In questi mesi abbiamo avuto modo di toccare con mano l’enormità dell’apparato repressivo messo in campo dallo stato italiano. Lungi dal presentarsi come il fascismo alle porte, rientra nei parametri della crisi globale del sistema capitalistico, palesemente incapace di garantire i diritti essenziali della popolazione e schiera le forze dell’ordine per difendere il potere delle classi dominanti.
L’abbiamo visto nei titoli minatori dei giornali, che si accanivano contro i singoli mentre le produzioni rimanevano aperte favorendo il contagio; nella repressione degli scioperi, con gli operai sanzionati perchè rei di chiedere le tutele sanitarie minime sul posto di lavoro; negli arresti del 25 aprile contro chi ha cercato una celebrazione dell’antifascismo lontana da quelle vuote e fredde delle istituzioni. Lo vediamo ogni giorno, quando siamo ad ogni momento controllati, schedati, inseguiti da droni ed elicotteri.
Era ed è chiaro quanto un sistema in crisi, che annaspa nel fango delle sue insanabili contraddizioni ad ogni livello, non possa far altro che mostrare il suo volto più feroce, perchè sa di non avere più argomenti e sa che questa è l’unica carta rimasta da giocare. Oggi ne abbiamo avuto la conferma: alle prime luci dell’alba 12 compagni anarchici sono stati arrestati e fatti oggetto di accuse pesantissime, ma la vera ragione degli arresti emerge cristallina dalle dichiarazioni della questura: si è trattato di un’operazione preventiva, per impedire che (come dichiarato recentemente dal ministro Lamorgese) anche il più piccolo atto di resistenza possa rapidamente diventare un “focolaio di tensione”.
Un’ammissione che pesa come un macigno sull’agibilità democratica di questo paese e che vuole lanciare un avvertimento minaccioso: ognuno di voi, tanto più se collettivamente organizzato, è pericoloso, perché un paese ridotto in miseria è una gigantesca polveriera e la finzione dello “stato di diritto” finisce qui.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà agli arrestati e alle arrestate, con la ferma convinzione che oggi più che mai è necessario continuare la lotta.