Questa settimana il tema portante saranno le connessioni tra i fenomeni pandemici e la più generale crisi ecologica che riguarda prepotentemente questo inizio di millennio. E tra la crisi economica e la crisi ecologica.
Lo faremo attraverso due interviste… Diciamo subito che la prima intervista è del 2017, quando “Big Farms make Big Flu” [del biologo Robert Wallace] è uscito negli Usa.
Il libro non parla quindi di coronavirus, ma le risonanze sono ovviamente fortissime, e non è ancora tradotto in italiano. Abbiamo scelto questo estratto perché ci sembra che connetta brevemente tutti i piani del discorso: la penetrazione antropica sempre più profonda che mette in contatto grandi e piccoli allevamenti con luoghi che fino a poco tempo fa potevano dirsi incontaminati, serbatoi di virus insomma, la grande industria che crea il terreno perfetto perché i patogeni vincano la competizione per esistere mantenendosi comunque letali, la globalizzazione che sposta rapidamente i patogeni da una parte all’altra del mondo. Il risultato sono super patogeni che sono un’emanazione diretta dei cicli industriali, prodotti dalle condizioni stesse dell’accumulazione capitalistica.
Dentro questo tipo di ragionamento leggiamo l’intervista di Emanuele Leonardi, giovane ricercatore vicino all’approccio dell’ecologia politica, ad Andreas Malm, dove il punto fondamentale è sicuramente la fragilità dei movimenti ambientalisti di fronte alla pandemia e il dato della crisi economica come interno alla crisi ecologica e dunque il richiamo a James O’Connor, ecologo marxista ante litteram.
Infine ascolterete un piccolo estratto da un’intervista realizzata dai redattori di Radio Cane, di Milano, che prova a raccontare qualcosa di quell’esperienza contraddittoria e poco conosciuta che va avanti a Seattle da oltre un mese, nota come CHAZ, Capitol Hill Autonomo Zone.
ascolta l’audio:
https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/coronavirus_loop.gif
***