo stesso periodo del 2019. Incrociando questi dati esce fuori che un terzo delle ore di cassa integrazione è stato utilizzato da imprese che hanno avuto perdite di fatturato superiori al 40 per cento. E fin qui nulla di anomalo dato che il fatturato è calato a fronte di dipendenti in cassa integrazione. Ma oltre un quarto delle ore è stato tirato, quindi usufruito, da imprese che non hanno subito alcuna riduzione di fatturato.

Così sono lievitati i profitti di 234mila imprese furbette 

I dati dettagliati, di cui Huffpost è venuto a conoscenza, dicono che il numero delle aziende furbette che hanno usato la cassa integrazione Covid pagata dallo Stato e che però non hanno subito alcun calo del fatturato sono 234mila. Meglio: 234mila ci hanno provato perché questo numero si riferisce a quello delle aziende che hanno ricevuto l’autorizzazione a usare la cassa dall’Inps. Non tutte sono andate fino in fondo, ma il numero cambia di poco. E la percentuale di nulla. In 188mila, infatti, hanno usufruito di queste ore. Sono andate fino in fondo. Per fare cosa?

Il meccanismo ha funzionato grosso modo così. Prendiamo come esempio un’impresa con dieci dipendenti. C’è il coronavirus, quindi il lockdown. L’impresa dice allo Stato che ha bisogno di mettere i dipendenti in cassa. Lo Stato, attraverso l’Inps, paga la cassa integrazione a questi dipendenti. Però questi dipendenti continuano ad andare in sede o a lavorare in smart working da casa. E il fatturato così rimane uguale. Solo che questo fatturato genera un profitto, che prima non c’era. In poche parole: il fatturato è rimasto uguale, ma è un fatturato ottenuto con i dipendenti pagati dallo Stato. Ecco allora che il costo di quei lavoratori, cioè i loro stipendi, ovviamente a carico dell’impresa, sono diventati profitto per l’impresa stessa.

Lo schema del Governo per una cassa integrazione più selettiva

Questo e altri fenomeni hanno messo un’ipoteca su una considerazione che il Governo ha già in mente da settimane: la cassa integrazione è servita per tenere a galla il mondo del lavoro, ma molte imprese non ne avevano bisogno. E perciò si cambia. Anche perché la cassa Covid, pagata dallo Stato, può diventare un alibi per non far ritornare i dipendenti a lavoro, a stipendio pieno, e così è l’intero ciclo produttivo viaggia sempre a singhiozzo.

Lo schema per disincentivare il ricorso alla cassa integrazione sarà contenuto nel decreto agosto. Solo chi ha avuto un calo del fatturato pari o superiore al 20% nel primo semestre di quest’anno rispetto a quello del 2019 potrà accedere alla cassa Covid alle condizioni attuali. La cassa continuerà a pagarla lo Stato. Le imprese che hanno avuto invece un calo contenuto, sotto il 20%, se vorranno ricorrere ancora alla cassa dovranno pagarne una parte. In alternativa potranno ottenere una decontribuzione al 100% per quattro mesi: niente più contributi versati all’Inps.

FONTE: https://www.huffingtonpost.it/entry/le-aziende-furbette-della-cassa-integrazione-234mila-hanno-fatto-profitti-ai-danni-dello-stato_it_5f2060cac5b638cfec4adcdb

 


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