Percezioni dal Nord Est

Cagliari, la Polizia protesta dinanzi alla Questura: basta ...

In questo periodo estivo il clima sociale a queste latitudini è generalmente pacifico. Ma quest’estate 2020 è tutt’altro che serena, anche se non nel senso che desidereremmo: la questione dell’immigrazione sta rendendo il dibattito politico alquanto esacerbato e la risposta dello Stato si sta facendo gradatamente più repressiva.

Qualche giorno fa Casapound ha interrotto il consiglio comunale a Trieste lamentandosi per la gestione troppo “morbida” delle persone che cercano di attraversare il confine con la Slovenia, fatto che si inserisce in modo purtroppo preciso con la generale aria che tira (stesse cose le diceva il PD un anno fa). I fascisti di Casapound hanno buon gioco a sollevare il problema contro le persone più deboli, sfiancate dal viaggio, facilmente riconoscibili per l’aspetto fisico, e spesso tacciate come persone che possono trasmettere il virus, visto che, secondo la classe politica e reazionaria, possono muoversi “liberamente” su e giù per l’Italia “senza controllo”. Quest’ultimo aspetto poi è tra le accuse più vomitevoli che si possono fare verso queste persone. Equiparare il loro “viaggio” a quello di un turista italiano che si reca nelle mete turistiche più in voga, è decisamente un insulto; come se dormire in mezzo al fango ed essere braccati dalle polizie di mezza Europa fosse un divertimento o una scelta libera.

Blitz di Casapound a Trieste in Consiglio Regionale - la ...

Probabilmente i fascisti stanno provando a soffiare su un fuoco che gli stessi giornali alimentano pubblicando le lamentele dei bravi cittadini triestini riguardo, per esempio, alla presenza di persone di colore che vanno al mare a prendere ‒ anche loro ‒ un minimo di refrigerio dal caldo, ma che non si sposano bene con la classica cartolina estiva dei triestini al mare a Barcola. Loro – i fascisti – sanno come e quando aizzare gli spiriti più beceri e razzisti, sanno come cavalcare la storia di questa città di confine che non impara mai dalle macerie delle proprie tragedie. Le guerre, la fame, i conflitti razziali, politici, il costante odio per il diverso non hanno negli anni fatto comprendere quali sono le basi su cui si fonda questo sistema sociale e chi sono i responsabili che ne beneficiano.

La successiva risposta repressiva contro Casapound con perquisizioni e con la sospensione dal lavoro del loro capetto locale Clun, ed il dipingere questa interruzione del consiglio comunale come atto di squadrismo, è al quanto fuorviante. Se ci fossero stati degli operai, dei compagni, delle persone in lotta contro qualche politica repressiva da parte delle giunta locale, che toni si sarebbero usati? È squadrismo protestare contro la classe politica? Noi non difendiamo l’azione di Casapound ovviamente, perché i loro fini, intenti e discorsi sono ben lontani dai nostri, ma definire certe pratiche in questo modo porta alla confusione, perché tra il lottare e il compiere atti squadristi ne passa di acqua sotto i ponti, perché in molti potrebbero commettere azioni ben più dure contro la classe politica in generale, semplicemente per il fatto di essere incazzate per come vanno le cose e per quello che sta accadendo.

Ma non possiamo fermarci qui. Le sparate dei vari leghisti ed ex dirigenti della protezione civile di Grado si intersecano con la politica di Roma sulla gestione migranti. Anche se la Lega non ha più il controllo di alcuni ministeri, essa ha il suo massimo dirigente alla Presidenza della regione del Friuli Venezia Giulia, il quale prosegue con le stesse politiche del suo capogruppo Salvini, ed inoltre non c’è molta differenza tra la politica del governo precedente e quella attuale su come per loro va gestito l’arrivo delle persone. Il clima d’odio creato nel tempo da parte di una classe politica apertamente razzista si fonde con il tacito assenso di quella cosiddetta di sinistra che perpetua il razzismo democratico, e questo clima si fa sentire in modo forte tuttora, anzi ora lo si può utilizzare per spostare i problemi post Fase1 contro gli ultimi che poco c’entrano con i problemi delle persone abitanti in Italia.

Allo stesso tempo, il Ministro degli Esteri Di Maio cerca di fare nuovi accordi con la Libia per fermare i migranti. Chiede la ricollocazione di questi e sollecita i paesi europei che firmarono i trattati a mantenere la parola data, auspicando un nuovo ciclo di deportazioni.

Nei CPR continuano le violenze contro le persone detenute ‒ se non muoiono come Orgest Turia ‒, che vengono rese innocue tramite un trattamento che chiamarlo disumano è dir poco. Ma quello che non può sfuggire ad occhio attento, è che sull’altopiano carsico la presenza militare è sempre più penetrante. Il 5 agosto alcuni elicotteri – presumibilmente Augusta – sorvolavano il confine forse per un’esercitazione, ma di questi tempi non si capisce dove finisca l’esercitazione e inizi il controllo. Attorno alla caserma di Opicina ed al suo Commissariato – famoso per la morte di Alina Bovar donna ucraina “impiccatasi” ad un calorifero – c’è un gran via vai di mimetiche e pattuglie. In più si prevederà la presenza di droni, la chiusura dei valichi secondari e così via. Ovvio che questo approccio può essere solo propedeutico alla propaganda di Stato per calmare gli attacchi leghisti e la pressione della società più reazionaria, ma questa specie di fisarmonica nel gestire la situazione sta creando una assuefazione alla presenza in divisa dalle persone che abitano attorno al confine.

I giornali locali si scandalizzano dello sgombero violento del campo profughi bosniaco a Velika Kladuša avvenuto il 4 agosto, ma allo stesso tempo tacciono sulle violenze poliziesche nel CPR di Gradisca. Oppure se la notizia è troppo “clamorosa”, ovviamente l’approccio è di tutela dell’operato delle forze dell’ordine e di chi gestisce la struttura, o di chi ha la responsabilità sanitaria, tacendo su come questa venga gestita dal di dentro. Non si indaga mai sulle responsabilità croniche delle autorità oppure sulle storie delle persone recluse, aspetti questi che aiuterebbero a comprendere meglio perché le persone dentro quei luoghi si ribellano.

Allo stesso tempo, se delle persone bianche ed italiane vengono prese di mira nei boschi sul confine con i fucili da parte dei militari sloveni, ecco che il caso diventa problema della Farnesina, ma se invece si tratta “solo” di persone di colore in fuga dalle atrocità più inenarrabili, allora il problema diventa questione repressiva, da gestire con la forza, e senza un briciolo di umanità.

Quello che avviene qui, da questa parte del confine, viene continuamente mitigato nei toni per non impensierire i residenti italiani; certo è che la se la violenza sui confini di Croazia e Bosnia è prettamente fisica, qui in Italia, che è un paese “civile”, ci pensa la burocrazia a mettere una patina opaca sulla violenza che non sempre è esplicitamente fisica.

È vero, molte persone stanno arrivando, lo Stato fatica ‒ per come lui vuole intendere la gestione umanitaria ‒ ad “accogliere” tutte queste persone. L’unico modo che conosce è ovviamente quello di rinchiudere e controllare, e la scusa della propagazione del virus lo rinforza in questo suo modus operandi, anche perché nello stesso modo ha gestito noi italiani durante la Fase1, la Fase2 e a tutt’oggi. E in modo analogo ci gestirà in futuro in qualsiasi crisi, poco importa se sarà sanitaria, economica o sociale.

La presenza dell’esercito, della polizia, della tecnologia, la caciara mediatica sullo scontro politico, il pungolare reazionario dei fascisti, fanno parte di una zuppa che ben conosciamo e che è propedeutica a creare un clima di guerra civile, di attesa di un conflitto armato che ricorda tempi passati, anche se non così addietro da non poterlo ricordare comprendere. In più non è detto che si materializzi. Non siamo catastrofisti di natura, ma quello che percepiamo, sono segnali che nelle zone dove c’è più tensione si possono cogliere alcune linee guida di chi ci governa e controlla la vita. Percepiamo anche che i cittadini italiani da una parte non sono interessati alla sorte delle persone che per i più contano poco o nulla, se non quando devono farli lavorare a due-tre euro l’ora in qualche campo o fabbrica, dall’altra chiedono allo Stato di risolvere questa presenza “fastidiosa”, poco importa che venga gestita in modo brutale. Chi invoca lo spargimento di sangue per risolvere il “problema migranti” si sente attaccato in modo mediatico con finti scandali democratici, ma in realtà queste esternazioni avvengono perché non hanno un peso specifico concreto di una risposta che non sia istituzionale e mediatica. Se così non fosse ci penserebbero di più ad esternare certi concetti, le conseguenze delle loro parole non hanno peso.

La questione del controllo, del flusso delle persone, delle guerre con annessi campi profughi, con la relativa fuga da essi ‒ come avverrà in Libano dopo i recenti fatti ‒ è semplicemente un dato di fatto. Tutti cercano un po’ di pace dopo aver vissuto in luoghi martoriati dalle guerre, lo hanno fatto i nostri nonni settanti anni fa, lo fanno ora loro, fino a che non occorrerà più scappare perché piovono bombe o perché manca l’acqua da bere o per coltivare, o semplicemente perché si vuole provare a cambiare le proprie condizioni di vita. Cause che derivano da politiche ben precise degli Stati interessati.

FONTE: https://romperelerighe.noblogs.org/post/2020/08/13/percezioni-da-nord-est/


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