Il nostro compito è fermare il motore (Arundhati Roy)

12 maggio 2020

La pandemia ha bloccato la macchina del capitalismo. Ma sappiamo che questo blocco è temporaneo. Sappiamo anche che le pandemie non sono certo una novità, ma questa è la prima dell’Era Digitale, dove è arrivata come un regalo agli stati autoritari. Lo dimostra, ad esempio, l’imposizione in molti stati delle applicazione di sorveglianza sanitaria. “Se prima del coronavirus ci aggiravamo da sonnambuli nello stato della sorveglianza, oggi stiamo correndo in preda al panico tra le braccia di uno stato della super-sorveglianza – scrive Arundhati Roy – in cui ci è chiesto di rinunciare a tutto… Come fermare questo motore? Questo è il nostro compito”

La pandemia del coronavirus ha portato la macchina del capitalismo a un blocco stridente. Ma questo è solo temporaneo. Mentre la razza umana è momentaneamente incarcerata, la terra ci ha dato un’indicazione della sua capacità di guarire. Persino nei nostri momenti di sofferenza e di lutto non possiamo fare a meno di trattenere il fiato per la meraviglia di fronte allo spettacolo che ha inscenato. Ma sono in corso piani per mettere fine a tutto ciò. In India, ad esempio, solo negli ultimissimi giorni, una vasta porzione di una riserva di tigri sta per essere consegnata a una riunione religiosa – il Kumbh Mela – che attira decine di milioni di pellegrini hindu. Un riserva di elefanti in Assam sta per essere delimitata da miniere di carbone e migliaia di acri di foresta himalaiana incontaminata nell’Arunachal Pradesh stanno per essere sommersi dal bacino di una nuova diga idroelettrica. Nel frattempo, tanto per non essere da meno, il presidente Donald Trump ha firmato un decreto presidenziale che consente l’attività mineraria sulla luna.

In larga misura allo stesso modo in cui il coronavirus è entrato nei corpi umani e ha amplificato patologie esistenti, è entrato in paesi e società e ha amplificato le loro infermità e patologie strutturali. Ha amplificato ingiustizia, settarismo, razzismo, caste e soprattutto disuguaglianza.

Le stesse formazioni del potere statale che sono state indifferenti alla sofferenza dei poveri e hanno in effetti operato per aumentare tale sofferenza, stanno ora dovendo affrontare il fatto che la malattia tra i poveri è un’autentica minaccia ai ricchi. A tutt’oggi non c’è alcuno scudo. Ma uno scudo apparirà presto. Forse sotto forma di un vaccino. I potenti si faranno strada a gomitate fino al rubinetto e il vecchio gioco ricomincerà di nuovo: la sopravvivenza dei più ricchi.

Per me è un mistero come le stesse formazioni del potere statale che al momento sono così esercitate riguardo al caos che sta seminando il virus, abbiano sempre sposato l’idea dell’annientamento nella loro visione del progresso e della civiltà. L’hanno sposata nella loro accumulazione di armi nucleari, chimiche e biologiche. L’hanno sposata mediante la facilità con la quale hanno imposto sanzioni economiche a paese, negando a intere popolazioni l’accesso a farmaci salvavita. L’hanno sposata accelerando la distruzione di questo pianeta, che provocherà (e in verità lo sta già facendo, ma non appare in televisione) il genere di devastazione che farà apparire il Covid-19 un gioco da bambini.

Oggi, mentre siamo tutti confinati, loro stanno muovendo i loro pezzi degli scacchi parecchio rapidamente. Il coronavirus è arrivato come un regalo agli stati autoritari. Le pandemie non sono una novità. Ma questa è la prima dell’Era Digitale. Stiamo assistendo al convergere di interessi di autoritari a livello nazionale con capitalisti dei disastri e sfruttatori dei dati internazionali. Qui in India sta tutto accadendo a ritmo serrato. Facebook ha aderito alla più vasta rete di telefonia mobile dell’India, Jio, in tal modo condividendo la sua base di quattrocento milioni di utenti di WhatsApp. Bill Gates sta riversando elogi sul primo ministro Narendra Damodardas Modi, sperando indubbiamente di ammassare profitti da qualsiasi protocollo sia lanciato. L’applicazione di sorveglianza/sanità Arogya Setu è già stata scaricata da più di sessanta milioni di persone. È già stata resa obbligatoria per i dipendenti governativi.

Se prima del coronavirus ci aggiravamo da sonnambuli nello stato della sorveglianza, oggi stiamo correndo in preda al panico tra le braccia di uno stato della super-sorveglianza in cui ci è chiesto di rinunciare a tutto – la nostra riservatezza, la nostra dignità e la nostra indipendenza – per consentirci di essere controllati e micro-gestiti. Anche una volta revocati i confinamenti, a meno di muoverci rapidamente, saremo incarcerati per sempre.

Come fermare questo motore? Questo è il nostro compito.

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FONTE: https://comune-info.net/il-nostro-compito-e-fermare-il-motore/


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